Varie, 4 marzo 2002
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Jones Jennifer
• (Phylis Lee Isley) Tulsa (Stati Uniti) 2 marzo 1919, Malibu (Stati Uniti) 17 dicembre 2009. Attrice • «[...] Nella sua carriera ha vinto un Oscar (per Bernadette , nel 1943) e ha avuto quattro nomination (tre come miglior attrice: Gli amanti del sogno, 1945; Duello al sole, 1946 e L’amore è una cosa meravigliosa, 1955. Uno come non protagonista, per Da quando te ne andasti , 1944) ma forse la sua miglior interpretazione è stata quella della moglie del più geniale e ambizioso tycoon di Hollywood, David O. Selznik, il produttore di Via col vento , suo secondo marito e artefice dei più importanti tra i suoi successi. Arrivata poco più che ventenne a New York per studiare recitazione e poi trasferitasi a Hollywood (dove esordì nel cinema con Il confine della paura, western di serie C interpretato da Wayne ancora sotto contratto alla Republic), la Jones si fece ben presto notare per la sua bellezza non tradizionale, selvaggia e aggressiva ma mai volgare, capace di insinuarsi nella fantasia degli spettatori per non uscirne più. Così forse stregò Selznick, che sposò solo nel 1949 ma con cui instaurò una “affettuosa amicizia” almeno dal 1942/43. Tanto che il suo primo matrimonio con il com pagno d’accademia Robert Walker naufragò subito. La protezione di Selznick, che le valse un primo contratto con la 20th Century Fox, le aprì le porte di numerosi film, a cominciare dalla Bernadette di Henry King che, portandole l’Oscar, la consacrò a 24 anni star di prima grandezza. Eppure la sua carriera non è solo merito del suo scopritore: colpisce l’alternarsi spesso imprevedibile di melodrammi e commedie, di kolossal “fiammeggianti” (come Duello al sole ) e prove d’autore (nello stesso 1946 uscì anche il delizioso Fra le tue braccia di Lubitsch). In tutti questi film la Jones sa portare una bellezza mai convenzionale e una grazia che si adatta perfettamente alle più epiche scene madri (chi non ricorda il finale di Duello al sole , con una Jones scurita per diventare la meticcia Pearl e un Gregory Peck incattivito per trasformarsi nel cinico figlio del padrone: che prima si sparano e poi, morenti, si cercano per un ultimo abbraccio) ma che funziona perfettamente anche per storie più struggenti e fantastiche, come quella dell’inafferrabile modella che ossessiona Joseph Cotten in Il ritratto di Jennie (Dieterle, 1948) o quella dell’eroina iper romantica che ci viene restituita dai molteplici giochi di specchi in Madame Bovary di Minnelli (1949, dove curiosamente fu scelta al posto di Lana Turner proprio per la capacità di “soffocare” la sua carica erotica ed evitare gli strali della censura insospettita da una visione troppo “liberal” dell’adulterio). O ancora quella della ribelle gallese di La volpe (Powell e Pressburger, 1950). Girò anche in Italia, con Vittorio De Sica (Stazione Termini , con Montgomery Clift) ma il film non è certo dei più significativi e anche L’amore è una cosa meravigliosa, nonostante il successo planetario, oggi rivela tutta la sua retorica sentimentale (ma era il 1955, e c’era la guerra fredda). A metà degli anni Cinquanta inizia il suo declino, nonostante gli sforzi di trovare ruoli all’altezza della sua fama (ma più che quarantenne è fuori parte per il ruolo di Nicole Warren in Tenera è la notte di Henry King, 1962) e una piccola parte in L’inferno di cristallo (1974) sarà il suo definitivo addio allo schermo» (Paolo Mereghetti, “Corriere della Sera” 18/12/2009).