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 2002  marzo 04 Lunedì calendario

Kluivert Patrick

• Amsterdam (Olanda) 1 luglio 1976. Ex calciatore. Con l’Ajax vinse la Champions League 1994/95 (suo il gol decisivo nella finale contro il Milan). Giocò anche con Milan (1997/1998), Barcellona, Newcastle, Valencia, Psv Eindhoven, Lille • «In Olanda, quando esordisce nell’Ajax viene definito, con un pizzico di precipitazione, l’erede di Marco Van Basten. Per lui, 17 anni, centravanti dal fisico possente ma dalla mira difettosa, il paragone è un macigno che lo opprime fin dal debutto propiziato dal tecnico Van Gaal, il quale crede nelle sue qualità» (F.O., Enciclopedia dello Sport, Treccani 2002) • «L’impresa si segnalò da subito molto difficile, e non tardò a diventare impossibile. Avrebbe dovuto confrontarsi con un cigno, il cigno di Utrecht, e venne bollato come brutto anatroccolo. Il suo romanzo italiano fu tutto sbagliato. Altrove si è trasformato in cigno, soprattutto nel laghetto di casa. Adesso, Patrick Kluivert s’è ritagliato un bello spazio nella storia. [...] è diventato il re d’Olanda, il miglior cannoniere di tutti i tempi [...] Ha cominciato presto a segnare in nazionale: il 29 marzo 1995, a Rotterdam contro Malta in una gara per le qualificazioni europee: aveva 18 anni. E così ora ha superato Bergkamp ed è davanti a Faas Wilkes, l’ex campione dell’Inter degli Anni 50 che giocava con Skoglund e con un certo EnzoBearzot e che in arancione segnò la bellezza di 35 reti in 38 partite ( ma erano altri tempi). Ha lasciato alle spalle il mitico Johan Cruijff (quarto con 33 in 47 gare), ma soprattutto ha messo definitivamente alle spalle il cigno con cui ha dovuto, dai tempi del Milan, fare i conti: Marco Van Basten, il più grande centravanti della storia olandese e certo tra i più grandi nella storia del pallone. Che però in nazionale si è fermato a 24 reti in 58 partite, media di 0,41. Tra gli altri meriti, Kluivertha quello di essere riuscito a imporsi come prima punta, nel Barcellona e nell’Olanda, lui che si sente ed è soprattutto un attaccante di manovra. Forse è stato il primo di una lunga serie di equivoci che hanno caratterizzato la sua avventura al Milan. Ci arriva nel ’97 dopo i trionfi con l’Ajax (due scudetti, 1 coppa Campioni, varie Supercoppe) pensando di avere cometecnico Sacchi (secondo equivoco) e invece trova il Capello bis e il Milan più buio della storia recente. E trova veleni nello spogliatoio e Weah al fianco, col quale non andrà mai d’accordo. Risultato: 6 gol in campionato, 3 in coppa Italia e litigi col tecnico. Come quando un giorno, di fronte al rischio panchina, si sfoga facendo sapere di "non gradire un posto accanto all’allenatore e di essere arrabbiato coi tifosi che lo fischiano. I compagni? Vorrei che mi parlassero di più in campo: se non parlano, non mi aiutano". I compagni gli parleranno ancora meno, Capello gli risponde: "A lui non chiedo di fare tanti gol, ma di giocare da Kluivert. Si fa anticipare un po’ troppo. Al Milan tutti devono sapere che possono finire in panchina. Anch’io ai giocatori dico di parlarsi di più, ma prima di tutto ciascuno deve aiutarsi da solo". Il paragone con Van Basten, che nel Milan ha vinto tutto quello che si poteva vincere, diventa una bestemmia. L’anno dopo Kluivert fa solo la preparazionee il 31 agosto viene ceduto al Barcellona per "esigenze di bilancio". L’unico a rammaricarsene è Zaccheroni: "Per me è un grande giocatore, volevo utilizzarlo da attaccante esterno". Patrick in Spagna diventa fondamentale per ogni tecnico che passa: nel ’99 vince lo scudetto. Ma è soprattutto in nazionale che dimostra tutto il suo valore e comincia e prendersi delle rivincite. A Euro 2000, che gioca in casa, con la Jugoslavia fa poker: è record per gli europei. Galliani commenta: "Impressionante, ma nel calcio non bisogna avere rimpianti". Quelli spettano al centravanti arancione quando viene eliminato con l’Italia ai rigori: piange e c’è una bella foto che lo ritrae mentre viene consolato da Paolo Maldini, forse uno dei pochi senatori rossoneri che non gli mise i bastoni tra le ruote. Oggi, Patrick Kluivert deve affidarsi all’Olanda per avere soddisfazioni, dato che il suo Barcellona sta vivendo una crisi tecnica ed economica» (Fabio Bianchi, "La Gazzetta dello Sport" 9/6/2003).