Varie, 4 marzo 2002
Tags : Robert Lepage
Lepage Robert
• Quebec City (Canada) 12 dicembre 1957. Compositore • «[...] uno dei maestri mondiali della scena [...] costruisce da diversi anni racconti mirabili e appassionanti attraverso letteratura e attori, musica (suo collaboratore è stato spesso Peter Gabriel) e soprattutto tecnologia. Tanto da essere considerato l’architetto per eccellenza della scena internazionale, e non a caso una delle sue partiture memorabili era dedicata proprio all’architetto Wright, colto mentre confrontava il proprio razionalismo con il guru di tanto spiritualismo artistico di oggi, Gurdjeff. Ma Lepage non trascura il mondo attorno a lui, cresciuto e allenato a vivere nella dialettica della propria terra, fino a trasformare in fertilità artistica il conflitto tra cultura francofona del Québec e quella maggioritaria anglofona. Solo per ricordare un paio di titoli tra i molti con cui ha fascinato il mondo, Lepage nei Sette bracci del fiume Ota raccontava attraverso una compagnia di attori in tournée a Hiroshima il peso atomico sulle nostre esistenze, così come due anni prima dell’11 settembre, il suo fantastico Zulu Time rendeva assoluta la nostra precarietà occidentale, danzata e amplificata da un non-luogo ad un altro, mentre sabotatori e dirottatori non erano altro che lo specchio deformato del nostro benessere affluente. Da vero maestro, Lepage usa cinema televisione e qualsiasi altro linguaggio dentro il suo teatro, mentre la stessa intensità drammatica si addensa nei suoi film, che girano i grandi festival internazionali e spesso traducono sullo schermo suoi spettacoli famosi. Insomma ogni volta ci avvince e ci sorprende Lepage, che dispone di una avanzata fucina tecnologica che è essa stessa spettacolare, alloggiata presso una vecchia caserma di pompieri lungo il fiume di Québec city, e che si chiama proprio La Caserme [...]» (Gianfranco Capitta, ”il manifesto” 10/4/2005) • «La grandezza di Robert Lepage sta nella sua capacità unica di misurarsi con tutti i possibili generi teatrali, senza escludere il cinema e il video, reinventandoli in straordinarie sintesi dalle lunghe gestazioni che, partendo dai classici o dal nuovo, giocano di regola sull’alternanza. E a questa sua curiosità sperimentale non è certo estraneo il fatto di essere nato anche artisticamente in una regione plurilingue e multiculturale come il Québec. [...]» (Franco Quadri, ”la Repubblica” 9/4/2005).