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 2002  marzo 04 Lunedì calendario

KOSTNER Isolde Ortisei (Bolzano) 20 marzo 1975. Ex sciatrice. Arruolata nel corpo delle Fiamme Gialle, ha debuttato in azzurro nel ’91

KOSTNER Isolde Ortisei (Bolzano) 20 marzo 1975. Ex sciatrice. Arruolata nel corpo delle Fiamme Gialle, ha debuttato in azzurro nel ’91. Con l’argento nella discesa di Salt Lake City 2002, ha ottenuto il miglior risultato in ogni epoca di una velocista azzurra ai Giochi. Ha vinto anche due titoli iridati (’96 e ’97, in SuperG); nel 2001 al Mondiale di St. Anton è stata seconda in SuperG. Ai Giochi ’94 è stata terza in discesa e in SuperG. Nel 2000/2001 e 2001/2002 ha conquistato la Coppa del mondo di discesa, prima donna italiana a fare il bis • «Il suo primo paio di sci Isolde Kostner li cavalcò in salotto. Erano piccoli, di plastica, bianchi con la scritta blu della marca. Isi aveva 2 anni e nove mesi, era il regalo che più aveva desiderato, non c’era il tempo di aspettare l’indomani e provarli sulla neve. Ma chi crede che questo sia l’unico amore di Isolde si sbaglia. Certo, lo sci l’ha resa famosa, ma il suo primo vero colpo di fulmine è stato l’hockey su ghiaccio. Colpa di un cugino, Erwin Kostner, grande campione ed ora allevatore in CantonTicino del giovani talenti dell’Ambrì Piotta, e della cultura di un’intera famiglia, da papà Ulrich, decoratore del legno, a mamma Oliva, ai due fratelli maggiori, alla sorellina Silvia, 21 anni, che ora lavora in banca. Da piccola Isi in inverno bagnava il prato davanti casa sino a ghiacciarlo. Quando c’era tanta neve, con i compagni costruiva anche le sponde e poi via a giocare. Da attaccante naturalmente, davanti alla porta avversaria. Lo sci? Tutto è cominciato con le scampagnate domenicali della famiglia Kostner, i picnic sulla neve, le prime scivolate sui campetti. Poi un centro Fisi le diede i primi rudimenti e successivamente andò allo sci club Ortisei. La prima vittoria? In gigante, anzi, un gigantino, quando era in prima elementare. Aveva il numero 2, la numero 1 cadde e sul gradino più alto del podio salì lei. Non sapeva che ci avrebbe preso gusto... Ma c’era un problema. Isi da ragazzina vinceva, ma il suo stile non era bello da vedere, quelle gambe larghe non erano il massimo dell’estetica. Oltretutto non appoggiava bene il peso sullo sci esterno, quello che nei canoni sopporta il peso vero della curva. Così quando aveva 12 anni il suo allenatore la costrinse a riunire gli sci. ”Le tue ginocchia si devono toccare”, le disse. E lei ci provò, ci riuscì anche, ma i suoi risultati precipitarono. La salvò il norvegese Furuseth, che nella seconda metà degli anni Ottanta in coppa del Mondo introdusse il concetto dell’indipendenza di gambe. E, quando l’allenatore si stancò di ripeterle cento volte la stessa cosa e le disse: ”Scia un po’ come vuoi”. Isi riallargò i suoi sci e riprese a vincere. In quello stile c’era già il seme dei suoi successi, la grandissima scorrevolezza, la stabilità, la capacità di non caricare troppo uno sci e trasformarlo in un freno. La sua prima tuta della nazionale la vestì nel ’91 a 16 anni, nella squadra C. Era emersa nelle gare Fis dove batteva le azzurre anche con qualche annetto più di lei. Ma non è stata solo una discesista: il sul primo titolo italiano l’aveva vinto a 15 anni nello slalom della categoria giovani. Poteva saltare nella squadra B la stagione successiva, ma preferì rimanere in C per farsi allenare ancora da Valerio Ghirardi, un binomio che ancora continua. L’esordio in coppa del Mondo avvenne nelle finali del ’92 a CransMontana, in Svizzera, una specie di gita premio dopo i buoni risultati, per lei e Simona Novara. I tecnici credevano in lei, nella sua serietà, nella sua applicazione, in quella sua scorrevolezza naturale. Nella stagione ’93/ 94 entra in squadra A dopo aver vinto a Colere il titolo mondiale juniores: 11ª nella prima discesa a Tignes, 25ª a St. Anton e la prima vittoria al terzo assalto: nella discesa di Garmisch il 28 gennaio 1994. Quel giorno la gara venne sospesa per oltre un’ora, in mezzo al canalone che porta al finale c’era il corpo esanime di Ulrike Maier, che si era spezzata l’osso del collo volando contro il picchetto di una fotocellula dell’intertempo. In quel lasso di tempo la pista si velocizzò e l’azzurra ne approfittò. Vinse, ma non gioì. La conferma che l’Italia aveva davvero trovato una stella arrivò meno di un mese dopo ai Giochi olimpici di Lillehammer. La Kostner non ancora 19enne conquistò il bronzo della discesa e del superG. Era educata, un po’ distaccata, ma non amò affatto quel soprannome di ”Puffo” che ispirava il suo viso rotondo e la tuta completamente azzurra della squadra italiana. In squadra la chiamavano invece ”Tarta” , come tartaruga, perché nelle prove in palestra la sua schiena era rigida come il carapace appunto di una tartaruga. Che differenza con questi giorni, quando Kronen Zaitung, il più diffuso quotidiano austriaco, sfogliando il calendario della Carrera dove Isi appare in vestito da sera tigrato su un campo da golf e in costume da bagno sul ponte di una barca a vela, l’ha definita la sex-symbol della coppa del Mondo. Un titolo che la Kostner rifiuta con decisione, ”Questo proprio non lo voglio diventare”, sbotta. Ma anche il fisico statuario che appare sotto il due pezzi nero nella copertina del calendario è la dimostrazione del lavoro di questi anni. Anni di palestra per sciogliere la schiena e quello che doveva essere l’allenamento per andare più forte l’ha pure modellata come donna. Il suo carattere però nel tempo non è cambiato. Isi si è affinata, bada di più al look, dimostra in ogni occasione quella femminilità che la tenuta di gara con cui siamo abituati a vederla comprime sempre, ma non manca di essere riservata. [...]» (Pierangelo Molinaro, ”La Gazzetta dello Sport” 1/2/2004). «Il 29 gennaio 1994 la libera di Garmisch uccise Uli Maier e regalò la prima vittoria in Coppa del Mondo ad una diciottenne gardenese. Che riuscì appena a sorridere, comprendendo giusto nell’ora del trionfo, quale fosse il peso di una corona ai piedi di una croce. Ma di che pasta dura fosse lo si capì subito dopo, in Norvegia, all’Olimpiade di Lillehammer: bronzo in libera e bronzo in SuperG, un uno-due agli scettici, all’esercito degli esperti che, tutto sommato, ben poco avevano capito di lei. E noi ricordiamo che quando finalmente poi potè esplodere di felicità quel viso rotondo rosso di salute, alcuni giornalisti americani, fanatici dei soprannomi, ci domandarono: come possiamo chiamarla? Rispondemmo, cogliendola così luminosa ed illuminante sul podio: ”Sunface”, ”Faccia di sole”. Gli americani gradirono rumorosamente» (Carlo Grandini, ”Corriere della Sera” 10/3/2001). «Uno degli sponsor principali dell’azzurra, la Ferrero [...] ricorda a mo’ di battuta che ”la giornata di un calciatore costa più di una stagione della Kostner e che la resa della sua esposizione è largamente superiore al braccio di Barrichello» (Flavio Vanetti, ”Corriere della Sera” 10/3/2001). «A vederla seduta in poltrona mentre lavora all’uncinetto, il suo hobby preferito, non diresti mai che è la donna al mondo più veloce sugli sci. E anche la faccia paffutella inganna: è un’atleta che passa giorni e giorni in palestra, che corre, che non si stanca mai di salire e scendere sulle montagne [...] Dietro le quinte è una persona che non trascura la sua femminilità, quando gareggia non dimentica mai gli orecchini di perla, che ha gusto nel vestire, anche se preferisce il casual all’abbigliamento elegante. soprattutto una ragazza curiosa. Ama approfondire. Quando può visita musei e mostre di tutti i tipi. Parla tedesco, italiano, inglese e ladino e legge libri in ognuna di queste lingue. Sembra non essere preda di scaramanzie diffuse fra chi pratica sport pericolosi. Un tempo amava indossare sempre la stessa canottiera. Ora non pratica più gesti rituali. Si fida della sua abilità. Anche se in qualche occasione non nasconde di avere paura: ”Quando le piste sono a rischio vado con il freno a mano tirato. Non è giusto farsi male stupidamente, per dimostrare qualcosa” [...] Al di fuori dello sci, per quanto riguarda lo sport, ha una sola grande passione: l’hockey su ghiaccio che segue con attenzione . Qualche volta lo gioca. Nel calcio le piace, tiepidamente, come personaggio, Alex Del Piero. Poi è tifosa, ma senza smanie, della Ferrari [...] Molto religiosa, in qualsiasi parte del mondo viaggi non passa settimana senza assistere alla messa. [...] Fino a un paio d’anni orsono era un po’ tormentata dal fatto di doversi sottoporre a un regime di dieta per non ingrassare. Adesso il problema non esiste più e mangia di tutto. Adora il miele, del quale è ghiottissima» (Cristiano Chiavegato, ”La Stampa” 10/3/2001). Ama «passeggiate in montagna, arrampicate, tennis. E il letto: mi piace molto poltrire. La mia camera è piena di coppe ed è tappezzata coi pettorali delle gare che ho vinto. Ma su un letto apposito conservo ancora le bambole e i pelouche con i quali giocavo da bambina» (’Corriere della Sera” 28/1/2001).