Varie, 4 marzo 2002
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Lessing Doris
• (Doris Taylor) Kermanshah (Iran) 22 ottobre 1919. Scrittrice. Premio Nobel per la letteratura 2007 • «Dicono che abbia un’intelligenza feroce, dicono che sia una delle più grandi scrittrici del nostro tempo. […] proprio piccolina, sebbene abbia un che d’imperioso. Il suo volto è saggio e simile a cuoio, come quello di un capo pellerossa, la sua capigliatura grigia è ritorta in una crocchia di stile quacchero. […] [...] Se potesse rubare un racconto di qualcun altro e firmarlo, quale sarebbe? ”Il cappotto di Gogol”, risponde. ” un piccolo libro perfetto”. Pensa che qualcuno dei suoi racconti circolerà ancora tra, diciamo, cent’anni? ”Mi piacerebbe proprio sapere quale, se ce ne fossero, sarebbe ancora in circolazione. Proprio non si può dire. Potrebbe sopravvivere The golden notebook (Il taccuino d’oro, Feltrinelli, ndr), come curiosità, e perché ricapitola il tempo piuttosto bene”. Come vede il suo talento per la scrittura? Come un dono? ” solo quello che sono - dice - e bisogna avere fortuna: è molto importante”. Fortuna? ”Il successo del mio primo racconto, The grass is singing (L’erba canta edito da La Tartaruga, ndr), che si addentra in un terreno proibito, trattando del rapporto tra la moglie di un fattore bianco e il suo servitore nero in Rhodesia, è stata fortuna. Se fosse stato pubblicato cinque anni più tardi, non sarebbe andato così bene”. Ma la gente lo sta ancora leggendo, analizzando, sezionando e disossando cinquant’anni dopo. ” un buon racconto - dice - ma l’impatto che ebbe all’epoca fu fortuna. Non bisogna mai sottovalutare questo”. […] Dice che le sono sempre piaciuti moltissimo i vestiti ”anche se, ai miei tempi, non c’era una gran scelta. Di solito, ricavavo i miei abiti dai modelli di Vogue, vestiti lunghi molto fascinosi. Adesso, loro sarebbero troppo lunghi ed io troppo grassa”. […] ”Lo Zimbabwe (dove è cresciuta, e che all’epoca si chiamava Rhodesia, ndr ) è un pezzo di cuore infranto. Siamo stati un po’ troppo sentimentali in proposito. Ancora una volta, vede, credevamo che quando il potere sarebbe stato dato ai neri… perché credevamo cose così sciocche? Perché i neri dovrebbero essere migliori di chiunque altro? […] Mia madre avrebbe dovuto sposare un grossista e restarsene in Inghilterra. Non aveva la minima idea di dove stesse andando e si portò un pianoforte, tendine liberty, vestiti di Harrod’s e biglietti da visita”. I suoi successi letterari però l’avranno lusingata? ”Non le piaceva quello che scrivevo. Vedeva The grass is singing come un libro molto sedizioso; tutti i bianchi lo odiavano. Lei lo odiava; non la critico per questo. Per lei è stata dura avere una figlia come me, era una brava donna convenzionale, amante dell’Impero Britannico”. Doris andò via di casa a quattordici anni, e sposò Frank Wisdom, un attendente civile, a diciannove. Ha provato a vivere la vita coloniale, ma non ci è riuscita. ”Le ho fatte tutte, la cucina, i bambini, ma mi annoiavo fino alle lacrime”. Alla fine, lasciò il marito per Gottfrid Lessing, un comunista della linea dura. Lasciò dietro di sé anche due bambini, Jean e John. Con Gottfried ebbe un figlio, Peter, ma il matrimonio non durò a lungo. Lei però è rimasta attaccata a ”Lessing”. Com’è successo? ”Perché ero stata Taylor, ero stata Wisdom e dovevo pensare a mio figlio, sarebbe stata dura per lui”» (Deborah Ross, ”Corriere della Sera” 29/6/2002). «La maggiore scrittrice inglese, candidata a un Nobel che tarda [...] non ama i giornalisti: ”Quelli buoni sono pochi: viene uno, m’intervista, scrive, e il ritratto che esce è il ritratto suo”. Sarà la noia: le hanno posto per decenni le stesse domande - il comunismo e il femminismo, le donne e gli uomini, l’Africa e l’impero, e un quesito permanente: i suoi romanzi sono autobiografici? Forse è stanca di domande così... ”Ma io rispondo come se non le avessi mai sentite prima”. Come dire: vediamo chi è capace d’inventare qualcosa. [...] le dà fastidio che la definiscano acida, altezzosa? ”Ma io non sono acida. E poi, perché non dovrei esserlo? Sono molto vecchia, ho le mie opinioni ed esperienze [...] No, non sono acida, nemmeno con i giornalisti che non hanno letto i miei libri” [...] Nata nel 1919 in Persia, figlia d’un inglese amputato in guerra, a cinque anni fu portata in Rhodesia, oggi Zimbabwe, dai genitori che tentavano (invano) l’avventura coloniale. Leggeva come una forsennata (’La mamma mi ordinava i libri a Londra, qualunque libro”), iniziò a scrivere bambina, entrò in collegio, ne scappò a 13 anni quando pubblicò in Sud Africa i due primi racconti, a 15 era già fuori casa, a 19 sposata, subito madre di due figli, e pochi anni dopo di nuovo sola, a Salisbury. Indomita, insofferente, incontrò al Left Book Club, circolo di comunisti ”che leggevano tutto e ritenevano tutto indegno d’essere letto”, Gottfried Lessing: lo sposò, e pure da lui ebbe un figlio, Peter. Un disastro: lei era comunista (’Allora tutti lo erano: non si conoscevano altre persone”), ma si ravvide vivendo con un vero comunista. Nel 1949 prese Peter e venne a Londra: trentenne, era libera. Tentativo di domanda: che ricorda della Persia? ”Ricordo l’odore della sabbia al sole, ricordo l’odore di urina. Ho la memoria precisa di quando mi misero a cavallo. E poi ricordo il viaggio per venire via: il battello sul Caspio, il treno in Russia, e tutti quei bambini alla stazione di Mosca, senza genitori, orfani della guerra civile”. Una pausa: ”Ho messo tutto nella prima parte dell’autobiografia, Sotto la pelle, sa?”. (Bisognava immaginarselo... ). Vita dura, a Londra, ma di soddisfazione: pubblica il primo romanzo, L’erba canta , naturalmente autobiografico. E scrive, scrive, scrive. Che cos’è questa pulsione a scrivere, una malattia o una missione? ”Una missione, no. Sono nata per scrivere, geneticamente. Voglio raccontar storie. Tutti, quando sogniamo, ci diciamo storie. E non c’è alcun messaggio: è il lettore che cerca un messaggio, e quindi lo trova”. Messaggio o no, nel 1962 Lessing pubblica il libro che fa sensazione, Il taccuino d’oro, diario a più livelli di Anna Wulf (chi sarà mai questa donna dal nome selvatico?), che cerca una via d’uscita dal caos, dall’ipocrisia, dallo stordimento della sua generazione. Libro femminista come nessun altro, benché forse, come Lessing ha spiegato, inconsapevole. Aggiungiamo noi: la risposta anglosassone al Secondo sesso di Simone de Beauvoir. Così, sistemati i comunisti (definiti una volta ”assassini con la coscienza pulita”), liquidiamo in fretta pure le femministe: Anna Wulf voleva ”vivere come un uomo”, ma oggi le donne sono ”presuntuose, farisaiche” e, senti senti, ”spaventano gli uomini”. Meglio perderle. Tentiamo piuttosto con la fede e, inserita la spina, Lessing s’accende: ”Non amo le religioni né le chiese, perché educano al rancore, all’odio, alle guerre: guardi l’Irlanda del Nord. Allevano le persone a credere d’essere meglio degli altri solo perché sono credenti”. E lei è credente? ”Dio è molto più antico delle religioni”» (Alessio Altichieri, ”Corriere della Sera” 17/6/2004).