Varie, 4 marzo 2002
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Lester Richard
• Philadelphia (Stati Uniti) 19 gennaio 1932. Il regista che «ha messo una cornice ai Beatles» firmando i film A hard day’s night (Tutti per uno) nel 1964 e Help! nel 1965 e ha reso la band ancora più popolare nel mondo. «Una carriera gloriosa, che dalla fine degli anni Ottanta non lo vede più in azione. [...] ”Vengo da una tradizione fisicamente molto semplice. Quando giravo non c’ erano computer, non c’ era l’elettronica. Sapevo quello che facevo e come lo facevo. Quando arrivò questo nuovo sistema di effetti e di immagini capii che era troppo tardi per apprenderlo alla mia età, e decisi di ritirarmi. Sapevo come impiegare la cinepresa, come smontarla e rimontarla, ma non uso il computer. Scrivo ancora con la matita [...] Sicuramente non mi annoio. Una volta avevo degli incubi sognando che non avevo più lavoro. Oggi, a volte mi sveglio con incubo di dover tornare a lavorare. [...] Cosa ha significato lavorare con i Beatles? Sicuramente un enorme privilegio. Ma la loro popolarità costituiva un grosso problema. I permessi per girare il film valevano soltanto per una scena perché si riunivano tanti fans che subito interveniva la polizia e ci chiedeva di spostarci. Cambiavamo quartiere. Altra scena, e subito migliaia di fan e la polizia che ci faceva traslocare [...] John Lennon era l’attore più interessante. George Harrison, invece, era il più preciso. Ricordo che dopo una settimana di lavoro presi da parte John e gli dissi che se avesse preso il lavoro sul serio sarebbe diventato un buon attore. ’Sì’, mi disse lui, ’ma è un mestiere dannatamente facile!’”. [...] Robin & Marian è considerato uno dei suoi film migliori. ”Credo che sia uno dei miei film più completi, e ne sono molto fiero perché lo abbiamo girato senza sceneggiatura. C’ erano una settantina di pagine di appunti. Ed è stato anche uno dei più difficili. é stato molto più facile girare Superman. Qui avevo Audrey Hepburn e Sean Connery che parlavano all’ ombra di un albero [...] Molti film, oggi si basano su un’ unica idea dilatata all’ infinito e riempita di catastrofi, battaglie, suoni, corse. Non c’ è più ironia, né spazio per la recitazione”» (Renzo Fegatelli, ”la Repubblica” 24/6/2003).