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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Jackson Janet

• Gary (Stati Uniti) 16 maggio 1966. Cantante • «La più piccola della famiglia, cresciuta all’ombra dei fratelli, competitivi e manovrati dal successo fin da piccoli [...] ”Volevo essere giudicata per quello che valevo, e non per come mi chiamavo o perché ero la sorella di un mito. La stampa si impadronisce della tua vita, fa paragoni, illazioni, dichiarazioni spesso gratuite e fuorvianti, e io volevo cercare di evitarlo il più possibile... [...] La mia serenità è anche frutto di un equilibrio interiore, di un mio misticismo, di un certo rigore quotidiano che mi sono imposta. Seguo una dieta vegetariana perché l’universo si regge su precise proporzioni [...] Penso che si possa vivere bene, anzi meglio, senza mangiare carne. Gli animali sono nostri fratelli, e devono starci accanto, tenerci compagnia, non finire sulla nostra tavola [...] Ho ricevuto un’educazione bigotta, con un forte senso del peccato. Da adolescente, mi vergognavo delle mie fantasie; solo molto tardi ho scoperto che il sesso può essere un viaggio meraviglioso, dentro te stessa e dentro la persona che ami. E quando mi sono liberata dei pudori, sono riuscita a scrivere le sensazioni che provavo, e a farle diventare canzoni [...] Tutto quello che siamo ce lo portiamo dentro dall’infanzia. La nostra non è stata tranquilla e felice come quella di tanti altri bambini, forse non abbiamo mai avuto un’infanzia, che è l’età dell’innocenza, dei giocattoli, dei sogni. Mio padre aveva momenti di grande violenza, e tutti noi a chiudere gli occhi, come per cercare di non vederlo, di non sapere niente. Poi cresci, e impari a perdonare [...] Ricordo che, da bambina, avrei voluto essere un maschio. Provavo invidia per i miei fratelli, io che ero la più piccola di noi nove Jackson e pensavo che, se fossi nata maschio, mi sarei sentita meno schiacciata. Forse è stato per questo che a dicotto anni ho lasciato la famiglia e Los Angeles, la nostra città. e sono andata a Minneapolis. Era come un modo di ricominciare”. [...]» (Lucia Castagna, ”Sette” n. 47/19997). « nell’olimpo delle cantanti americane, accanto a Madonna, Jennifer Lopez, Mariah Carey, Whitney Houston. [...] ”Sono sempre stata molto timida. Ci ho messo tanto anche a scoprire l’ombelico. Non mi sono mai proposta come sex symbol, forse perché da piccola passavo più tempo con i miei cinque fratelli che con le mie due sorelle. Non ho mai pensato alle ”girly things” delle quali vivevano le mie coetanee. Poi è accaduto qualcosa, mi sono misurata con la mia femminilità. E ora nella mia vita tutto è talmente cambiato che posso dire di vivere un nuovo inizio [...] Vengo da una famiglia di musicisti. Siamo così tanti figli e ognuno aveva i suoi gusti: sono cresciuta con il pop, il rock, il blues, il soul, il country, per non parlare di mia sorella, con la quale dividevo la stanza, che ascoltava Paganini. Da adolescente ho amato il Brasile di Joao Gilberto, di Gilberto Gil, di Jobim. E credo che questo si senta nel mio modo di comporre e anche di registrare [...] Sono cresciuta con concerti vistosi. Ricordo i colori degli Earth, Wind & Fire, i grandi spettacoli dei miei fratelli. Nel ’93 ho provato a fare piccoli show in piccoli club, ma non è la mia dimensione. Voglio sorprendere il pubblico, portarlo in luoghi diversi, cambiare io stessa molti personaggi. Il musical è la mia dimensione [...] Un desiderio egoista? Un giorno mi piacerebbe produrre film”» (Laura Putti, ”la Repubblica” 9/4/2001).