Massimo Gramellini, ìLa Stampaî 2/3/2002., 2 marzo 2002
"A un mese dal delitto di Cogne, l’ex sottosegretario Taormina (Forza Italia, corrente avvocati) ha chiesto il commissariamento della procura di Aosta, colpevole di non aver ancora gettato in pasto alle folle televisive il nome dell’assassino
"A un mese dal delitto di Cogne, l’ex sottosegretario Taormina (Forza Italia, corrente avvocati) ha chiesto il commissariamento della procura di Aosta, colpevole di non aver ancora gettato in pasto alle folle televisive il nome dell’assassino. Un esempio formidabile di doppiopesismo: da un lato si considerano gli investigatori valdostani degli incapaci perché aspettano di raccogliere le prove prima di ingabbiare qualcuno, dall’altro si accusano i giudici delle tangenti di avere l’avviso di garanzia facile, per pura smania di protagonismo. Insomma, il magistrato ideale di Taormina procede a passo di carica nei reati di sangue, mentre rallenta rispettoso dinanzi a quelli di soldi. Ma se l’Italia è uno dei paesi che registra il maggior numero di assoluzioni è proprio perché troppo spesso i processi sono basati più sugli indizi che sulle prove. Va di moda dare la colpa di tutto alla tv. Però è indubbio che senza il martellamento quotidiano dei vari Cucuzza, in ansiosa e sadica attesa del ”mostro”, le indagini di Cogne sarebbero valutate secondo i tempi di Sherlock Holmes, anziché con quelli dei palinsesti. E’ un sistema nevrotico e dominato dalla noia, dove ogni emozione dev’essere bruciata in fretta per poterla sostituire con un’altra. Perciò quella magistratina con gli occhiali, che ogni giorno nei tg vediamo entrare in ufficio a passo lento ma sempre uguale, fa pubblicità alla buona giustizia più delle guasconate di Di Pietro e dei garbugli di Taormina" (Massimo Gramellini, ”La Stampa” 2/3/2002).