Varie, 4 marzo 2002
LETTA
LETTA Enrico Pisa 20 agosto 1966. Politico. Premier incaricato dal presidente Giorgio Napolitano il 24 aprile 2013. Vice-segretario del Pd (dal 23 aprile 2013 anche segretario reggente). Eletto alla Camera nel 2001, 2006, 2008, 2013 (Margherita, Pd). Ministro per le Politiche comunitarie nel D’Alema I (1998-1999), dell’Industria, commercio e artigianato nel D’Alema II e Amato II (1999-2001). Sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Prodi II (2006-2008). Ministro del Welfare nel governo ombra di Walter Veltroni. «Non sono una mosca bianca. E nemmeno il primo della classe. A scuola ero sempre un gradino al di sotto dei più bravi. Ho solamente avuto, fin dagli anni del liceo, una grande passione per la politica». • Alla fine degli anni Settanta il padre Giorgio, insegnante di Matematica all’Università di Pisa, fu invitato per tre anni a Strasburgo: «Per me quella è stata la svolta, specie nel biennio 1975-77. Ho imparato la precarietà, anche col cambiare scuola. Ho imparato un’altra lingua. E quali sono le cose che restano e quelle che passano». Si è laureato in Diritto internazionale a Pisa e ha poi conseguito un dottorato di ricerca in Diritto delle comunità europee alla Scuola superiore di studi universitari e perfezionamento “S. Anna” di Pisa, «da dove sono usciti Amato e Maccanico». • «Nel 1991, a 25 anni, mi sono ritrovato presidente dei giovani popolari d’Europa. È stata un’esperienza fantastica: perché mi ha permesso di vivere a Maastricht in diretta e al tempo stesso di guardare l’Italia da Bruxelles: era l’Italia del Caf (Craxi-Andreotti-Forlani, l’asse che ha avuto il potere in Italia negli anni Ottanta - ndr), il peggio che la politica italiana abbia espresso. Il trionfo di quella disinvoltura e di quel rampantismo che han fatto morire pure la Dc, contagiata anch’essa dall’affarismo». • Dal 1993 al 1994 fu capo della segreteria del ministro degli Esteri Beniamino Andreatta (governo Ciampi), dal 1996 al 1997 segretario generale del Comitato per l’euro del ministero del Tesoro, bilancio e programmazione economica. Fu vicesegretario del Ppi. • Nel 2007 terzo alle primarie del Pd con l’11% dei voti (dietro Walter Veltroni e Rosy Bindi). Nel 2009 invece si era schierato con Pier Luigi Bersani e dopo le primarie l’Assemblea Nazionale del partito lo aveva eletto vicesegretario. Dopo le dimissioni dell’intera segreteria del Pd del 20 aprile 2013, dovute alla spaccatura nel partito per il mancato accordo per l’elezione di Romano Prodi Quirinale, è ufficialmente il reggente del Pd, fino al prossimo congresso. • È segretario generale dell’Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) dal 1993 e vicepresidente dell’Aspen Institute Italia dal 2004. «La sua creatura, VeDrò, il workshop dei quarantenni che si tiene ad ogni fine estate in Trentino, è diventato negli anni il trionfo delle larghe intese bipartisan». [Dario Ronzoni, Linkiesta 24/4/2013] • «Emblema del tanto invocato ricambio generazionale della classe dirigente» (Goffredo De Marchis), «cattolico, progressista e al tempo stesso moderato» (Roberto Zuccolini), «fedele, cordiale, intelligente, sobrio, grande mediatore , piace persino a destra» (Mattia Feltri). • Sul lavoro con Andreatta: «Nel 1993, nel passaggio dal governo Amato al governo Ciampi, ad Andreatta fu chiesto inaspettatamente di occuparsi degli Esteri, e siccome tutto il suo entourage era “economico”, ed io ero l’unico ad aver fatto studi di Diritto delle Comunità, mi ritrovai suo segretario e principale collaboratore al governo» (a Cesare Fiumi). • «Aula di Montecitorio durante il dibattito sulla fiducia a Monti nel novembre 2011. Pensando che restasse riservata, Enrico scrisse al premier una letterina recapitata a mano da un commesso: “Mario, quando vuoi dirmi forma e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente, sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! Allora i miracoli esistono”. Un papiello piuttosto untuoso e vagamente sleale di captatio benevolentiae per sé e il Pd. La cosa si riseppe all’istante perché un fotografo immortalò la lettera e l’ingrandimento ne rivelò il contenuto. Ma il punto è un altro. Nella stessa seduta, Monti anziché ringraziare Enrico Letta per la sponda che gli offriva, alzò gli occhi verso la tribuna e disse pubblicamente: “Sia ieri che oggi, una persona molto rispettata da tutti mi ha usato la cortesia di essere presente in tribuna, mi riferisco al dott. Gianni Letta”. Lo zio di Enrico era infatti lì e, senza avere detto una parola, cancellava dalla scena il nipote». [Giancarlo Perna, il Giornale 27/8] • «Il lettiano si dà da fare, si fa in quattro, si tormenta e si dispera ma comunque crede al Pd più di quanto credano al Pd molti esponenti del Pd, crede al progetto del centrosinistra senza trattino, crede al suo segretario, crede al montismo, crede al riformismo, crede all’andreattismo e crede che un Pd moderno debba tenere dentro tutti – da Fassina a Boccia, da Orfini a Renzi – ma che il leader di questo partito debba essere un uomo di mediazione, di sintesi e insomma trasversale, quasi di centro». [Claudio Cerasa, Il Foglio 13/10/2012] • Nipote di Gianni Letta, è sposato (in seconde nozze) con la giornalista del Corriere della Sera Gianna Fregonara (Novara 12 dicembre 1967). Tre figli: Giacomo, Lorenzo e Francesco. • Alto 1 metro e 85. • Milanista. Gioca ancora oggi a Subbuteo. • Ascolta Irene Grandi, Elio e le Storie Tese, Vasco Rossi e Zucchero. • Una passione per il fumetto Dylan Dog: «Avrei voluto essere come lui: intelligente e molto corteggiato dalle donne».