Varie, 4 marzo 2002
LAVIA
LAVIA Gabriele Milano 11 ottobre 1942. Attore. Regista. «Nessuno potrà mai dire che sia un uomo di teatro legato a un genere o a uno stile. Magari si è consegnato per indole o per elezione a una visione nerastra del mondo, magari è finito dentro la frammentazione ”cubista” dei sentimenti; però, all’interno di questa cifra, ci appare mutevole e imprevedibile, quasi un atleta del repertorio [...]» (Osvaldo Guerrieri, ”La Stampa” 27/11/2003). Divenne famoso grazie agli sceneggiati televisivi. «Sì, ma quello era un momento in cui andavano in onda, in prima serata, lavori come Adelchi, Spettri o altri capolavori. Quando noi attori venivamo chiamati per gli sceneggiati di Majano, sbuffavamo: li consideravamo dei fumettoni popolari. Ma al cospetto delle fiction di oggi, quei lavori erano da Oscar. Io non reggo più di un minuto a vedere i serial televisivi che propongono adesso: sono orrendi, possono andar bene solo per essere inzeppati di pubblicità». Suo sogno, non recitare: «Sembrerà strano, ma odio espormi sotto i riflettori, mi vergogno, ho paura. Preferisco stare dietro le quinte, preparare uno spettacolo: sono talmente abituato a curare più i personaggi interpretati dagli altri, che la sera della prima non so mai la mia parte. Una tortura”. stato a lungo sposato con l’attrice Monica Guerritore». «Io sono milanese per sbaglio, perché in realtà sono siciliano. I miei genitori erano siciliani e mio padre lavorava al Banco di Sicilia. Da Milano ci spostammo a Catania e poi, quando avevo nove anni, fui trasferito a Torino dove vissi fino a dicannove anni. In un certo senso è un po’ la mia città […] Quando scelsi di fare l’attore a mio padre venne addirittura l’ulcera […] Quando faccio solo il regista o solo l’attore è un po’ come fare una passeggiata, fare entrambi è un incubo. stare contemporeneamente in platea e in palcoscenico […] Non mi piaccio quasi mai […] Il cinema è il mio amante segreto. Secondo me è più bello del teatro. A teatro mi annoio quasi sempre, al cinema quasi mai, anche se vedo Pierino. Il cinema ha sempre avuto il coraggio di fare cose diverse. Si ricomincia dalla pagina bianca, il teatro invece no, si sfoglia un libro dove tutto è già scritto» (Alain Elkann, ”La Stampa” 17/1/1999).