4 marzo 2002
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Jones Quincy
• . Nato a Chicago (Stati Uniti) il 14 marzo 1933. Musicista. «Il patriarca riconosciuto della musica mondiale, l’uomo che ha scritto We are the world ma che ha lavorato con tutti i più grandi della musica Americana da Sinatra e Count Basie a Miles Davis, da Lionel Hampton a Michael Jackson, fino al rap e all’hip hop» (Paolo Biamonte, ”la Repubblica” 15/5/2004). «La musica è la forza positiva più grande del pianeta. Non si può vedere o toccare, ma appartiene all’epoca in cui viene prodotta e la influenza profondamente. astratta ma potente. L’ho imparato quando ho cominciato a comporre a tredici anni. E Dizzie Gillespie, Miles Davis, Bach, Mahler, Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Nino Rota usano le stesse dodici note eppure Dio dà l’ispirazione di comporre ogni volta qualcosa di diverso: una rivelazione [...] La mia infanzia è stata un inferno. Mia madre era schizofrenica, io e mio fratello siamo stati cresciuti da mio padre. difficile per un bambino che ha bisogno di insegnamenti e amore capire i cambiamenti di umore di una personalità schizofrenica. Questo ha inciso sulla personalità di mio fratello e lo ha poi ucciso a 65 anni. Io ho saputo trasferire il mio bisogno d’amore nella musica. Avessi avuto una buona famiglia forse non sarei diventato un bravo musicista. Ho trasformato la pena in gioia, come i musicisti blues» (Carlo Moretti, ”la Repubblica” 25/5/2003). «Da Count Basie a Michael Jackson, da Frank Sinatra a Ray Charles, Quincy Jones ha lavorato con tutti. Produttore, compositore, arrangiatore leggendario, 27 Grammy, non male per un bambino nato negli anni della Depressione in uno dei quartieri più duri di Chicago e arrivato alla musica mentre stava per commettere un furto. Si imbatté in un piano, si mise a strimpellare e da quel momento la sua vita è stata dedicata alla musica. [...] ”Sono cresciuto in una Chicago dominata dalle gang nere dove andare a scuola era un’avventura perché se solo camminavi nel marciapiede sbagliato venivi assalito. [...] Quando cresci nei ghetti hai due scelte: o ti unisci alle gang o cerchi di venirne fuori. [...]”». (l.sor., ”La Stampa” 6/11/2005).