4 marzo 2002
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Katzenberg Jeffrey
• . Nato a New York (Stati Uniti) il 21 dicembre 1950. Produttore. Responsabile del settore animazione della Dreamworks (Chicken Run, Shrek). «Detto ”Mr. Animation”. L’uomo che ha favorito la rinascita del cartooning a Hollywood, rinvigorendo nel 1984 la Disney, proprio nel mezzo della peggiore crisi della sua storia. Sotto la sua direzione sono nati tutti i blockbuster dell’ultima generazione, dalla Sirenetta al Re Leone. Poi Katzenberg, noto per la sua inesauribile capacità lavorativa, che lo porta ad arrivare agli Studios alle sette del mattino per restarci fino alle dieci di sera, è diventato il più pericoloso rivale dell’’Impero del Topo”, quando è andato a fondare la DreamWorks insieme a Spielberg e Geffen, assumendo su di sé l’onere di tutte le produzioni animate della nuova major. Dopo un esordio controverso, con il kolossal biblico Il Principe d’Egitto e le polemiche legate a Z la Formica (John Lasseter della Pixar non gradì per nulla che si avviasse un progetto in computer grafica 3D sulle formiche, quando tutti sapevano che lui era già al lavoro sullo stesso tema per A Bug’s Life), l’animazione DreamWorks ha saputo dimostrare la duttilità del suo mentore. Ecco allora Katzenberg ovviare al mezzo flop del pur gradevole cartoon classico La strada per El Dorado, con i trionfi della plastilina animata di Galline in Fuga, per poi soffiare il primo Oscar per un lungometraggio animato a Monsters & Co., grazie all’irriverente parodia in computer grafica 3D di Shrek. [...] ”La computer grafica sta al disegno tradizionale come una e-mail a una lettera d’amore scritta a mano. L’emozione della carta, del segno, l’organicità della pressione sul foglio data dalla mano del cartoonist sono, al momento, irripetibili tecnologicamente. [...] D’altra parte il computer è amico del disegnatore, si tratta solo di riuscire a sfruttarlo al meglio. Basta pensare all’editoria: noi oggi leggiamo libri stampati ad altissima velocità, una volta i libri si scrivevano a mano, poi sono arrivati i caratteri di stampa di Gutenberg. Ecco, la computer grafica è ancora a quella fase [...] Nel cinema d’animazione, come in quello dal vero, conta una sola cosa: la storia. Non esiste stregoneria, trucco, effetto speciale, capace di salvare una vicenda dove la storia non è in grado di avvincere lo spettatore. La sfida è sempre quella di creare uno spettacolo capace di intrattenere il pubblico e a volte bisogna fare qualche sacrificio. Ricordo, ad esempio, quando lavoravo alla Disney e, dopo quasi un anno di lavoro, ci rendemmo conto che il progetto originario della Bella e la Bestia non funzionava. Abbiamo buttato tutto e ricominciato da capo: è stata dura, ma non avevamo scelta”. [...] è il Re Mida dell’animazione, però a leggere la sua biografia non si capisce come sia nato questo talento. A quindici anni faceva campagna elettorale per l’elezione a sindaco di John Lindsay, nel 1975 era assistente marketing alla Paramount e a trentuno anni ne era diventato capo della produzione, poi nel 1984 approda alla Disney e la stravolge. Cosa è successo? ”Devo confessare che me lo domando anch’io: è stato un percorso semplice, ma straordinario. Come spettatore avevo visto qualche cartoon da bambino, ma non avevo mai studiato l’animazione, né me ne ero interessato veramente. Quando arrivo alla Disney il mio boss di allora, Michael Eisner, mi indica un palazzo e mi dice: ’Qui si fa animazione, che da questo momento è un problema tuo’. cominciata così, nel peggiore dei momenti. All’epoca ho dovuto completare la produzione di Taron e la pentola magica, probabilmente il punto più basso dell’intera storia Disney. Non avevo scelto l’animazione, ero stato scelto da lei, ma con la fortuna di poter imparare quest’arte proprio là dove erano nate le pellicole entrate nella storia del cartooning: alla Disney [...] Ho cominciato ripercorrendo i processi produttivi di Walt Disney. Più studiavo il suo approccio al cinema d’animazione, più me ne innamoravo e mi rendevo conto di aver trovato il mio posto nell’industria dello spettacolo. Studiare il passato mi spingeva a sperimentare ogni forma d’animazione, così abbiamo rilanciato l’animazione tradizionale, poi con Lasseter ci siamo spinti sul terreno della computer grafica e con Tim Burton su quelli della stop-motion, per animare i pupazzi di Nightmare Before Christmas. [...] Quello che amo dell’animazione, oltre al fatto che è un lavoro di squadra, è che permette di rappresentare l’immaginazione allo stato puro: tutto quello che c’è sullo schermo va creato dal nulla, è il trionfo della creatività [...] l’animazione richiede i migliori talenti artistici in ogni campo: dal disegno, alla musica, alla recitazione, alle canzoni, quindi in ogni cartoon ci sono un sacco di star [...] credo che Pinocchio resti un capolavoro assoluto, lì Walt Disney ha raggiunto uno dei vertici della sua arte. Quel film è perfetto sotto ogni punto di vista: storia, grafica, animazione, fondali. Vedendo Pinocchio si capisce: siamo tutti figli suoi!”» (Oscar Cosulich, ”L’Espresso” 18/7/2002). «Vive in una casa piena di libri d’arte, ha un parco macchine nel giardino e tele di grandi pittori alle pareti [...] ”Arrivano decine di messaggi sul sito della Dreamworks e sul mio, in cui, con un tocco di umile megalomania, espongo i miei valori. Sì, amo l’elettronica, credo al contributo della tecnologia, ma concordo con Spielberg: dobbiamo controllarla, non esserne dominati. Abbiamo deciso che lo studio avrebbe privilegiato il cinema come strumento di dialogo e conoscenza”» (Giovanna Grassi, ”Corriere della Sera” 23/6/2001).