varie, 4 marzo 2002
LIGRESTI Jonella
LIGRESTI Jonella Milano 23 marzo 1967. Figlia di Salvatore. Presidente della compagnia d’Assicurazioni Sai, «il nostro gioiello di famiglia» • «Pupilla di papà Salvatore, che l’ha pubblicamente definita suo consulente strategico: aveva ancora il pancione quando, a 34 anni, ha fatto il suo ingresso nel consiglio di Mediobanca. Nessuna donna ci aveva mai messo piede. [...] nel gruppo di famiglia ha cominciato a lavorare part-time subito dopo il liceo (si occupava dei pagamenti), è una tosta. Così, quando l’ex re siculo-milanese del mattone è stato costretto a fare un passo indietro dopo la condanna nel processo Eni-Sai la scelta è caduta su di lei[...] Abituata alla vita di clan (la famiglia vive in un comprensorio a San Siro e non si separa neanche per le vacanze), Jo ha imparato dal padre a mantenere un profilo basso, con l’unica concessione di un vezzoso tatuaggio tra le dita della mano. [...]» (Jacaranda Falck e Stefano Livadiotti, ”L’Espresso” 27/11/2003) • «[...] la sua carriera di amazzone nasce quando avrà avuto sì e no un anno: un giorno suo padre, che aveva cavalli da galoppo, la perde di vista. La ritrova nel box, accanto a a un purosangue. Monta per la prima volta a sei anni, al mare. A dieci, per il suo compleanno, arriva l’iscrizione al Centro ippico lombardo. Gareggia dal dicembre 1980. la sola donna a partecipare nel 2000 al Pavarotti International. [...] Dopo il liceo scientifico, studia economia alla Bocconi. Non la conclude: preferisce la pratica in azienda. Racconta di se stessa: ”Sono partita dai gradini più bassi, compilando bonifici e svolgendo compiti di segreteria”. Il primo incarico operativo è negli alberghi, con la presidenza di un residence. Nelle assicurazioni entra per gradi, prima nel consiglio poi nell’esecutivo della Sai, ne diventa vicepresidente e infine presidente. Nel frattempo studia il mondo delle polizze, per sua stessa ammissione ”ostico, talvolta perfino incomprensibile”. Un ”peccato d’umiltà” che le costa qualche sussuro alle spalle quando nel giorno dell’incoronazione fa scena muta [...]» (Sergio Bocconi, ”Sette” n. 46/2001).