4 marzo 2002
LEAR Amanda
LEAR Amanda. Nata ad Hong Kong il 16 gennaio 1946 (secondo altre fonti a Saigon, Vietnam, nel 1939). «Già modella di Salvador Dalì, provocatoria, disinibita, autoironica, è diventata famosa nel mondo dello spettacolo suscitando scalpore e curiosità con la sua pretesa ambigua identità sessuale. In televisione ha partecipato a programmi musicali e di intrattenimento [...] Nel 1983 ha debuttato come conduttrice in Premiatissima; nel 1984 e nel 1985 ha presentato con Andrea Giordana W le donne [...] Nel 1989 in Ars Amanda ha intervistato per Raitre personaggi famosi comodamente distesa su un letto» (Aldo Grasso, Enciclopedia della Televisione Garzanti, 1996). «’Uomo? Donna? Io sono ciò che mi si crede”, rispose una volta [...] all’ennesima domanda (inevasa) sulla vera natura del suo personaggio che, come ha scritto il mensile francese ”Femme”, ”ha disegnato una traiettoria che va da Dalì a Berlusconi, passando per David Bowie e Brian Ferry”. Protagonista di mille storie, tante verità. poche certezze [...] dalla fine degli anni Sessanta in poi: mannequin (sfilò per Paco Rabanne e Yves Saint Laurent), musa di Salvador Dalì, amica di rockstar quali John Lennon, David Bowie e Brian Jones (si dice che Miss Amanda Jones, canzone dei Rolling Stones, sia dedicata a lei), cantante disco, icona gay, pittrice, presentatrice televisiva. Dalla data di nascita (dal 1939 al 1950 ogni anno è quello buono) alla presunta transessualità (si chiamava veramente Alain Maurice Tap?), la sua vita è un mistero [...] Nelle sue memorie, il colombiano Carlos Lozano, ex ninfetto di casa Dalì, ha scritto: ”Lei (Amanda Lear, ndr) era il suo più grande successo. Il ragazzo diventato la donna che tutte le ragazze sognano di essere e che tutti gli uomini desiderano”. ” stato Dalì a creare l’ambiguità del personaggio da grande pierre quale era”, replica [...] il fotografo parigino Denis Taranto, che la frequenta dal 1970. [...] ”Diceva che era un uomo, poi diceva che era una donna, giocava con gli articoli maschile e femminile della lingua spagnola. Io credo che sia una leggenda, come il passato da stripper con il nome d’arte di Peeki d’Oslo. L’ho conosciuta che arrivava da LOndra, dicevano che aveva avuto esperienze con la droga e che tentava di sfondare nel mondo del rock. Lo stile? Quello di tante altre ragazze dell’epoca. Capelli lunghi, dritti e con la frangia, minigonna e gambe lunghissime. Molto ambiziosa”. ”Ce ne parlò un amico che viveva a Londra. Amanda aveva appena terminato un tour con David Bowie. Non credo fosse una groupie (ragazze destinate ai passatempi sessuali delle rockstar, ndr). Era una che si muoveva tra il jet-set e l’ambiente del rock. Conosceva tutto e tutti”, ricorda Carmelo La Bionda, con il fratello Michelangelo inventore della disco music italiana [...] che nel 1977 lanciarono Amanda Lear come reginetta dance grazie al tormentone Tomorow [...] I fratelli La Bionda la portarono a Monaco di Baviera [...] ”[...] Come paroliere era molto brava, Non conosceva la musica e registrava su nastro le melodie che le venivano in mente. Per farsi promozione scriveva degli articoli su se stessa e li firmava con lo pseudonimo di Carla Volkswagen [...] I documenti ufficiali, i contratti, invece li ha sempre firmati come Amanda lear, il nome che aveva sul passaporto inglese. Non fu facile trovare un discografico disposto a rischiare e lei ogni tanto si deprimeva [...]”» (Roberto Rizzo, ”Sette” n. 7/2002).