Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Ivory James

• Berkeley (Stati Uniti) 7 giugno 1928. Regista. Nomination all’Oscar e al Golden Globe per A room with a view (1986), Howards end (1992), The remains of the day (1993) • «[...] californiano con spiccate tendenze culturali europee e bon ton d’altri tempi. Il marchio Merchant-Ivory, nel corso degli anni, è diventato sinonimo di un certo tipo di film: elegante adattamento da un’opera letteraria (ad esempio E. M. Forster, per Camera con vista) e ambientazioni upper-class. Film per lo più d’epoca in località che vanno dalla Francia all’Inghilterra, dall’Italia all’India e il New England. [...] Con [...] Ruth Prawer [...] un trio formidabile del cinema. [...] “Il diagramma del nostro triumvirato è questo: io sono il presidente, Ruth è la Corte suprema, Ismael il Congresso. Ruth scrive le proposte di legge, Ismael decide quali varare o meno, io le metto in azione. È stata una relazione molto intensa, a volte litigiosa, ma sempre nei limiti della civiltà e obbediente ai principi democratici, fino in fondo. Abbiamo sempre lavorato insieme, ognuno con un ego piuttosto forte, ma senza mai prevaricare sugli altri. Se uno di noi non ci fosse stato, ne avremmo sofferto terribilmente la mancanza. Fare cinema senza Ruth o Ismael non sarebbe stato altrettanto divertente. Ora siamo rimasti Ruth ed io. Non voglio fare pronostici sul mio futuro, vedremo [....] Credo che i miei film siano eleganti, ma è una qualità esaltata dal copione, non dall’arredo [...] accontentare la maggioranza significa tradire qualcosa di se stessi. Io non faccio film per entusiasmare il grande pubblico. I miei sono film sussurrati sulla vita e i pensieri. Non hanno nemmeno la pretesa di rispondere a grandi domande. Nel migliore dei casi lasciano un lungo retrogusto, come un delizioso tè alla menta”» (Silvia Bizio, “L’Espresso” 22/12/2005).