Varie, 4 marzo 2002
LIMITI
LIMITI Paolo Milano 8 maggio 1940. Autore e conduttore tv • «Ha firmato testi di canzoni per vari interpreti di musica leggera, tra cui Mina, con cui ha iniziato verso la fine degli anni Sessanta una lunga e feconda collaborazione. Come autore radiotelevisivo ha esordito scrivendo i testi per le rubriche radiofoniche Maga Merlini e Musica match, il primo di una lunga serie di programmi con Mike Bongiorno culminata in Rischiatutto (1970-1975) » (Aldo Grasso, Enciclopedia della Televisione Garzanti, Garzanti 1996) • «Il successo televisivo di Paolo Limiti, nella vulgata ufficiale, si fonda su una piccola bugia, fulgida spia di un processo di rimozione. La favola è questa: Limiti sostiene che fu Angelo Guglielmi a proporgli di andare in video. Il critico letterario Guglielmi dirigeva una Raitre innovativa e spregiudicata e a Limiti, che era noto soprattutto ai lettori di ”Novella 2000”, conviene accreditarsi con buoni natali. In realtà, Limiti è assurto in video in un contesto ideologico più imbarazzante: ci andò sotto la direzione di Gabriele La Porta, allora direttore di Raidue in quota leghista, e ci andò stabilmente per condurre E l’Italia racconta (giugno 1996) in compagnia di due strani compagni: Paolo Pivetti (padre di Irene) e Paolo Martini [...] Queste innocenti dimenticanze, queste simpatiche contraddizioni servono tuttavia a spiegare il successo di Limiti. Per teorizzare la sua tv - che a molti osservatori pare un allegro funerale, un tamagotchi del caro estinto, un karaoke dell’oltretomba - Limiti si crea un finto avversario, un nemico inesistente: la tv dei giovani [...] Con una giornalista che lo intervista si sfoga in toni melodrammatici: ”Ma lo sa che ci sono persone che mi scrivono che la mia trasmissione le ha salvate dal suicidio?” [...] A Limiti viene attribuita l’invenzione della tv dei vecchi [...] In realtà Limiti fa la tv più ovvia, più facile e più scontata che ci sia. Il suo grande merito è di farla bene, con passione e competenza [...] La grandezza di Limiti, se mai, sta in ciò che nasconde, nella perfidia di una tv che appare come ammantata di buonismo, di misericordia, di rispetto. Limiti è un peperino, un cattivello, una lingua viperina, secondo la migliore tradizione dei grandi pettegoli di Hollywood. Il suo omaggio a Lucio Battisti si concluse con l’immagine di un cantante disfatto e irriconoscibile, sorpreso in una penosa esibizione in una tv tedesca. I suoi omaggi a Mina sono serviti soltanto a scalfire il mito di Mina, a turbare il suo volontario esilio, a saturare la sua presenza sullo schermo. [...] Dietro la maschera del bravo ragazzo, Limiti coltiva una senilità cannibale, che non è composta solo di vecchie zie che senza volerlo fanno splatter parlando di drogati e di delinquenti sulle immagini dei Tg. No, la senilità cannibale è la sua Tv, superbamente macabra e dai modi finemente cimiteriali. Paolo Limiti è il geniale inventore dello splatter da tinello, del pulp gerontologico, della Tv di una nazione a natalità zero» (Aldo Grasso, ”Sette” n. 24/1998) • «Dissi di no a Domenica in perché la gente mi diceva: a noi tieni compagnia tutto il giorno. So che ho ascolto negli ospedali, che gradiscono il mio modo di fare. So che hanno spostato l’orario della pennichella nelle case di riposo per far seguire la trasmissione [...] La mia professione è produrre, creare. Però davanti alle telecamere hai più potere, non devi mediare con il gusto altrui. [...] Il pubblico di cui mi occupo mi ha dato tanto, mi va benissimo restituire» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 13/5/2001).