Varie, 4 marzo 2002
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Khorkina Svetlana
• Belgorod (Russia) 19 gennaio 1979. Ginnasta. Allenata da Boris Pilkin, ha debuttato a livello internazionale nel ’92, dopo aver fatto parte della Nazionale sovietica juniores. Le prime medaglie nel ’94, ai Mondiali di Brisbane: argento al volteggio e alle parallele asimmetriche. Per tre volte campionessa del mondo (Losanna ’97, Gand ’01, Anaheim ’03), è stata la seconda ginnasta nella storia, dopo Nadia Comaneci, a vincere tre titoli europei: San Pietroburgo ’98, Parigi 2000 e Patrasso 2002. la dominatrice incontrastata delle parallele asimmetriche: dal ’94, ha vinto 2 ori olimpici, 5 mondiali e altrettanti europei. Premiata come atleta europea dell’anno nel 2001, assieme a Michael Schumacher, è la ginnasta con il maggior numero di elementi originali intitolati a suo nome nel Codice dei punteggi: ben sei. «Tutto in lei è teatro. Ogni salto, acrobazia, sguardo concupiscente, gesto accurato delle mani o smorfia studiata di quel faccino da cigno [...] Determinata, sexy, brillante e imprevedibile, complessa e affascinante come un’eroina dei romanzi di Dostoevskij [...] In lei c’è tutto e il contrario: l’ironia e il dramma, la leggerezza e il tormento. Nel suo sangue scorre arte, il suo fascino è unico in uno sport di bimbe in miniatura che sembrano costruite con la gomma vulcanizzata, la sua eleganza è regale, ma nel suo spirito c’è anche il piacere di stupire, il desiderio perverso di apparire e di conquistare, e una naturale curiosità per tutto ciò che è nuovo. Per questo, a 18 anni, posò in topless per ”Playboy”: tre fotografie, scelte accuratamente da lei, che la trasformarono in un sex symbol dello sport russo. ”Il desiderio di sperimentare è importante nella ginnastica - spiega - . Col mio allenatore sono sempre alla ricerca di nuove idee e, mi si creda o no, l’esperienza di ”Playboy” mi ha aiutato molto nella carriera sportiva. Mi ha insegnato a dare di me l’immagine migliore e mi ha tolto parecchie inibizioni. Se lo rifarei? Perché no! Davanti a un buon contratto, non avrei dubbi. Quanto all’essere sex symbol, in Russia è cambiato il modo di intendere lo sport, ora si tiene conto della sessualità di chi lo pratica. Le ginnaste indossavano body coprenti e anonimi, le atlete usavano pantaloncini lunghi fin sopra le ginocchia. La moda le ha liberate e le ha riempite di colori: oggi una gara femminile di atletica è più suggestiva di una notte al Moulin Rouge”. C uriosa e anticonvenzionale. ha l’indole della primadonna, al punto che abbandonò sdegnata un’intervista con un giornalista americano che le aveva chiesto se sapesse chi fosse Nabokov. ”Certo che lo conoscevo e so che molti mi hanno identificato nella sua Lolita: l’ho letto e mi è anche piaciuto. Ma quell’uomo voleva solo dimostrare che fossi ignorante e vivessi solo di palestre e pedane”. [...] ”Credo di aver sempre avuto un talento per recitare, ma alla maniera degli attori russi, non come Di Caprio che non mi dà emozioni”. [...] Boris Pilkin, l’allenatore ottuagenario che, lavorando su di lei, ha impresso alla ginnastica mondiale una svolta longitudinale, nel vero senso della parola. Mentre le avversarie volavano in avanti e indietro, lei si avvitava in aria su se stessa, creando combinazioni complesse e movimenti originali. Soluzione geniale, l’unica possibile per affrontare quello che, paradossalmente, nella ginnastica artistica è un problema: l’altezza ”eccessiva”. Con il suo metro e 65, sembra Golia in un bosco di elfi. U n gigante fascinoso, però, che oltre agli avvitamenti, ha puntato tutto sulla interpretazione, sulla linea fluida del corpo e due gambe lunghissime che muove come enormi forbici sottili. ”Pilkin - dice - è il mio secondo padre e il mio cervello”. E anche l’uomo che, con i risultati straordinari, è riuscito a farla accettare dal padre- padrone della ginnastica russa, Leonid Arkaev, un colonnello di ferro sostenitore delle bimbe esplosive innamoratosi infine di Svetlana, tanto da perdonarle tutto. Anche certi errori incredibili che hanno impedito alla Russia di conquistare l’oro a squadre e a lei stessa di vincere il titolo olimpico assoluto. A Sydney era la favorita, ma cadde dalle parallele asimmetriche, delle quali è la numero uno indiscussa, e due giorni dopo precipitò al volteggio a causa di una clamorosa gaffe dell’organizzazione: il cavallo era più basso di 5 centimetri. Scoperta la svista, Svetlana si rifiutò di ripetere il salto accettando di finire undicesima nella gara vinta dalla romena Raducan, poi positiva all’antidoping. Altri due giorni e Sveta si riscattò vincendo la finale delle parallele. E raccontò: ”Come ho superato lo shock del volteggio irregolare? Ieri non mi sono allenata: sono andata in giro per Sydney, sono entrata da un parrucchiere e mi sono fatta tagliare i capelli mentre un’assistente mi faceva la manicure”. Teatro puro, appunto, in uno sport in cui tutto invece avviene sottovoce, dai giochi delle giurie alle guerre federali. E anche per questo non è sempre stata amata. I suoi sorrisi ammiccanti mentre si rotola sulla pedana del corpo libero, il suo fascino evocativo e sottile ( non sfacciato come quello di un’altra regina Svetlana che l’ha preceduta: la bielorussa Boginskaia), la sua abilità nel guardare una telecamera come se fosse una montagna di profiteroles, hanno diviso gli addetti ai lavori ma di sicuro hanno unito i fans. [...] ”A 12 anni, dalla mia città, Belgorod, mi trasferii al Centro del Lago dei Cerchi, dove si preparava la squadra che sarebbe andata all’Olimpiade di Barcellona. A volte, guardando il bosco dalla finestra della mia stanza, pensavo che quegli allenamenti e quegli allenatori mi stessero rubando l’adolescenza. Ma oggi, quando incontro gli ex compagni delle elementari, non provo rimpianti. Cosa avrei fatto, del resto, se non mi fossi allenata tutto il tempo? Avrei venduto sigarette di contrabbando in qualche seminterrato”. [...] Forse ha ragione Leonid Arkaev: ”Svetlana Khorkina è come Anna Pavlova, la più grande ballerina classica del teatro Maryinsky: morirà sul palcoscenico”. Sipario» (’La Gazzetta dello Sport” 2/11/2002).