Varie, 4 marzo 2002
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Jospin Lionel
• Meudon (Francia) 12 luglio 1937. Politico. Ex primo ministro francese. Famiglia protestante della piccola borghesia, è professore universitario di Economia. Negli anni 60 milita nelle file dei trotskisti. Nel 1973 si iscrive al partito socialista, diventando uno stretto collaboratore di Mitterrand. Nel 1981 diventa segretario del partito. Nel ’95 è il candidato socialista alle presidenziali. Perde il duello con Chirac, ma nel ’97 il partito socialista francese vince le amministrative e Jospin diventa primo ministro. Nel 2002 ritenta la sfida con Chirac, ma viene clamorosamente eliminato al primo turno. Al suo posto passa il candidato del Fronte Nazionale, lo xenofobo Jean-Marie Le Pen (che verrà sconfitto al secondo turno da un plebiscito in favore di Chirac). Poche ore dopo l’annuncio del suo tonfo elettorale, sale sul palco del quartier generale socialista e annuncia il suo addio alla politica: «Mi assumo la reponsabilità della sconfitta - dice ai suoi -. Ne traggo le conclusioni ritirandomi dalla vita politica». «Un leader che ha costruito la sua carriera sulle fughe calcolate e sull’indecisione. Durante la campagna per le Presidenziali del 1988, da segretario del partito, se ne andò alle Antille lasciando Mitterrand da solo. Sette anni dopo, quando fu lui a scendere in campo ci mise dei mesi prima di decidersi. Due tappe decisive per costruire la leggenda del moralista nauseato dagli scandali che allora bollivano a corte. Ma nel 2002 si suona un altro spartito» (“Il Foglio”, 24/11/2001) • «Anche quando sorride sembra di malumore. Quella sua eterna espressione severa, dietro la quale si nasconde forse un’intima serenità, gli ha giocato un brutto scherzo. Il paese sanguigno non gliel’ha perdonata. Ha finito con l’incarnare il rigore e l’onestà, due virtù che nude e crude non seducono nella civiltà delle immagini. Hanno bisogno di trucchi, di travestimenti. Senza cerone sprigionano pessimismo. La politica spettacolo ama il sorriso, la risata, spesso l’esige, anche se è finta e imbecille. Basta che esprima ottimismo […] Con lui se ne è andato il primo ministro che ha governato con maggiore efficacia in Europa negli ultimi cinque anni. Quello che ha conseguito i risultati più soddisfacenti: la crescita economica media (2,8 %) migliore e il calo della disoccupazione più importante rispetto ai grandi paesi vicini: Gran Bretagna, Germania, Italia. Quello che non è stato sfiorato da scandali. Di un’integrità senza macchia. Per una manciata di voti (per l’esattezza 194.558) è stato battuto da Le Pen al primo turno, ed escluso dal ballottaggio che avrebbe potuto vincere. A tradirlo è stata la sinistra divisa, rissosa. Un vecchio amico e compagno, Jean-Pierre Chevènement, presentandosi a parte, gli ha sottratto i suffragi indispensabili. È poi c’era quell’espressione troppo severa, quei gesti bruschi tanto poco telegenici. Quell’incapacità di sedurre elettori infelici che volevano essere capiti, rassicurati o vendicati. La sinistra che l’ha abbandonato, ha poi dovuto votare per Chirac al secondo turno. […] La storia lo ricorderà come un primo ministro umiliato dalla propria incapacità di comunicare col paese. Oggi ci appare un uomo politico scartato dalla Francia, negato all´Europa, perché troppo integro e rigoroso. Due virtù negative, se non accompagnate da un sorriso che piace» (Bernardo Valli, “la Repubblica” 7/5/2002).