2 marzo 2002
"L’impressione complessiva, che riguarda tutti i testi, è quella di avere a che fare con qualcosa di inautentico o precotto
"L’impressione complessiva, che riguarda tutti i testi, è quella di avere a che fare con qualcosa di inautentico o precotto. La banalità, in fondo, non è grave, si tollera facilmente se almeno si legge in trasparenza qualcosa di realmente vivo, che qui non si vede quasi mai; o almeno qualcosa che ci fa divertire. Certo, Gino Paoli è come sempre lindo e non volgare, ma uno come lui non capisco perché si mescoli a tanta mediocrità, che infine gli fa ombra. Una mediocrità che è anche quella, a volte imbarazzante, dello stile e del linguaggio di questi testi, la cui unica regola formale sembra quella della rimetta facile (ito, uto, ato potrebbe essere la sigla del festival), con una sfilza di tronche da far piangere. Io penso che gli organizzatori avrebbero migliori risultati se dessero un tema fisso a cui ispirarsi, magari da estrarre a sorte. Che so: la merenda, il primo amore, la carne in scatola, il gioco del calcio, il male di vivere, la suocera, l’amicizia, la bottiglia" (Maurizio Cucchi a proposito del 52° Festival di Sanremo, La Stampa 2/3/2002).