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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Hopper Dennis

• Dodge City (Stati Uniti) 17 maggio 1936, Venice (Stati Uniti) 29 maggio 2010. Attore. Regista • Cominciò frequentando l’Actor’s Studio. «’Strasberg aveva ricevuto 15 mila richieste: ma solo in tre fummo ammessi [...] stato merito di James Dean. Avevamo recitato insieme in un paio di film. Lui era straordinario. E io mi sentivo terribilmente a disagio accanto a lui. Da ragazzo avevo recitato solo in drammi di Shakespeare e quindi usavo metodi teatrali tipici dei grandi drammi. James, invece, era spontaneo e quando lo guardavo pensavo che fosse il miglior attore del mondo. Così, dopo la sua scomparsa decisi che volevo imparare una tecnica più naturale e bussai all’Actor’s studio. Fui fortunatissimo, entrai al primo colpo [...] Era un metodo molto interessante. Avevamo lezione due volte alla settimana per un totale di cinque ore. Ma nel nostro tempo libero potevamo sederci e guardare la lezione degli altri. Gli altri erano tutti grandi star come Marlon Brando o Marilyn Monroe. E lì imparavamo moltissimo [...] La cosa fondamentale sulla quale Lee insisteva sempre era che non c’era differenza tra la platea e il palcoscenico: entrambi fanno parte della stessa realtà. Un vero attore per recitare bene deve incorporare la realtà che lo circonda, gli umori del pubblico, l’atmosfera [...] La prima cosa che dovevamo imparare era rilassarci. E così Lee ci faceva sedere sul palcoscenico e ci faceva fare degli esercizi. Dovevamo sentire dove eravamo tesi, in quale parte del corpo. La tensione impedisce il fluire delle emozioni, e se non si sentono emozioni non si può recitare. Solo questo richiedeva almeno un paio d’anni di pratica. Per mesi e mesi stavamo seduti in scena e Strasberg ci faceva chiudere gli occhi e ascoltare tutto quello che ci circondava. Ci chiedeva di descrivere cosa avevamo addosso, gli odori che sentivamo, il sapore del caffè che bevevamo. Tutte le sensazioni che avvertivamo. Solo dopo aver imparato a fare questo esercizio, passavamo alla fase successiva [...] La canzone e il ballo. Ma non sto parlando di un vero e proprio cantare e ballare. La canzone che ci veniva richiesta era una sorta di melodia da intonare senza muoversi, mantendendo il contatto visivo con il pubblico. Era un momento catartico, molti attori si mettevano a piangere, altri scoppiavano a ridere. Anche la danza rappresentava un momento curioso. Strasberg ci chiedeva di saltellare sul palcoscenico come marionette impazzite [...] Le giornate trascorrevano così e un giorno ti accorgevi che recitare era diventato parte di te. Allora capivi che eri pronto per andare via. Io ci ho messo cinque anni. Da allora non mi sono più fermato» (Jacaranda Caracciolo Falck, ”L’Espresso” 13/10/2004) • «Fu allontanato per anni dai set, dopo il successo di Easy Rider passò per alcol e droga. […] ”Devo ammettere che recitare mi affascina. Girare è sempre stato più difficile. Non ho mai fatto una regia come la volevo io. Mi sento come un bambino insoddisfatto al quale fanno fare tante cose. Ma qualcuna è buona […] Il successo di Easy Rider non venne accettato in America. Quando venni premiato a Venezia, quelli dell’industria cinematografica americana mi dissero che avevo comprato il premio, non distribuirono il film negli Usa e mi chiesero di girarlo di nuovo. Non accettai [...] Dal 1971 al 1982 non feci film. Tra l’altro avevo manifestato contro la guerra del Vietnam. Ricordo che nessuno mi aiutava. Così andai a vivere a Parigi e lavorai con Coppola”» (Renzo Fegatelli, ”la Repubblica” 27/9/2002).