Varie, 4 marzo 2002
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KAPUSCINSKI Ryszard Pinsk (Bielorussia) 4 marzo 1932, Varsavia (Polonia) 23 gennaio 2007. Antropologo
KAPUSCINSKI Ryszard Pinsk (Bielorussia) 4 marzo 1932, Varsavia (Polonia) 23 gennaio 2007. Antropologo. Giornalista • «[...] uno dei più grandi reporter del mondo. [...] Aveva scritto libri e reportage straordinari dall’Africa, l’America latina, dalla Russia sovietica e dalle zone più calde del Medio Oriente. [...] Non era uomo di grandi alberghi, viaggiava tra i poveri dei poveri. Con loro aveva condiviso la paura e la fame. Aveva rischiato di essere bruciato, vivo, linciato, fucilato. Aveva superato una forma grave di malaria cerebrale e anche la tubercolosi. Ovunque, diventava parte del mondo che raccontava. In prima linea. [...] l’eroe che aveva sfidato l’inverno artico e la malaria dei Tropici, l’uomo che aveva assistito a ventisette rivoluzioni, traversato Africa e Sudamerica in guerra, vissuto il grande gelo della Russia sovietica e il rovente risveglio dell’Islam [...] l’autore di Ebano capolavoro sulla forza e fragilità del continente africano, scritto in quarant´anni di viaggi, o di Imperium, straordinaria testimonianza vissuta dal di dento del crollo dell’Unione Sovietica. Era lui, l’uomo che aveva fotografato come nessuno la caduta dello Shah di Persia e l’avvento al potere dell’ayatollah Khomeini, il giornalista che era stato capace di entrare nei segreti della corte dell’ultimo imperatore d’Etiopia e di raccontare le storie del greco Erodoto, vecche di due millenni, e di calarle negli eventi del mondo attuale. Kapuscinski, uno dei pochi giornalisti al mondo ancora capace di andare nei luoghi non illuminati dai riflettori, lontano, il più possibile lontan dall’informazione-spettacolo. [...] Era geneticamente incapace di criticare una persona. In Polonia girava voce che persino di fronte alla domanda ”Cosa pensa di Hitler?” avesse risposto con un memorabile: ”Non era una brava persona”.[...]» (Paolo Rumiz, ”la Repubblica” 24/1/2007) • «Pinsk, in Polonia Orientale, oggi Bielorussia. ”Era un gruppo di casupole perdute tra fango e galline”. Ma a Pinsk c’erano frammenti del mondo intero: ebrei, polacchi, armeni. Tutti scappavano da un solo nemico: i tedeschi. ”Questo movimento mi è rimasto nel sangue. Come un’ansia”. Poi, nel 1956, il primo incarico come giornalista. Visita l’India, il Pakistan e l’Afghanistan. Subito dopo diventa unico corrispondente dell’agenzia polacca Pap. Mentre gli altri vanno in America e in Europa, Kapuscinski ha a disposizione ”l’intero pianeta”. Vede rinascere il Terzo mondo e le speranze di popoli interi. L’Africa, l’America Latina, l’Asia diventano la sua casa. Nel lavoro lo chiamano ”il naso”. Annusa e centra, unico al mondo fra i corrispondenti esteri, almeno 36 colpi di Stato. Può scrivere 15, 20 righe. Ma quelle poche parole girano sempre il mondo. Diventa famoso. I suoi articoli si allungano. I giornali stranieri, il settimanale Time in testa, gli danno la caccia. Nel 1981 lascia l’agenzia. Diventa free lance. Gira il mondo da solo. Comincia la serie dei suoi libri. Guerra del football diventa un libro di culto. Segue Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate (1983), e nel 1994 l’opera che lo consacra: Imperium, viaggio di 60 mila chilometri nelle Russie» (’Panorama” 13/4/2000). «Nella storia del giornalismo rappresenta la personificazione del motto ”Andare, vedere, raccontare”, efficace sintesi dei compiti del reporter. Si può anche aggiungere che nella sua lunga carriera di inviato speciale ha consumato la suola delle scarpe in cerca di notizie (per citare un’altra frase fatta). Polacco, ha corso il mondo in lungo e in largo alla sua maniera: lontano dai grandi alberghi internazionali, fuori dal giro di quelli che contano, mischiato alle folle, usando i mezzi di trasporto locali, sistemandosi spesso in alloggi di fortuna. Così ha raccontato, per dieci anni, la trasformazione dell’Africa. Così ha raccontato in Imperium il crollo del colosso sovietico» (Annalisa Magone, ”La Stampa” 10/12/2001).