Varie, 1 marzo 2002
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JELINEK Elfriede Meuerzzuschlag (Austria) 20 ottobre 1946. Scrittrice. Premio Nobel per la Letteratura 2004
JELINEK Elfriede Meuerzzuschlag (Austria) 20 ottobre 1946. Scrittrice. Premio Nobel per la Letteratura 2004. «Con i suoi scritti e le sue opere teatrali contro il leader carinziano Joerg Haider si è guadagnata l’ostracismo della Fpoe e le critiche di tanti intellettuali austriaci» (Enrico Benedetto, ”La Stampa” 18/3/2001). «Una delle scrittrici più caustiche, più anticonformiste e più impegnate della letteratura contemporanea [...] fa parte degli eletti che hanno ricevuto l’ambitissmo Georg Buchner Preis, ha avuto applausi a scena aperta durante la rappresentazione a Berlino [...] della sua pièce teatrale Gli addii in cui Haider tiene uno dei suoi violenti e velenosi comizi fatti di xenofobia e allusioni antisemite - vero e proprio collage di citazioni che, seguendo il metodo del grande Karl Kraus, bastavano da sole a mettere alla gogna il noto leader austriaco. Sempre nel 2001 il suo più noto e inquietante romanzo La pianista (edito in Italia da Es) [...] ha conosciuto un rinnovato successo dopo l’uscita del film di Michael Haneke interpretato dalla bravissima Isabelle Huppert e ambientato ai nostri giorni. La nota attrice era stata la protagonista, dieci anni prima, di Malina, la pellicola tratta dal famoso romanzo di Ingeborg Bachmann: la Jelinek, in simbiosi con la grande scrittrice austriaca, ne aveva scritto la sceneggiatura. Ma il vero best seller della Jelinek, l’opera che, circonfusa di un alone di spinto erotismo al femminile, arrivò nel giro di pochi giorni a vendere centomila copie, è senza dubbio La voglia (tradotto in Italia nel 1989 da Frassinelli). Fu un terremoto nella tranquilla Austria dove continuavano a regnare quel perbenismo e quella santa alleanza fatta di Dio, patria e turismo a dispetto della lotta sferrata da Bernhard e ancor prima da Kraus. Giudicata a torto un mix di pornografia e femminismo, La voglia fece della scrittrice un personaggio che si impose di prepotenza nella scena letteraria di quegli anni con la sua satira graffiante, la sua prosa totalmente innovativa, il suo capovolgimento e stravolgimento ironico della società consumistica e oppressiva. [...] Si ritiene ed è in realtà una moralista Elfriede Jelinek, nonostante le sue pagine grondanti sperma e sangue, nonostante quel ”super-romanzo” I figli dei morti, del 1995, oltre seicento pagine piene di mostruose metafore. Ciò a cui tiene è ”educare” il suo popolo alla lotta contro l’ipocrisia borghese. ”In realtà non si tratta di pornografia, ma di antipornografia”, afferma Luigi Reitani, germanista e traduttore in Italia della scrittrice. ”l’eros è visto nei suoi romanzi come sopraffazione tra i sessi, come violenza culturale. La Jelinek esaspera fino all’autocaricatura gli schemi linguistici e tematici della letteratura di consumo, dei gialli, e dei noir”. Ma i successi letterari, i premi, i trionfi teatrali della Jelinek hanno un risvolto oscuro, doloroso. Ignorata dai benpensanti, avversata dai seguaci di Haider il cui slogan, durante la loro campagna elettorale era ”Volete Jelinek o cultura?”, la vita della scrittrice austriaca non è stata certo facile, ogni sua vittoria, che rasenta il masochismo per la violenza della sua denuncia e autodenuncia, è sofferta, le sue scelte sono sempre difficili, a cominciare dallo stile a volte criptico, pieno di metafore e di giochi di parole spesso intraducibili. Ma chi è realmente Elfriede Jelinek? Probabilmente lei, che sceglie sempre la parte di chi perde, dei vinti, delle donne controllate e oppresse dagli spietati meccanismi della nostra società, come le due operaie protagoniste del suo romanzo Le amanti, del 1975, sarà la prima a meravigliarsi di aver ottenuto il più prestigioso premio del mondo. [...] Ha studiato al Conservatorio di Vienna e si è diplomata in organo. Presto comincia la sua opera di demolizione del mondo in cui ha vissuto. Si iscrive nei primi anni Settanta al Partito comunista austriaco e si definisce ”scrittrice politica”: con determinazione e spietatezza distrugge speranze e illusioni dell’Austria felix. Con Le amanti smantella il mito dell’amore e del matrimonio. In Clara S. pièce teatrale del 1978, la musica diventa minaccia esistenziale: la protagonista, Clara Schumann, strangola il marito vendicando così il cliché della superiorità dell’uomo nel campo della creatività. Ma alla fine la musicista definisce l’arte una rinuncia alla vita che esige l´isolamento e l’ascesi. E poi ecco Erika, eroina da tragedia greca, protagonista del suo romanzo più complesso e più autobiografico, La pianista, in cui in un gioco di rapporti morbosi tra madre e figlia e insegnante e allievo, anche la psicanalisi viene annegata in una crudele parodia» (Paola Sorge, ”la Repubblica” 8/10/2004).