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 2002  marzo 04 Lunedì calendario

KALADZE Kakhaber Samtredia (Georgia) 27 febbraio 1978. Calciatore. Del Milan e della nazionale georgiana

KALADZE Kakhaber Samtredia (Georgia) 27 febbraio 1978. Calciatore. Del Milan e della nazionale georgiana. Nel 2002/2003 e nel 2006/2007 ha vinto Champions League, nel 2003/2004 lo scudetto • «A differenza di Kakà, Kakahber Kaladze, l’altro Kaka milanista, quello senza l’accento, fatica a solleticare l’immaginario collettivo rossonero. Se infatti il talentino brasiliano si diverte ad addomesticare il pallone, lui con il pallone bada al sodo, gioca di potenza e non in punta di bulloni. Kakà è cresciuto con dentro l’allegria del Brasile, Kaka è diventato adulto di pari passo con lo sfacelo dell’impero sovietico. Kakà è coccolato da una famiglia borghese e praticamente perfetta, il papà ingegnere civile, la mamma insegnante, un fratello promettente difensore, altro che favelas e pomeriggi trascorsi a tirar calci sulla spiaggia! Anche Kaka ha un fratello ma suo padre e sua madre sono ormai consunti dal dolore dopo che Levan, studente universitario ventunenne, è sparito sulle verdi montagne che circondano Tbilisi, vittima di un feroce sequestro. [...] A differenza di Kakà e di gran parte dei suoi compagni di squadra, Kakahber Kaladze è un antipersonaggio. Nel Milan campione d’Europa è diventato un’icona anche Gattuso, Kaka invece è sempre rimasto ai margini della popolarità, quella vera. ”Di me si parla poco perché sono nato in Georgia, un piccolo Paese, un Paese povero. Eppure sono titolare [...] Fossi stato brasiliano, tanto per incominciare avrei avuto subito un altro stipendio e la gente mi giudicherebbe con occhi diversi. A cominciare da Galliani, che [...] dopo il successo per 1-0 a Mosca, alludendo alla nostra difesa parlò di tre professori e di un grande giocatore. Indovinate chi era l’unico a non essere professore? Ovviamente ci sono rimasto male. Ancelotti comunque crede in me, anche se sono georgiano, ed è questo che conta veramente”» (Alberto Costa, ”Corriere della Sera” 29/12/2003) • «Non dev’essere facile giocare a calcio con nel cuore l’angoscia per un fratello rapito: ansia, preoccupazione, soprattutto incertezza occupano in testa spazi che invece dovrebbero essere soprattutto per schemi, movimenti, avversari. Il rischio di brutte figure è latente e Kahka Kaladze l’ha subìto spesso, molto più di quanto supponesse Galliani, quando lo strappò al Bayern Monaco, pagandolo 30 miliardi di lire alla Dinamo Kiev, la squadra di Shevchenko. Provate a non avere notizie di vostro fratello per [...] mesi. Provate a pensare alla diagonale, senza sapere se lui è ancora vivo. Levan Kaladze, 22 anni, cardiopatico, è stato rapito il 23 maggio 2001 mentre usciva dall’ospedale in cui aveva appena effettuato un controllo al cuore ballerino. Gli si presentarono davanti in tre, qualificandosi per poliziotti: fu bloccato, immobilizzato, caricato a forza su un’automobile e fatto sparire. [...] La sera del rapimento, i malavitosi, probabilmente mafiosi ceceni, fecero pervenire la richiesta di riscatto: 600 mila dollari. Poi sparirono, dileguandosi anche nel silenzio. Kahka non avrebbe problemi a pagare, il Milan era anche disposto ad aiutarlo: 2 settimane fa il nuovo contatto. Al telefono, Levan parla con Karlo, il papà. ”Sono vivo, sto bene”: poche e confuse parole, poi una nuova richiesta di riscatto. Karlo contatta il figlio, che, dopo la partita con il Venezia (24 febbraio), vola subito a Tbilisi, la capitale della Georgia: 2 giorni in vana attesa, il dubbio che quella voce fosse anche contraffatta, nessuna notizia vera, nessun contatto, quindi lo sconsolato rientro a Milano. Di nuovo silenzio. Adesso, basta. Kakha Kaladze è convinto che in Georgia non sia stato fatto il possibile per trovare suo fratello e perciò ha scelto il sito Internet personale per lanciare in rete e al mondo un appello senza ritorno: ”O vi date da fare per trovare Levan oppure smetto di giocare per la Georgia”. Troppo facile, per un georgiano che vive e lavora in Italia, immaginare con rammarico cosa sarebbe successo se il rapito fosse stato il fratello di un suo compagno di squadra [...]» (Mario Chiari, ”Il Messaggero” 6/3/2002).