4 marzo 2002
LIGUORI Paolo
LIGUORI Paolo. Nato a Roma il 6 giugno 1949. Giornalista. «Da giovane, con una bellissima faccia da indio e capelli neri e lisci che arrivano a metà schiena, studente di architettura, si dedica alle attività più estreme del movimento studentesco romano. Per esempio, irruzioni in scuole elementari di borgata per incitare i pargoli alla ribellione. In una di queste, un bambino interrogato dalla polizia sui possibili autori del delitto, rispose: ”Nun so come se chiamavano. A uno glie dicevano merda, a un altro straccio”. ”Straccio” divenne il suo soprannome. Militante politico tra i più coraggiosi, prende la strada di Napoli a prendere botte dai guardiani dell’Alfasud pur di riuscire a distribuire volantini. In seguito giornalista di ”Lotta Continua”, direttore del settimanale cattolico ”Il Sabato” (alla domanda: ”Crede in Dio?” risponde: ”Qualche volta sì, qualche volta no”). Poi direttore del quotidiano ”Il Giorno”, direttore di ”Studio Aperto” su Italia 1. [...]»(’diario” 5/12/2003 - La meglio gioventù - Accadde in Italia 1965-1975). «Militante del movimento di estrema sinistra ”Lotta Continua”, dalla fine degli anni 60 ha intrapreso la carriera di giornalista. Ha lavorato prima nella redazione romana del ”Giornale di Sicilia” (dal 1984), poi al ”Giornale” (dal 1986), dove ha condotto inchieste sugli scandali legati alla ricostruzione in Irpinia dopo il terremoto del 1980. Dal 1989 al 1992 ha diretto il settimanale cattolico ”Il Sabato” imponendosi come giornalista d’opinione. Dopo una breve parentesi al ”Giorno”, nel 1992 è approdato in televisione. Accusato di servilismo e parzialità, dal 1995 ha limitato la sua presenza in video solo alla rubrica ”Fatti e Misfatti”, in onda ogni giorno alle 12.35 e alle 22.30» (Aldo Grasso, Enciclopedia della Televisione Garzanti, Garzanti 1996). «Era uno dei leader del ’68 romano. Paolo Pietrangeli ha raccontato che, con quelli del gruppo degli Uccelli, contestava i borghesi di sinistra facendo la cacca nei loro salotti. Lidia Ravera lo ricorda nel ’68, ”non proprio una cima, piuttosto uno sloganista”. [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 43/1999). «’Ed ora che non mi consolo/guardando una fotografia/mi rendo conto che il tempo vola/e che la vita poi è una sola/E mi ricordo chi voleva al potere la fantasia/eran giorni di grandi sogni,,,sai/eran vere anche le utopie/Ma non ricordo se chi c’era/aveva queste facce qui/non mi dire che è proprio così/non mi dire che son quelli lì...”. Sì, son quelli lì. La canzone, facile, è Stupendo di Vasco Rossi. Bella. Quello che ”voleva al potere la fantasia” e che ora ha quella faccia lì, lo ha dichiarato lo stesso Vasco, è Paolo Liguori. [...] persona colta, sa citare Orazi e Curiazi (e Carpazi, Materazzi, Tafazi). persona che non crede al talento come perdizione, ammirando piuttosto il calcolatore freddo. Sua la frase ”tra Pelé e Maradona non c’è paragone, meglio il primo: Pelé rappresenta il campione integrato, Maradona il disintegrato”. Liguori è uomo saggiamente coerente, che si intende assai di integrazione, intesa come accettazione di ciò che il potere impone. E il potere non contempla disintegrati (al massimo, cassa integrati). Persona piacevole, Liguori. Non si può dire il contrario. Dotato di parlantina dotta, ha dalla sua anche un timbro usignolico, che farebbe invidia a Daniele Groff. Volto rubizzo, felicemente pasciuto, Liguori veste giovanile, sempre golf a collo alto, alto al punto che il collo evapora e lui finisce col somigliare a Jabba the Hut. Liguori piace alla destra perché è di destra e alla sinistra perché era di sinistra. uno degli ospiti più graditi di Controcampo [...]» (Andrea Scanzi, ”il manifesto” 13/2/2004).