Varie, 4 marzo 2002
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Lennox Annie
• Aberdeen (Gran Bretagna) 25 dicembre 1954. Cantante • «Algida bellezza delle Highlands [...] diafana e pallida [...] sguardo di ghiaccio, le corde vocali di fuoco, le movenze composte [...] un’artista che non ha mai esitato a confessarsi, attraverso la musica, in (e al) pubblico. Musicista vera - ha studiato flauto e piano alla Royal Academy of Music, per anni a Colonia ha collaborato col defunto produttore discografico Conny Plank tanto che ha suonato nei primi album di Gianna Nannini - diventò interprete grazie all’allora partner, in scena e nella vita, il chitarrista Dave A. Stewart, che prima nei Tourists e poi negli Eurythmics riuscì a esaltarne al massimo le doti vocali superlative assolutamente, puramente black che più nere non si può» (Paolo Zaccagnini, "il Messaggero" 20/5/2003) • «Inarrivabile, modello per milioni di donne, e oggetto di desiderio per milioni di uomini [...] ”Mi sento molto vicina agli insegnamenti del buddhismo. Forse non avrei avuto così tante discussioni se fossi stata un uomo che, è inutile negarlo, continua ad avere molto più potere rispetto alla donna. Dicono che il femminismo sia morto, fosse vero non sarebbe un bene perché esistono ancora troppe disparità. [...] Lavoro in una stanzetta del piano terra, a casa mia, dove ho un po’ d’attrezzature, tastiere soprattutto. Le suono, per la verità non credo benissimo, e dalle mie mani sulle tastiere, spontaneamente ma molto spesso non facilmente, nascono poi i testi. [...] Vendiamo anche l’immagine. Ma, attenzione, non l’anima. Devo essere anche molto sincera, mai avrei pensato di raggiungere tutto ciò che ho ottenuto, mi vedevo a fare la maestra di musica - ha frequentato la prestigiosa Royal Academy of Music, ndr - e l’idea mi inorridiva. Sono stata fortunata. Dall’età di 23 anni mi guadagno da vivere con quel che ho sempre amato di più nella vita, cantare, fare musica. molto bello [...] Ricordo le emozioni, intensissime, e il trasporto che provavo tutte le volte che, ragazzina, mio padre mi permetteva di uscire per andare a ballare. Sentivo quei pezzi della Tamla Motown , il Detroit sound , il rhythm’n’blues , il soul. Quasi mi stordivano. Ho preso lezioni di piano, studiato flauto, mi ritenevo passabile e mai avrei pensato di diventare cantante. Per giunta di successo [...] Amo molto la poesia ma non dico chi. Ho smesso da tempo di leggere giornali e riviste, li trovo pieni di notizie che non mi interessano, spesso inutili e inaccurate. Dipingono una realtà che non è tale» (Paolo Zaccagnini, ”Il Messaggero” 18/7/2003) • «[...] minuta, i grandi occhi chiari, [...] non si comporta da diva né ostenta la consapevolezza di aver incarnato l’immagine femminile più inquietante e singolare degli anni ”80. Niente di tutto questo, anzi - dice - se c’è una cosa che l’ha sempre accompagnata è l’insicurezza, il dubbio sul proprio valore. [...] Sì, però presentarsi vestita da uomo e giocare sull’ambiguità sessuale (spinta all’estremo nel video di Who’s That Girl, in cui la parte femminile di Annie baciava il suo alter ego maschile), così come il reggiseno nero e la maschera sugli occhi (i capelli, cortissimi, erano biondo platino e le labbra rosso scarlatto), nonché le parole audaci di Sex Crimes, scritta per il il film 1984 (e proibita in Usa), tutto questo cos’era? ”Provocazione, ma soprattutto non voler essere come gli altri. Qualcosa di sperimentale, direi, l’insofferenza per i cliché [...] a 17 anni io ancora non cantavo. Stavo abbandonando gli studi di flauto classico alla Royal Academy di Londra, per mantenermi mi misi a fare la cameriera”. [...]» (Ranieri Polese, ”Sette” n. 36/1999).