varie, 1 marzo 2002
Tags : Josefa Idem
IDEM Josefa Goch (Germania) 23 settembre 1964. Canoista. diventata italiana nel 1990, avendo sposato il suo allenatore, Guglielmo Guerrini
IDEM Josefa Goch (Germania) 23 settembre 1964. Canoista. diventata italiana nel 1990, avendo sposato il suo allenatore, Guglielmo Guerrini. Medaglia d’oro del K1 500 alle Olimpiadi di Sydney (2000), argento a quelle di Atene (2004), bronzo a quelle di Atlanta (1996), argento a quelle di Pechino (2008). Da tedesca aveva vinto un bronzo nel K2 500 a quelle di Los Angeles (1984). Ha iniziato a praticare la canoa nel ”76 presso il circolo KU 45 di Herringen, allenata da Wilfried Geible. Risiede vicino a Ravenna, dove è stata assessore allo sport. «Nessuna donna italiana ha vinto quanto lei tra Mondiali e Olimpiadi [...] meglio della Compagnoni, meglio di tutte le altre. […] ”Ricordo sempre una cosa che mi diceva un ragazzo che andava in canoa con me: se il sogno ce l’hai dentro, avrai anche la forza per realizzarlo. E così è stato anche per me. Ho sempre creduto di poter fare grandi cose, anche se, a dire il vero, non pensavo di durare così a lungo […] Ho avuto problemi fisici quando ero giovane, diciamo dai 22 ai 26 anni, dovuti a sovrallenamento. Con Guglielmo (Guerrini, il marito) invece abbiamo sempre fatto una preparazione [...] giorni. un tributo alla competenza di chi mi prepara e anche alla mia integrità fisica. Un altro segreto, poi, è il mio spirito competitivo, anche se ora prendo le cose con più filosofia”» (Massimo Oriani, ”la Gazzetta dello Sport” 5/12/2002). «Ha avuto un solo idolo: Wilma Rudolph che vinse a Roma, dopo che i medici le avevano detto che con la poliomelite non avrebbe mai corso veloce. Josefa che quando parla del suo primo bronzo a Los Angeles ”84 (era con la Germania) prima premette: ”Oh ricordatevi, c´era il boicottaggio”. E che al primo tentativo di chiamarla dottoressa in giunta ha risposto: ”Alt, non lo sono. Anzi a scuola sono stata una somara, mi hanno bocciato due volte”. Ha preso la maturità a 30 anni, pagaiando sui libri per sei mesi e tagliando felice il traguardo a cui gli altri arrivano dopo tre anni. Questo spiega il tipo: mai dirle che non c’è tempo, che non si può, che sarà faticoso. Per lei è un invito. Lei non misura i sogni, li lavora, li stende sul tavolo: come la pasta fatta in casa. E ci dà dentro: perché la vita la impasti tu, a forza di gomiti. Dispiace per Feuerbach: l’uomo non è ciò che mangia, ma quello che fa. Perfino suo marito, Guglielmo Guerrini, che è anche il suo coach, una mattina d’inverno alle sei per l’allenamento, in mezzo alla nebbia, mentre lei si spogliava nuda in macchina, le ha chiesto: ”mi spieghi che piacere è il tuo?”. Se il mondo non ti capisce va bene. Ma se vengono dei dubbi a tuo marito vuol dire che forse stai esagerando. Ma lei nel suo italiano energico vi risponderà: ”Con tutti gli alberi non si vede più bosco”. E cioè: a far due cose alla volta capita di perdere l’orientamento per la cosa principale. Ma figuriamoci se si perde lei, ex poliziotta, figlia di poliziotto. Una che se vede che gli altri sono bravi a fare una cosa, pensa subito di poterla fare anche lei. Perché il triplo impegno (mamma, atleta, assessore) o ti uccide o ti soddisfa pazzamente. Josefa, una che alla festa dei campioni organizzata dalla tv è stata la sola a protestare: ”Perché in prima fila ci sono le soubrette con un seno esagerato, e noi sportive stiamo dietro?”. Non parlatele della canoa come sport disgraziato, di sacrifici solitari. Si sente una privilegiata. E vi dirà: ”Mi stanca, ma non mi pesa”. Sono macigni, certe parole leggere» (Emanuela Audisio, ”la Repubblica” 29/8/2004).