Varie, 1 marzo 2002
INZAGHI Filippo
INZAGHI Filippo San Nicolò (Piacenza) 9 agosto 1973. Calciatore. Del Milan, squadra con la quale ha vinto due Champions League (2003, 2007), un Mondiale per club (2007), due scudetti (2004, 2011) ecc. Ha giocato con Verona, Piacenza, Parma, Atalanta, Juventus. Con i bergamaschi vinse nel 1996/1997 la classifica cannonieri, con la Juventus lo scudetto 1997/1998. Campione del mondo con la nazionale nel 2006, vicecampione d’Europa nel 2000 • «Quelli come Pippo Inzaghi hanno lo scatto della zitella che brucia le amiche al lancio del bouquet nuziale. Arrivare primi è una questione di felicità. Un secondo prima del difensore sei un dio, un secondo dopo sei un fallito; un secondo prima che il guardalinee possa alzare la bandierina sei un eroe, un secondo dopo sei un fuorilegge. […] Quelli come Pippo Inzaghi non rubano solo il tempo ai difensori, rubano tutto ciò che brilla in area, anche ai compagni, tutto ciò che serve per fare un gol. Stanno agli antipodi dei centravantoni che fanno la torre per gli altri. Là muscoli e generosità, qua velocità e sano egoismo» (Luigi Garlando, “La Gazzetta dello Sport” 17/7/2003). «Dalla Champions League all’Intertoto, passando anche per la C1, i suoi gol non finiscono mai. […] Gol segnati con tutte le maglie (Piacenza, Leffe, Verona, Piacenza, Parma, Atalanta, Juve e Milan) ma soprattutto in ogni competizione: dalla A alla C1, in Nazionale e in under 21, in tutte le coppe comprese Intertoto e la defunta Coppa delle Coppe, negli spareggi Uefa, nella Supercoppa di Lega, nei preliminari di Champions League, sempre. […] Annota maniacalmente tutti i suoi gol ed è un computer vivente di se stesso. Se gli chiedi a bruciapelo quando e come segnò un gol in una partita di sette anni fa, lui ti snocciola gli sviluppi dell’azione, chi gli servì l’assist e il modo in cui lui calciò in rete, tutti i particolari. Vive per il gol, forse più di altri suoi colleghi, basta vedere il modo frenetico con cui festeggia dopo una rete, come vivesse una liberazione da un peso insopportabile: è sempre la stessa esaltazione. “Ma non dite che penso solo ai miei gol - prova a schermirsi lui - perché per me sono importanti le vittorie della squadra”» (Andrea Sorrentino, “la Repubblica” 20/9/2002). «Quesito: chi è in realtà Pippo Inzaghi? Soltanto un cinico egoista (come pretende una corrente di pensiero radicata in certa parte della critica) oppure un attaccante griffato, meritevole di un posto nella galleria degli antenati milanista? […] Alessandro “Spillo” Altobelli: “Pippo è un giocatore particolare, deve sempre andare alla conclusione, in maniera quasi ossessiva, a costo di calpestare e travolgere i compagni di squadra. È il classico re dell’area di rigore, finisce quaranta volta in fuorigioco ma alla quarantunesima ti fa vincere la partita. Mi ricorda Paolo Rossi, altro opportunista, poca partecipazione alla manovra ma indispensabile terminale di ogni trama”. Anche a Pietro Paolo Virdis , totem milanista all’alba dell’avventura berlusconiana, nei cromosomi rammenta Pablito: “Gli assomiglia molto, anche se Rossi era forse migliore tecnicamente, più disponibile al gioco di squadra. Va detto però che, con il trascorrere degli anni, Inzaghi è cresciuto parecchio. Ormai la sua è una conferma continua. Di solito, quando la Juve lascia andare un giocatore, si ritiene che costui sia in fase calante. Invece, se possibile, Pippo sta giocando addirittura meglio degli anni in bianconero. Il suo pregio? Senz’altro il fiuto del gol: in area non è mai rilassato e questa concentrazione lo induce a sbagliare poco sotto rete”. Chiamato in causa da Altobelli e Virdis, Paolo Rossi stenta a riconoscersi nella voracità di Inzaghi: “Io giocavo di più per la squadra, ero diverso. Pippo invece è unico, è un atipico. Vive soprattutto per sè in area di rigore ed è la fotografia della praticità, difficile che si perda in giochini. Cerca il gol e basta, attende l’errore degli avversari e con lui anche il difensore più esperto non si può mai rilassare. Un giocatore del genere dà sicurezza: sai che prima o poi un gol te lo segna”. Gigi Riva , il mitico “Rombo di tuono”, fu colpito da Pippo Inzaghi la prima volta che costui gli si parò di fronte a Coverciano in maglia azzurra: “Ricordo che mi rimase impresso il suo movimento. Non stava mai fermo, era velocissimo, tanto che commentai con Cesare Maldini, che lo aveva convocato: questo ragazzo è una scheggia, è imprendibile. Come tutti i goleador è un po’ egoista, vive sui centimetri che lo separano dal fuorigioco e ora, con le difese a quattro, in fuorigioco ci finisce spesso. Però, o lo fermi in questo modo oppure sei finito”» (Alberto Costa, “Corriere della Sera” 20/9/2002).