Varie, 4 marzo 2002
Tags : Steven Jobs
Jobs Steven
• Paul San Francisco (Stati Uniti) 24 febbraio 1955, 5 ottobre 2011. Imprenditore. Fondatore della Apple • «[...] l’uomo che ha creato Apple e l’ha resuscitata dopo vent’anni [...] Dai mitici inizi nel garage dietro casa alla realizzazione di Macintosh (1984), una vera rivoluzione con il suo linguaggio grafico poi “imitato” da Bill Gates, l’enfant terrible della Silicon Valley ha sempre spiazzato tutti. Meno di un anno dopo, nel 1985, al culmine del successo, viene detronizzato da John Sculley il manager arrivato dalla Pepsi Cola per gestire un’impresa ormai adulta. All’inizio si sente sollevato, pensa di poter volare con le proprie ali. Mette su una nuova società e crea un altro prodotto, Next, che si trasforma in un flop clamoroso. La sua fortuna scende da 300 a 100 milioni di dollari. Finché vede di nuovo la luce con la Pixar, comprata da George Lucas, il regista di Guerre Stellari. Jobs confessa di aver sempre amato i cartoni animati: giunto al punto più basso della carriera, decide di realizzare il suo sogno e comincia a produrre disegni al computer. Nel 1995 ottiene un contratto con la Disney per Toy Story. È un successo clamoroso, raddoppiatto con A Bug’s Life [...] Il ragazzo prodigio non finisce di stupire e ritorna alla grande sul proscenio. La Apple, nel frattempo, è in crisi nera, si è persa dietro a una pletora di prodotti, mentre l’arrivo di Windows le ha sottratto l’originalità del linguaggio. Non solo: l’orgogliosa decisione di restare incompatibili con il mondo Ibm si è trasformata in una catastrofe, Nel 1987 aveva il 15 per cento del mercato, nel 1997 appena il 3. E tutti scommettono sulla sua scomparsa. L’unica speranza è il ritorno di Jobs. “Non è stata una scelta facile”, ammette. “Dovevo considerare le implicazioni per la Pixar, per la mia famiglia, per la mia reputazione”. E Allora? “Allora ho deciso che non mi sarei preoccupato di nient’altro, perché era quello che volevo davvero. Se avessi fatto del mio meglio per poi fallire, ebbene avrei fatto del mio meglio e sarei fallito”. Jobs si divide in due, raddoppia la sua giornata di lavoro. [...] Le sue scelte sono drastiche: un desktop e un portatile per i professionisti, un desktop e un portatile per i consumatori; un accordo con l’ex rivale Gates per un Windows compatibile con Macintosh; e poi tante applicazioni innovative. l’idea chiave di Jobs per riconquistare il mercato è il design: basta con le scatole bianche o grigie, evviva il colore. È la rivoluzione di iMac, il primo computer concepito e costruito in collegamento organico con la grande Rete. [...] “Gli altri vogliono solo guadagnare; a noi non dispiace affatto, ma cerchiamo innanzitutto di fare un buon lavoro. In questo campo, ci sono ormai solo tre tecnologie: quella di Intel, quella di Microsoft e la nostra. La differenza è che noi produciamo sia i processori sia il sistema operativo”. [...] stile di vita da vegetariano fondamentalista (naturalmente non fuma e non beve alcol). [...]» (Stefano Cingolani, “Sette” n. 40/1999). «[...] Azzarda velenosamente Jeffrey Young sul “New York Times”: “Forse si è accorto di essere anche lui mortale. Capisce che, a meno di cataclismi, Bill Gates verrà ricordato come la persona più importante nella storia delle tecnologie dell’informazione. Questo lo fa impazzire”. Può darsi che il problema di Jobs sia davvero questo. In passato non ha mai nascosto il suo astio nei confronti del fondatore e padrone di Microsoft, azienda che ha invaso i mercati mondiali coi suoi sistemi operativi, relegando quello ideato da Jobs — Macintosh — in uno spazio non superiore al 3-4% del mercato, occupato dai “fedelissimi”. Da anni, però, Jobs non pole mizza più col capo di Microsoft, anche se probabilmente non ha cambiato idea rispetto a quando, nel 1997, pronunciò un giudizio rimasto famoso: “Auguro a Bill Gates ogni bene, davvero. Penso solo che lui e la Microsoft soffrono un po’ di ristrettezza di vedute. Sarebbe stato più aperto se solo da ragazzo avesse provato una volta l’Lsd o fosse andato a meditare in India”. Sgradevole e autoritario nella comunicazione, Jobs è assai rude anche nella gestione dell’azienda: celebri le sue sfuriate, a volte completate col lancio di oggetti; i dipendenti che gli devono presentare un prodotto vanno da lui come al patibolo sapendo che, se non lo approva, anche la loro carriera è probabilmente finita. I ragazzi che animano siti pieni di pettegolezzi sulla Apple vengono sistematicamente denunciati dall’azienda come ladri di patrimonio intellettuale. Anche loro parlano ormai di Jobs come di un “paranoico di successo”. Eppure la sua immagine “eroica” di uomo capace che cade, si rialza e vince, rischiando sempre in prima persona, non è affatto compromessa dalle pessime abitudini. Si discute delle cause di un temperamento così ombroso, si tira fuori la sua storia di ragazzo adottato dopo che il padre naturale, un egiziano, lo aveva abbandonato. L’adolescenza difficile di un ragazzo inquieto, considerato ipercinetico. La passione “visionaria” che diventa bisogno selvaggio di fare. [...]» (Massimo Gaggi, “Corriere della Sera” 10/5/2005).