Varie, 4 marzo 2002
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Knopfler Mark
• Glasgow (Gran Bretagna) 12 agosto 1949. Chitarrista. Fondatore dei Dire Straits • «Faceva il maestro, come Sting, prima di decidersi a imbracciare per mestiere la chitarra, inseguendo [...] gli arpeggi del suo idolo Eric Clapton [...] i Dire Straits erano dei marziani atterrati nell’era del punk [...]» (Angelo Aquaro, “Sette” n. 38/2000) • «[…] è la calma e l’educazione personificate […] “Amo rubare espressioni alla gente, memorizzarle. Ricordo che quando assassinarono Lennon scrissi un testo, Rudiger, che parlava di un cacciatore di autografi ossessionato. Lo completai nel ’96, per il mio primo disco solista, Golden heart […] Sin da piccolissimo ascoltavo musica americana alla radio. Poi i film di Hollywood. Primo disco e chitarra comprati? Lonnie Donegan e gli Shadows. A 6 anni. La prima chitarra, rossa, a 15 anni, la custodivo in fondo al letto […] Attingo dalla vita, i lavori che ho fatto. Giornalista, operaio, commesso, agricoltore, ho seppellito pecore, tagliato corna alle mucche... […] Quando cresci, come me, a Newcastle o Glasgow è con la working class che devi avere a che fare, quella canti”» (Paolo Zaccagnini, “Il Messaggero” 27/9/2002) • «Partner di lusso di Bob Dylan, autore di suggestive colonne sonore […] Timido, capelli sempre più radi, di poche parole intervallate da lunghi silenzi, antidivo per carattere, è un orso solitario che confessa di avere sciolto i popolarissimi Dire Straits quando si accorse di non essere più la persona che voleva essere, uno che si mette in un cantuccio a scrivere le canzoni che sente. […] “In origine ero un suonatore di chitarra, ma quando uno smette di frequentarla tutti i giorni e la riprende in mano ogni tanto, dopo aver finito di scrivere le canzoni, la prima che pensa è come cantarle. Oggi sono più un songwriter, un autore di canzoni. La musica mi fa sentire piccolo, umile. Suonare la chitarra non è semplice, devi studiare, devi esercitarti per ore. E io non ne ho, voglio seguire i miei figli, leggere i romanzi degli scrittori che amo come Martin Amis, Salman Rushdie, Don DeLillo, Penelope Fitzgerald, guardare un film o ascoltare qualche disco che ancora apprezzo, dall’ultimo Bob Dylan a Norah Jones, e soprattutto scrivere canzoni a metà strada tra il Tyne della mia giovinezza e il Mississippi dell´immaginario collettivo”» (Giacomo Pellicciotti, “la Repubblica”, 30/9/2002).