varie, 4 marzo 2002
Tags : Junichiro Koizumi
KOIZUMI Junichiro Yokosuka (Giappone) 8 gennaio 1942. Politico. Ex premier giapponese (2001-2006), eletto grazie alla promessa di far piazza pulita delle correnti che paralizzavano il suo partito, quello liberaldemocratico
KOIZUMI Junichiro Yokosuka (Giappone) 8 gennaio 1942. Politico. Ex premier giapponese (2001-2006), eletto grazie alla promessa di far piazza pulita delle correnti che paralizzavano il suo partito, quello liberaldemocratico. Melomane, appassionato di Verdi, Puccini, Wagner, Paganini. Al G8 ha realizzato il desiderio di visitare Genova. Appassionato di rock e teatro kabuki, sciatore, tennista. Il nonno fu ministro delle poste, il padre della Difesa. Fu eletto al Parlamento all’età di trent’anni, nel 1972, ministro della Sanità alla fine degli anni 80, delle Poste dal dicembre 1992 all’agosto 1993 (’La Stampa” 25/4/2001) • «[...] detto ”lupo solitario”, [...] un suo predecessore lo definisce ”peggio di un pazzo furioso”. Nonostante questa reputazione [...] detiene il primato di longevità alla guida di un governo, dopo Yasuhiro Nakasone. Un originale in tutto, a cominciare dal look, con quella criniera da hippy e l’amore dichiarato per l’heavy metal, i night, i kamikaze della seconda guerra mondiale e le opere di Wagner. Divorziato, padre di tre figli, è un personaggio che rompe gli schemi tradizionali della politica e della morale nipponica. Incontestabilmente di destra, è però l’uomo di rottura nel suo stesso partito che ha promesso di ”polverizzare” quando ne è diventato il leader» (’La Stampa” 9/8/2005) • « stato capace di interpretare il Giappone nuovo, quello dei ragazzi che si ribellano al conformismo, rifiutano il posto di lavoro fisso, si tingono la capigliatura arancione, o quello dei manager che hanno smesso di promuovere i dirigenti solo per meriti di anzianità aziendale e che invece di perdere giorni in tavole rotonde con i collaboratori impartiscono ordini, ”e chi non è d’accordo se ne vada”. Rappresenta il Giappone che ha il coraggio di dire la parola tabù: io. ”Io credo, io voglio, io farò. Io mi assumerò la responsabilità” [...] Con il suo istinto di showman si è creato un personaggio da primo piano: capelli lunghi, abiti chiari, cravatte sgargianti, fama di playboy, passione per la musica rock e le notti di baldoria. In realtà, racconta chi lo conosce, la sera torna a casa dai due figli, cena con loro e poi in poltrona ascolta musica classica. Per quanto poco convenzionale voglia pretendersi, la sua carriera di trent’anni nell’Ldp è stata ortodossa. Figlio e nipote di ministri, dopo la laurea in economia s’era candidato nel collegio appartenuto al padre, entrando in parlamento, e nelle file di una fazione fra le più conservatrici. Ha avuto incarichi ministeriali, alla Sanità, e poco alla volta si è spostato verso il fronte innovatore del partito, quello conscio del bisogno di prendere le distanze dall’elettorato delle campagne per conquistare i giovani e le città, dove invece è forte il seguito dei gruppi d’opposizione [...] Ha copiato in blocco i programmi degli avversari, ”riproducendo perfino gli errori di grammatica” dichiarano con rabbia i leader del Partito democratico: tagli alla burocrazia, privatizzazioni, liberalizzazione, fine dei sussidi alle industrie decotte, rinuncia ai lavori pubblici che servivano solo a comprare voti nelle campagne. E soprattutto ”basta lusinghe di una svolta economica indolore, senza sacrifici, senza traumi, senza una crescita della disoccupazione”» (Renato Ferraro, ”Corriere della Sera” 28/7/2001) • «Che sia un tipo un po’ strano (henjin, ”sei un eccentrico”, che in giapponese è un grave insulto, gli urlò [...] Makiko Tanaka, all’epoca ministro degli Esteri e figlia del premier Kakuei, arrestato per lo scandalo Lockeed, dopo essere stata licenziata su due piedi), un po’ crudele (una violenza carnale in gioventù tacitata da un assegno del padre, un divorzio salomonico con due figli a lui affidati ai quali non è stato più consentito di vedere la madre e un terzo nato dopo il divorzio, che si rifiuta di incontrare, voci di un figlio non riconosciuto con una hostess coreana) e anche un po’ megalomane lo ammettono tutti. Anche lui stesso. [...] subito dopo aver sciolto il Parlamento perché gli aveva votato contro il suo cavallo di battaglia, la privatizzazione delle poste (la più ricca istituzione finanziaria al mondo: oltre 3 mila miliardi di dollari), si è addirittura paragonato a Galileo. Sostenendo che, come il genio italiano aveva sostenuto contro tutti che era la Terra a girare attorno al sole e non viceversa, lui sta dimostrando che la politica giapponese non gira più attorno alla Balena Gialla, il partito liberaldemocratico che, fatta eccezione per nove mesi nel 1993, ha ininterrottamente governato il Giappone. Adesso il centro è lui, Junichiro Koizumi, ”il riformatore”. Davvero? [...] politico giapponese atipico, appassionato di Elvis Presley e della musica lirica, dalla battuta pronta e dai gusti sofisticati (è membro di Slow Food, al cui presidente, Carlo Petrini, ha [...] concesso una lunga udienza, nominandolo consulente ad personam), ma con un passato poco edificante sia dal punto di vista delle relazioni personali che, soprattutto, delle frequentazioni. [...] su di lui in molte redazioni di giornali ci sono voluminosi dossier che la stampa, [...] custodisce senza pubblicare. [...]Che Koizumi e il suo intero casato sia quanto meno ”contiguo” all’Inagawa-kai, la terza cosca mafiosa per potere e numero di adepti del Giappone (le prime due sono la Yamaguchi-gumi, presente a Osaka e nel Sud; la seconda è la Sumiyoshi-kai, ben radicata nel Nord e a Yokohama), è stato dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, dallo scoop di due coraggiosi giornalisti di ”Friday”, un settimanale specializzato in scandali e scoop. In unintervista, mai smentita, l’oramai ultraottantenne Kiyoshi Takeuchi, per oltre trent’anni responsabile della campagna elettorale di Koizumi, ha ammesso di aver fatto parte della cosca Inagawa, guidata dal boss Susumu Ishii, al cui funerale, nel 1991, parteciparono almeno un centinaio di parlamentari, compresi alcuni dell’opposizione. [...]» (Pio D’Emilia, ”L’espresso” 25/8/2005).