Marco Aime su L a Stampa (ttL) 2/3/2002., 2 marzo 2002
In "Il briccone fa il mondo", l’antropologo Lewis Hide racconta di alcuni abitanti di un’isoletta nel Pacifico che, abituati a fare i loro bisogni sulla spiaggia, al di sotto della linea dell’alta marea, inorridiscono nell’apprendere che gli americani li fanno invece dentro casa (secoli prima, i nativi americani osservavano con disgusto gli europei riporre il proprio muco nasale nei fazzoletti poi cacciati in tasca)
In "Il briccone fa il mondo", l’antropologo Lewis Hide racconta di alcuni abitanti di un’isoletta nel Pacifico che, abituati a fare i loro bisogni sulla spiaggia, al di sotto della linea dell’alta marea, inorridiscono nell’apprendere che gli americani li fanno invece dentro casa (secoli prima, i nativi americani osservavano con disgusto gli europei riporre il proprio muco nasale nei fazzoletti poi cacciati in tasca). Gli uomini dinka e shilluk, popolazioni del Sudan meridionale, sono usi foggiare con escrementi animali impastati calotte da mettersi in testa che, oltre a costituire un ornamento, pare tengano lontane le ge. Gli indiani zuni praticavano rituali nei quali i celebranti bevevano urina e mangiavano feci umane e canine; la stessa pratica, secondo l’antropologo Raymond Firth, nell’isola di Tikopia veniva evocata come insulto («Che tuo padre possa mangiare escrementi» e altre variazioni sul tema).