Varie, 1 marzo 2002
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Huppert Isabelle
• Parigi (Francia) 16 marzo 1955. Attrice. «Abituata da tempo a interpretare ruoli estremi con o senza Chabrol, il suo regista abituale, da Violette Noizière a La Pianista. Giudicata una delle migliori attrici europee, attratta fatalmente da personaggi con cui è vietata ogni immedesimazione. [...] "Mi piacciono le donne che svelano fragilità e perdizione. Sentimenti difficili che sullo schermo possono scandalizzare". [...]» (Simonetta Robiony, "La Stampa" 27/6/2004). «Fra le migliori della scena internazionale […] Esile, essenziale, laconica: nelle sue parole il mestiere di recitare diventa semplice e soddisfacente come può esserlo quello di fare il pane. ”Il piacere che procura il lavoro - dice senza un sorriso - è sempre lo stesso, credo che lo avrei provato uguale, anche se avessi fatto la fornaia”. Niente sacro fuoco, insomma, niente eccessi nel descrivere la professione, anzi, una voglia un po’ snob di ridurre il tutto ai minimi termini, nella convinzione che l’interprete sia semplicemente uno strumento nelle mani di un autore: ”Il lavoro dell’attore prende luce dalla forza del regista, fa parte di un tutto e non è mai frutto di un’espressione soggettiva. Quello che si vede sullo schermo nasce dal contatto con l’autore del film e dal modo, cioè dalla forma, con cui ha scelto di raccontare una storia”. E questo vale sempre, anche quando un’attrice del suo calibro si immerge nelle nevrosi di personaggi estremi come quello della Pianista di Michael Haneke, che le ha fatto vincere la Palma d’oro al Festival di Cannes del 2001: ”Non si tratta solo di esprimere follia o sregolatezza, ma piuttosto di calarsi nelle scelte formali del regista. Haneke, si sa, è una persona che non dice le cose in maniera tranquilla, ma la gamma dei sentimenti descritti in quella storia fa parte dell’universo che ho sempre esplorato nei miei film”. Anche in La vie promise di Olivier Dahan[…] si mette alla prova con una figura di donna complessa, Sylvia, prostituta a Nizza e madre bambina di Laurence: […] ”Non so se il cinema può far cambiare idea alle persone e non credo che lo si possa assimilare a un’ideologia o usare come mezzo per mandare messaggi. Credo, questo sì, che il cinema, in certi casi, possa far riflettere”. Ecco, di nuovo un passo indietro per sottolineare che recitare non serve a cambiare i destini del mondo. Così come quando, con l’abituale understatement, parla dei suoi inizi: ”Mia madre non mi ha mai impedito di recitare, so che la voglia di fare assolutamente qualcosa può diventare più forte se viene ostacolata, ma nel mio caso non è stato così. Non ho subito nessuna opposizione da parte dei miei genitori”. Madre di tre figli, quando non è sul set, è quasi sempre in palcoscenico: ”Il teatro è molto doloroso, non è solo piacere, non so bene perchè lo faccio, forse sempre perchè mi piace attraversare i mondi diversi dei vari registi”. E infatti le sue scelte, anche in questo campo, non sono mai casuali […] L’unica cosa con cui, finora, non si è cimentata, è stata la regia: ”Richiede molte energie, forse troppe, e, per il momento, non ne vedo la necessità. Certo, forse un giorno potrebbe succedere, sempre che trovassi una storia molto interessante. Con il lavoro d’attrice credo di creare in ogni film un piccolo spazio per me, magari con la regia potrei allargare questa esperienza, viverla fino in fondo”. Tra i tanti autori con cui ha lavorato, non ha dubbi nel citare Claude Chabrol come il suo preferito: ”Ho fatto sei film con lui, è l’autore a cui mi sento più vicina, quando mi vedo nei suoi personaggi mi piaccio». Un’intesa perfettamente reciproca, se è vero che Chabrol, parlando di lei, ha detto una volta: ”Ha il viso giusto dell’assassina, le caratteristiche somatiche del killer, qualcosa di sottilmente perverso”» (Fulvia Caprara, ”La Stampa” 22/1/2002). «Piccina, minuta […] Più che una star internazionale sembra una studentessa o una professoressa alle prime armi […] ”Recito dei personaggi che sono al centro di situazioni perverse, ma la loro cattiveria è il riflesso della situazione nella quale si trovano. I miei personaggi attraversano prove, sofferenze. E non sono mai persone a cui la vita fa dei regali […] Scelgo un personaggio quando è in accordo con il mio immaginario. Ma la cosa più importante è il regista […] Amo gli attori che non discutono. A dire il vero preferisco le attrici agli attori. Penso che i maschi abbiano un cattivo rapporto con il loro mestiere: vogliono imporsi, prendere il potere […] Il successo non mi disturba nelle sue manifestazioni esteriori. Ho sempre vissuto una vita normale. Posso stare giorni interi senza pensare che sono un’attrice […] Ho paura di invecchiare, ma non so se avrò paura di essere vecchia. come tuffarsi, si è un po’ timorosi perché si pensa che l’acqua sarà fredda, ma poi ci si trova bene […] Posso essere bellissima se voglio, ma parte della bellezza può essere fabbricata […] Non smetto mai di interpretare degli autoritratti, basta vedere i miei film”» (Alain Elkann, ”Amica” 1/3/1993). Vedi anche: Giuseppina Manin, ”Sette” n. 26/2000;