Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 04 Lunedì calendario

JONES Marion Los Angeles (Stati Uniti) 12 ottobre 1975. Ex sprinter. Ai Mondiali 1997 ad Atene vince due ori, nei 100 e nella 4x100

JONES Marion Los Angeles (Stati Uniti) 12 ottobre 1975. Ex sprinter. Ai Mondiali 1997 ad Atene vince due ori, nei 100 e nella 4x100. Due anni dopo a Siviglia un oro (100) e un bronzo (lungo). Ai Giochi di Sydney 2000 5 medaglie, 3 ori e 2 bronzi. Dal 1998 al 2002 è sposata con il pesista C.J.Hunter. Da Tim Montgomery nel 2003 ha Tim jr. Nel 2007 si sposa con Obadele Thompson con cui ha due figli. Nel 2007 confessa l’uso di doping e di aver mentito sotto giuramento; per questo nel gennaio 2008 è condannata a sei mesi di carcere, pena che sconta nel Texas. Uscita dal carcere nel settembre 2008 e scontate anche le 400 ore di lavoro socialmente utile, torna ad allenarsi con le Silver Stars, squadra Wnba di San Antonio • « in eterno conflitto con l’Olimpiade, fin dal ”92 quando non ancora diciassettenne partecipò ai trials finendo sesta sui 100. Un risultato che avrebbe potuto darle un posto come riserva nella staffetta: i selezionatori la ignorarono ritenendola troppo giovane). La delusione per Marion fu grandissima. Al punto che mollò l’atletica per dedicarsi al basket, nel mirino la partecipazione ai successivi Giochi di Atlanta. La scelta sembrava vincente, fino a quando un infortunio la bloccò. Perse il posto senza recuperare in tempo. Nuova amarezza e il ritorno al primo amore, l’atletica. Ormai matura iniziò a macinare risultati: a giugno ”97 l’esordio in un meeting europeo, a Torino, e due mesi dopo - superati i trials da n. 1 - la partecipazione ai Mondiali [...] ad Atene: due ori, 100 e staffetta veloce, fallì invece nel lungo (10ª) dove la sua tecnica era approssimativa, basata (come oggi) sulla velocità della rincorsa. L’atletica aveva trovato una campionessa, iniziarono i paragoni con Carl Lewis, si parlò di donna bionica e così venne battezzata Wonder Woman. Sydney doveva essere la consacrazione, con tre gare individuali e due staffette. Ma, alla vigilia dei Giochi, si abbattè su di lei lo scandalo del marito sposato l’anno prima, il pesista C.J. Hunter, positivo all’antidoping e squalificato a vita. Marion gestì la vicenda con sangue freddo, il suo inseguire 5 medaglie le garantì una rispettosa complicità, mentre lei difendeva il suo C.J. Vinse 100 e 200, quindi si arrese, terza con la stessa misura (6,92) della seconda (Fiona May), nel lungo vinto dalla Drechsler. Poi le staffette con la sconfitta, ovvero il bronzo, nella 4x100 e la rivincita nella 4x400 dove, in terza frazione, fu cronometrata in 49’’46. Qualche mese dopo il divorzio da Hunter e l’unione con Tim Montgomery, dalla quale il 28 giugno 2003 è nato Tim jr. Il ritorno agli allenamenti scatena polemiche, la coppia divorzia dal tecnico Trevor Graham e si affida a Charlie Francis, l’uomo che pilotò Ben Johnson sulla strada del doping. Scelta inopportuna che genera sospetti. Si scopre che Montgomery è cliente di quel Victor Conte, titolare della Balco, su cui è stata aperta un’indagine per produzione e commercio di sostanze dopanti, in particolare l’ormai famigerato THG. Montgomery finisce nella bufera, la Jones viene investita dai sospetti: per lei i trials di Sacramento che decidono la squadra per Atene diventano un incubo. Si dichiara estranea ma pochi sembrano crederle. Le gare diventano un calvario, sui 100 è quinta e quindi non potrà difendere il titolo vinto 4 anni prima, reagisce rabbiosa minacciando querele e guadagnandosi la qualificazione nel lungo, ma poi frastornata, e in forma precaria, rinuncia ai 200» (’La Stampa” 25/8/2004). «La mia atletica è pura emozione, è il brivido che si prova quando corri un 100 metri perfetto o fai un salto lunghissimo. [...] I miei primi ricordi di bambina coincidono con lo sport. Non ricordo, invece, di aver mai avuto una bambola, di averci giocato: sono cresciuta con mio fratello e la sua banda di amici, ho imparato a correre contro di loro. Li battevo spesso. Quando è venuto il momento di confrontarmi con le altre ragazze, ho capito subito di essere stata baciata da una buona dose di talento. A 16 anni potevo andare all’Olimpiade, ma non mi sentivo pronta pur sapendo che in futuro avrei giocato le mie carte. [...] Sono nata e cresciuta in California e là c’era la base di grandi atleti come Carl Lewis, Jackie Joyner-Kersee, Florence Griffith. Sono stati i miei riferimenti. Senza dimenticare la mia mamma, la persona più importante della mia vita. [...] Lo ammetto, sono vanitosa. E se Vogue America, come è accaduto, mi mette in copertina, la cosa proprio non mi dispiace. [...] Quando ero piccola e vedevo in tv i grandi personaggi di questo sport, li immaginavo come totem irraggiungibili, intoccabili. Il problema è che lo erano veramente. A me pare di essere completamente diversa. Cerco il contatto con la gente, soprattutto con i ragazzini perché mi rivedo in loro, perché so che cosa vuol dire sognare di diventare un campione, di partecipare all’Olimpiade. Sono a mio agio, a differenza di quando sto in mezzo ai giornalisti. [...] L’oro nei 100 metri ai Mondiali di Atene nel ”97. Mi ha aperto le porte al grande sport. Ma non dimentico neppure Sydney:» (Claudio Colombo, ”Corriere della Sera” 26/5/2001).