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 2002  marzo 04 Lunedì calendario

LeBon Simon

• Bushey (Gran Bretagna) 27 ottobre 1958. Cantante. Dei Duran Duran • «[...] il bambolotto ipogonadico che diventò l’Elvis dei new romantic. [...] sposò la top model Yasmin Parvaneh (che gli ha dato tre figlie) [...]» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 6/6/2005) • «[...] Tanti anni fa confessò: ” un fatto di pelle, di odore. Sento da sempre di avere una forte individualità in tutte le situazioni della vita, non solo da cantante. Ma credetemi, essere diverso dagli altri non è sempre un vantaggio. Pensano che tu sia uno snob o che giochi a fare il superior” [...]» (Mario Luzzatto Fegiz, ”Corriere della Sera” 6/6/2005) • «[...] il più grande idolo pop degli anni ’80, quando Duran Duran e Spandau Ballet si spartivano il cuore delle teenager e una di esse, Clizia Gurrado, s’inventava l’istant book più sfogliato nei licei italiani: Sposerò Simon Le Bon [...] tra l’isola di Wight e Plymouth, il marinaio Le Bon rischiò seriamente la vita. ”Sono, letteralmente, un sopravvissuto”. Simon, appassionato velista, era una pop star all’apice del successo che aveva deciso di regalarsi un giocattolino di 28 metri, il Drum of England (pagato 3 miliardi delle vecchie lire), con cui partecipare alla regata dei suoi sogni da bambino. Migliaia di ragazzine urlanti salutarono il colpo di cannone della Fastnet Race 1985, lo sguardo puntato sul Drum in un clima di eccitazione da concerto rock. Ma l’imprevisto era in mare, qualche virata più in là. Simon ricorda bene quel giorno. ”Eravamo in navigazione quando, all’improvviso, la chiglia del Drum si staccò e la barca si capovolse al largo della costa di Falmouth”. Assieme a cinque membri dell’equipaggio, Le Bon rimase imprigionato sotto coperta. ”Dormivo. Fui buttato giù dalla branda e mi resi conto di essere un topo in trappola. Sapevo che la guardia costiera seguiva la regata e che qualcuno, prima o poi, sarebbe venuto a liberarci. Ma quando l’acqua arrivò all’altezza del petto e l’aria cominciò a saturarsi di gas, mi resi conto che mi restava davvero poco da vivere”. Fu Jonathan, il fratello di Simon, a prendere in mano la situazione. ”Nuotò sotto lo scafo e riemerse in superficie. Avvertì i soccorritori che là sotto c’erano ancora dei marinai. Dopo un periodo che mi sembrò interminabile, qualcuno riuscì a raggiungerci. Un sommozzatore mi afferrò e mi trascinò verso la superficie. Avevo respirato molto gas ed ero intontito: cominciavo a pensare che non ce l’avrei mai fatta... Poi, dentro di me, qualcosa si ribellò all’idea della morte. Simon, mi dissi, a 26 anni hai il mondo in pugno: è un po’ presto per andarsene! E così trovai l’ultima insperata riserva di energie per riemergere”. Chi nel 1985 non era maggiorenne ricorda [...] le foto del ritorno di Le Bon in porto: il volto paonazzo, lo sguardo perso nel vuoto, l’interminabile abbraccio con la moglie Yasmin, modella e madre dei suoi tre figli. [...] La vela per Le Bon è più di un hobby da monumento impolverato. Cresciuto nei dintorni di Londra, Simon è stato contagiato dalla passione per le barche sin da ragazzino: ”I miei genitori comprarono una barchetta ai miei fratelli e a me, che la domenica rappresentava un ottimo alibi per non andare in chiesa. Cominciai a trascorrere tutte le estati a Poole, nel Dorset, e imparai a navigare su barche un po’ più grandi”. Nell’85, poco dopo l’incidente nel Fastnet, Le Bon partecipò con il Drum of England alla Whitbread, il giro del mondo a vela in equipaggio, piazzandosi terzo. Una regata per marinai veri, sette mesi senza doccia calda e gridolini delle ammiratrici: ”Una delle esperienze più toste e più belle della mia vita”» (Gaia Piccardi, ”Corriere della Sera” 9/8/2005).