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 2002  marzo 04 Lunedì calendario

Lemper Ute

• Muenster (Germania) 4 luglio 1963. Cantante • «La sua strepitosa carriera (era protagonista di Cats a 20 anni) l’ha vista passare da Lloyd Webber a Duke Ellington, da Frank Costello a Michael Nyman, da Tom Waits a Philip Glass» (Sergio Trombetta). «Maestra nel genere del cabaret ma amica di alcune grandi orchestre che l’hanno avuta ospite in concerti eseguiti un po’ dovunque. […] La voce è bella; il temperamento teatrale evidente. Intrattiene gli spettatori collegando le canzoni con brevi commenti, in inglese e in francese poi, cantando, indugia in parole sussurrate, si abbandona alla melodia spiegata, rende croccanti sillabe e consonanti, lancia la voce al massimo del volume con una ebbrezza che il microfono, fortunatamente, non maschera; insomma, rivela una scuola, prosegue una tradizione gloriosa» (Paolo Gallarati, “La Stampa” 26/2/2003) • «“Sono solo una donna che si esprime cantando, recitando, danzando con la speranza di poter parlare di umanità, di pace, di arte, di amore. Sono le cose che contano davvero, sono gli obiettivi che tutti cerchiamo di raggiungere, in qualunque momento, in ogni angolo del mondo. Non sono affatto così speciale”. […] Tutto in lei è movimento, la sorprendente bellezza di chi sa essere nello stesso tempo dolcissima e femme fatale, il volto luminoso e ironico, le lunghissime gambe da atleta, le braccia che sulla scena disegnano dinamiche geometrie. Se fosse un’opera d’arte sarebbe nata dal genio di Pollock e dalle scintille creative dell’action painting. Canta Kurt Weill, come nessun’altra. Sir Andrew Lloyd Webber l’ha voluta in Cats quando era giovanissima, Jérôme Savary ne ha fatto una stella internazionale in Cabaret, l’incontentabile Maurice Béjart e il freddissimo Altman l’hanno inclusa tra le loro muse, Ann Reinking l’ha scelta come interprete ideale di Chicago sulle scene di Londra e Broadway. Per anni i critici l’hanno paragonata a Marlene Dietrich, Edith Piaf e Liza Minnelli facendole un grande torto, perché lei è “un originale" e non una copia di altri modelli, per quanto prestigiosissimi. […] “L’arte mi appassiona e mi coinvolge in tutte le sue forme. Non riesco a stabilire confini, steccati. Ed è stato così fin dal primo momento. Ho cominciato come cantante ma ho sempre pensato di esprimermi nel modo più completo. Comporre è un’esperienza straordinaria. E così la pittura. Le mie fonti di ispirazione sono l’espressionismo, Otto Dix, Oskar Kokoschka […] Ho sempre scritto poesie e testi, per me stessa, per un mio bisogno esistenziale. Scrivere musica è stato, invece, un fatto più recente che ho sviluppato negli ultimissimi anni, quando mi sono trasferita a New York. […] Io vivo nel presente. Ma riproporre all’attenzione del pubblico di oggi un repertorio classico-storico come le musiche di Kurt Weill o di Hollaender è stato, per me, quasi una missione. Quelle canzoni riguardavano le guerre, la violenza, la paura, il razzismo, insomma problemi di terribile attualità. Era giusto farle conoscere ai giovani e riportare la grande musica del XX secolo nella realtà del nostro tempo. La memoria è un patrimonio prezioso. Alcune mie canzoni si ispirano al Quartetto d’archi di Ravel e a quello di Debussy. Ma la memoria non può essere un’ossessione. Dobbiamo fare i conti con il mondo dei vivi e con i suoi problemi. Ecco perché mi sento contemporanea e ci tengo a esserlo […] A New York mi sento a casa mia. A Parigi mi sentivo una tedesca, a Londra mi sentivo una tedesca, in Germania mi sento un’europea. Mi sento a casa soltanto a New York. È una città straordinaria, l’unica davvero multiculturale e multietnica. Non è una città “americana", ma universale. Appartiene a tutti. Non potrei vivere in nessun altro posto negli Stati Uniti”» (Ute Lemper, “Il Messaggero” 6/4/2003).