varie, 4 marzo 2002
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Keys Alicia
• New York (Stati Uniti) 25 gennaio 1981. Cantante. Si affermò nel 2002 vincendo 5 grammy su sei nominations (il premio che le sfuggì andò agli U2 di Walk on): trionfò per la miglior canzone (Fallin’), come artista rivelazione, per la miglior interpretazione vocale R&B, la miglior canzone R&B, il miglior album R&B • «Frutto di un mix di Dna diversi, madre italoamericana padre di colore. “Sono la figlia mezza nera di una madre bianca - spiega - che ha dovuto tirarmi su da sola. In casa, l’amicizia, l’amore che si sono sviluppati fra me e lei sono diventati un collante indescrivibile. È a mia madre che devo la passione per la musica ed è a lei che devo gli sforzi che mi hanno permesso di studiare il pianoforte sin da bambina. Spero, con quello che sto facendo, di poterla ripagare”. [...] Etta James, Aretha Franklyn, Gladys Knight ma anche Billie Holiday e Nina Simone sono tra le icone che hanno circondato la vita di Alicia. “A tutte loro devo moltissimo e se non ci fossero state ora non sarei qui”» (Luca Dondoni, “La Stampa” 3/12/2003) • «Da teenager a star. Consacrata da “Rolling Stone” che le ha dedicato la copertina e da “Vibe” che l’ha soprannominata “the Maestro”. […] È la nuova principessa del soul e del R&B aromatizzati pop, hip hop, techno e persino musica classica […] Un album d’esordio intitolato Songs in A Minor, scala le classifiche negli Usa e in Europa vendendo quasi 4 milioni di copie (in Italia è a oltre 50mila). Stupendo tutti con un’emozionante performance al concerto di superstar organizzato a New York per le vittime dell’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre. È sotto contratto con la J Records di Clive Davis, leggenda vivente della discografia mondiale. “È fantastico avere alle spalle la stessa persona che ha creduto in artisti come Miles Davis, Janis Joplin, Earth Wind & Fire”, sostiene Alicia, nata e cresciuta nei quartieri di Hell’s Kitchen e di Harlem, mamma d’origine italiana (Terri Augello, attrice di teatro) e papà afroamericano (Craig Cook, assistente di volo). Songs in A Minor, comunque, Alicia l’ha fatto praticamente tutto da sola. “Le canzoni che ne fanno parte vengono da molto lontano. Alcune sono nate quando avevo 12 anni”, racconta. E, siccome la mamma l’ha sostenuta nella voglia di fare musica espressa fin da bambina, Alicia confessa che l’album l’ha realizzato proprio “pensando alla mamma, una donna forte, la migliore amica”. Il suo successo non è un fulmine a ciel sereno, ma frutto di anni di studio. Spiega: “A 7 anni ho cominciato a studiare il pianoforte, supplicando la mamma di permettermi di farlo, anche se per lei non sarebbe stato facile nella sua condizione di divorziata. Il pianoforte l’ho sempre amato, anche nella sua forma materiale: quando ne vedevo uno in un negozio o in casa di qualche amico di famiglia mi fermavo lì per ore e ore a osservarlo, incantata. Ho una formazione di base classica che mi ha portato a studiare anche canto, armonia, composizione”. Di Alicia Keys colpiscono la grande sapienza nel toccare i tasti dell’amato pianoforte, la padronanza vocale e la forza espressiva dei testi delle sue canzoni. Più di un critico l’ha paragonata alla grandissima cantante soul Roberta Flack: “Sono cresciuta ascoltando lei, Aretha Franklin, Curtis Mayfield, Marvin Gaye e Isaac Hayes. Ma tra i miei idoli c’è anche Chopin: adoro i suoi Preludi”. Il videoclip di Fallin’, il singolo che ha lanciato il suo album, la mostra mentre va a fare visita al suo uomo in prigione. “Per dimostrare che tutti hanno bisogno d’amore”, sostiene. E confessa: “Il mio obiettivo è fare dischi finché vivrò. E mi piacerebbe, prima o poi, scrivere per altri artisti e produrli. Vorrei anche comporre colonne sonore e anche scrivere romanzi e sceneggiature per il teatro e per il cinema”. È pronta ad assicurare: “Non è facile instaurare un buon rapporto coi soldi e col successo. Voglio riuscire a usarli bene, senza permettere che diventino un’ossessione e lo scopo principale della mia vita”. Quanto alla sua bellezza, che è notevole, sostiene: “Preferisco coltivare quella interiore che l’esteriore”» (Gloria Pozzi, “Corriere della Sera” 28/11/2001).