4 marzo 2002
Tags : Janet Leigh
Leigh Janet
• (Jeanette Helen Morrison). Nata a Merced (Stati Uniti) il 6 luglio 1927, morta a Los Angeles (Stati Uniti) il 4 agosto 2004. Attrice. «Tutta una carriera condizionata da una doccia, un urlo e una pioggia di pugnalate. Torrenziale l’aneddotica intorno a Psyco, il film di cui stiamo parlando, che non fece vincere a Hitchcock l’Oscar per l’anno 1960 perché al suo posto lo vinse, meritatamente, Billy Wilder con il film L’appartamento. Il regime hollywoodiano di autoregolamentazione impediva che si mostrasse la nudità, e infatti Janet Leigh ovvero la ladra Marion Crane massacrata dallo psicopatico Norman Bates (Anthony Perkins) nel suo lugubre motel durante la prima parte del film, non era nuda ma sembrava lo fosse perché indossava un abito color carne. Così come impediva che si rappresentasse troppo realisticamente un atto di violenza così brutale come quello di una lama che si accanisce su un corpo. Eppure milioni di spettatori hanno creduto di vedere entrambe le cose (anche la censura bocciò in un primo tempo il film dicendo che si vedeva il seno di Janet Leigh) in quella scena che Hitchcock realizzò e montò per accumulo di un gran numero di brevissime inquadrature, pare fossero addirittura una settantina per un totale di circa un minuto, che non danno il tempo di vedere veramente ma creano nell´insieme un effetto fortissimo. L’attrice trascorse, si dice, una settimana nella finta cabina doccia per girare quella scena, dopo di che dichiarò, tenendo a sottolineare che si trattava di una dichiarazione sincera e non di una trovata pubblicitaria, che mai più avrebbe fatto una doccia in vita sua. Prima di scegliere lei Hitchcock aveva scartato molte altre candidate tra le quali alcune famose, da Eva Marie Saint a Lana Turner. La leggenda fiorita attorno al sadismo di Hitchcock dice che sul set volle che l’attrice venisse sorpresa da un getto di acqua gelata nel momento in cui l’assassino cala il pugnale su di lei: evidentemente per rendere la sua espressione di terrore più credibile. Il regista pretese che nei cinema fosse impedito al pubblico di entrare a film iniziato: allora una stranezza. La carriera di Janet Leigh inizia alla fine degli anni Quaranta e dura fino a tutti gli anni Settanta. Con June Allyson e Liz Taylor è una delle Piccole donne del film di Mervyn Le Roy nel ’49. accanto a Mel Ferrer in Scaramouche nel ’52 e accanto a Jimmy Stewart interpreta Lo sperone nudo di Anthony Mann. Accanto al marito Tony Curtis è in Il mago Houdini e in I vichinghi. Ma, rispettivamente due anni prima e due anni dopo Psyco, i due film più importanti ai quali partecipa sono L’infernale Quinlan di Orson Welles dove è la signora Vargas, cioè la moglie dell´onesto poliziotto messicano Charlton Heston; e Va’ e uccidi di John Frankenheimer, prima versione cinematografica del romanzo The Manchurian Candidate dove un sergente americano torna dalla Corea trasformato in sicario dal lavaggio del cervello dei comunisti» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 5/10/2004). «Pur entrata nella storia del cinema per quell’urlo nella scena horror di 45 secondi di Psycho, è stata un’attrice brillante e versata per il musical e la commedia. Bella ma non appariscente, iniziò come modella e cantante senza aver la pretesa di turbare i sogni maschili: infatti fu notata da una donna, Norma Shearer, moglie del boss della Mgm Irvin Thalberg, che nel ’47 la fece scritturare per La cavalcata del terrore, a 50 dollari la settimana. La salottiera Mgm usò il suo aspetto dolce e gentile, per kolossal sentimental-familiari, da Piccole donne alla Saga dei Forsythe. Miss Leigh amava la commedia, soprattutto quella musicale (sgambettò a lungo sulla chorus line di Broadway), ed eccola in piccoli classici del genere ”dietro le quinte” del teatro: Parole e musica (biografie di Rodgers e Hart), Mia sorella Evelina col giovane Lemmon; e sarà psicanalista in Tre sul divano di Jerry Lewis. Accettava qualunque genere, a volte come ornamento, come nel western Lo sperone nudo con James Stewart, nei Vichinghi con Kirk Douglas; altre volte magari per stare col marito Tony Curtis, con cui formò una coppia felice sugli schermi, dal Mago Houdini alla pochade Chi era quella signora? con Dean Martin. Ingenua, maliziosa e bionda come voleva la Hollywood un po’ maschilista e acqua e sapone anni ’50, come Debbie Reynolds, June Allyson e Doris Day, ancora sotto il tallone ipocrita del codice Hays che proibiva i baci veri e i letti matrimoniali, fu capace di molti pasticci affettivi: racconterà poi tutto nell’autobiografia di successo There really was a Hollywood. Fu ”scoperta” drammatica da Orson Welles, che nel ’58 la scelse per il suo memorabile barocco noir kafkiano L’infernale Quinlan [...] Subito dopo questo ruolo squillò il telefono ed era Hitch, che le offriva, dopo molti dubbi (si era parlato di Eve Marie Saint, Hope Lange, Lana Turner...), 25.000 dollari per il ruolo di Marion Crane, l’impiegata ladra di Psycho, l’eroina più sfortunata del suo cinema, che aizza inconsciamente la perversa libido di Perkins che, travestito da maman, la pugnala nella doccia. [...] per le sequenze scabrose c’era la controfigura, una fulva ballerina, Marli Renfro, pagata 500 dollari. Raccontava la diva: ”Hitchcock voleva una certa vulnerabilità, una certa morbidezza, la mia era una donna ordinaria, semplice, frustrata, quasi zitella. Gli piaceva farmi arrossire, mi spaventava mostrandomi all’improvviso la mamma di Bates impagliata. Ma mi spiegava anche a cosa dovevo pensare: il mio ruolo infatti lo girai quasi tutto da sola e muta, in auto sotto la pioggia col malloppo e poi nella doccia”. Morale? L’attrice, dopo i 7 giorni di set, non riuscì mai più a fare la doccia in vita sua. Dopo Psycho, guarda caso uccisa da un travestito mentre il marito Tony Curtis baciava Marilyn in A qualcuno piace caldo (divorzieranno nel ’62), la sua carriera rimase segnata da quella paura ancestrale così ben resa da un montaggio memorabile e allusivo. Ogni volta che il film passava in tv, l’attrice riceveva molte lettere di maniaci che le promettevano di farle fare quella fine: ”Non ebbi paura sul set, ma soprattutto dopo”, raccontava. In seguito la Leigh si fece notare nell’ottimo fantapolitico Va e uccidi di Frankenheimer [...] e apparve in Detective story con Paul Newman, quindi negli horror con la figlia. Insomma, aveva abolito il sorriso ingenuo di una volta ed era entrata nella zona noir della vita che per tanti anni le aveva sorriso in cinemascope, swing e calzamaglia» (Maurizio Porro, ”Corriere della Sera” 5/10/2004). «Jeannette Helen Morrison (il suo vero nome) era di Merced, California (1927), figlia di un agente immobiliare. Modella e attrice, esordisce nel cinema grazie a Norma Shearer che per l’Mgm la fa debuttare nella Cavalcata del terrore (1947) diretto da Roy Rowland. La sua presenza un po’ evanescente - è sottile, bionda, di una sensualità infantile - la consegna a ruoli di ragazza innocente al centro di conflitti drammatici come in Atto di violenza di Fred Zinnemann (’48) e ne Lo sperone nudo di Anthony Mann. Il sodalizio sentimental-artistico con Tony Curtis (lo sposa il 4 giugno 1951, dopo due matrimoni, con John Carlyle e con Stanely Reames) le fa scoprire anche il suo lato di attrice brillante. Anche se all’inizio è chiamata a interpretare film in costume come Il mago Houdini di George Marshall (’53), Lo scudo di Falworth di Rudolph Maté (’57) di ambiente medievale e I vichinghi di Robert Fleischer (’57). Degli anni Cinquanta sono le commedie: Più morto che vivo di Norman Taurog, Mia sorella Evelina di Richard Quine (entrambi del `55) e il musical Ciao, ciao Birdie (’63) di George Sidney che la dirige anche nel magnifico Scaramouche (’52) accanto a uno scatenato James Stewart. Ecco la vera Janet, fata radiosa, sogno di bellezza, apparizione. Una svolta nella sua carriera è dovuta all’incontro con Orson Welles che la chiama al ruolo di Susan Vargas nel thriller notturno L’infernale Quinlan (’58) e poi a quello con Alfred Hitchcock che la vuole per Psycho. Il regista inglese vede in lei il suo ideale di donna, la fredda, fragile bionda che nasconde abissi di perdizione. Il ruolo di Marion Crane le regalò così una trappola d’oro, e lo stesso successe ad Anthony Perkins, invischiato nell’icona maledetta del folle motel. Janet restò, dice la leggenda, sette giorni sotto la doccia eternamente urlante, ma si guadagnò la nomination all’Oscar. Non per questo i suoi film successivi sono senza valore, anzi. Nel 1966, è insieme a Jerry Lewis sul set dell’insuperabile Tre sul divano. La troviamo poi diretta magistralmente da John Carpenter in Fog, e in piccole parti di molte pellicole cult. John Frankenheimer la dirige in Va e uccidi , ma l’attrice dedica sempre più tempo alla televisione (This is Maggie Mulligan e Tales of the Unexpected, On the Road). Si risposa per la quarta e ultima volta con Robert Brandt e appare in un cameo (accanto alla figlia Jamie Lee) nel sequel Halloween 20 anni dopo. L’ultimo film s’intitola A fate totally worse than death diretto nel 2000 da John T. Kretchmer. Nel 1984 pubblica l’autobiografia C’è stata davvero Hollywood. [...]» (Mariuccia Ciotta, ”il manifesto” 5/10/2004).