varie, 1 marzo 2002
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Huntington Samuel
• New York (Stati Uniti) 8 aprile 1927, Marthàs Vineyard (Stati Uniti) 24 dicembre 2008. Professore di relazioni internazionali all’università di Harward, direttore del John T. Olin Institute for Strategic Studies. Fondatore e condirettore di ”Foreign Policy”. Suo libro più noto: Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, pubblicato in Italia da Garzanti nel 1997. Tesi: nel ”dopo guerra fredda” i conflitti non sono ideologici ma tra culture (distingueva almeno 7 aree: occidentale, islamica, confuciana, giapponese, indù, buddhista, slavo-ortodossa). «Il teorico dello scontro delle civiltà [...] docente a Harvard, fondatore della rivista Foreign Policy, uno dei più influenti pensatori politici americani, da molti considerato come un padre di quel movimento neoconservatore che influenza la politica estera [...] ”Io mi definisco un conservatore tout court, anzi un conservatore all’antica. Il termine Neocon si riferisce a persone e idee impegnate a promuovere un’economia liberista e a ridurre l’intervento dello Stato. In politica estera negli anni 70 e 80 i Neocon predicavano il braccio di ferro con l’Urss. Ispirarono Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Dal crollo dell’Unione sovietica in poi, essi vogliono un’America attiva nel diffondere la democrazia e l’economia di mercato in tutto il mondo. Un conservatore tradizionale come me vede il mondo in termini di equilibrio di poteri, e non ha simpatie per le potenze imperiali”» (Federico Rampini, ”la Repubblica” 17/5/2004). «I saggi di Samuel Huntington [...] hanno spesso centrato il senso di una fase storica, fino a diventarne dei simboli. Negli anni Settanta il suo contributo al rapporto La crisi della democrazia segnò il dibattito sulla crisi fiscale dello Stato, il sovraccarico di domanda sociale, la perdita di autorità e di potere subìta dalle istituzioni di governo. Negli anni Novanta Lo scontro delle civiltà attirò l´attenzione sulle linee di frattura tra le democrazie occidentali e il mondo islamico, sembrò quasi profetizzare l’attacco di Al Qaeda contro l’America. [...]» (Federico Rampini, ”la Repubblica” 15/1/2005).