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 2002  marzo 04 Lunedì calendario

Livingstone Ken

• Streatham (Gran Bretagna) 17 giugno 1945. Politico. Laburista. Ex sindaco di Londra. Figlio di un marinaio e di una ballerina. Chiamato Red Ken (Ken il Rosso), ha sempre militato nella sinistra laburista, sostenendo tesi come «In Irlanda, la Gran Bretagna ha fatto tanto male, in 800 anni, quanto ne ha fatto Hitler agli ebrei, solo in sei» o «Amerei vedere l’abolizione della monarchia: non so che uso possiamo mai fare della principessa Anna». Alla fine degli anni 70 fu il leader del Greater London Council, l’assemblea che governava la città e che, celebre per spese fuori controllo, fece infuriare la Thatcher, finché la «dama di ferro», nel 1985, non la abolì. Nel 2000 si candida a sindaco di Londra contro il candidato dei labour. Espulso dal partito, vince le elezioni (’Corriere della Sera” 22/6/2002). «Nel 1987 la signora Thatcher ha abolito il Greater London Council - che cercava di di dare agli 8 milioni di abitanti un governo alternativo - pur di sbarazzarsi di ”Red Ken”, Livingstone il Rosso, leader del Consiglio dal 1981. Era il ”cockney king” del politicamente corretto, il re delle periferie operaie ribatezzato dal Sun ”Il pazzo lunatico di sinistra”. Educazione sessuale omosex nelle scuole, trasporti gratis per i pensionati e visite ”ufficiali” dei leader terroristi Adams e McGuiness nel bel mezzo delle bombe dell’Ira erano troppo per la Signora di Ferro. Ma la strenua difesa del Greater London Council fatta da Livingstone è diventata un caso costituzionale celebre e l’ha trasformato nel candidato più ovvio per le elezioni del sindaco del 2000. Quando Blair nell’ambito dei suoi piani di devolution ha istituito al posto del Council un sindaco con meno poteri, ha fatto il possibile perché l’onorevole Ken Livingstone non diventasse il candidato dei laburisti. Eppure ”Red Ken”, che Blair ha definito ”un disastro per Londra”, ha vinto come indipendente conquistandosi perfino i voti dei super ricchi della City così come dei quartieri poveri dai quali lui stesso proviene. Ken Livingstone è nato ”cockney” - un londinese della classe operaia dell’East End - al Lambeth, il quartiere povero di fronte a Westminster, dall’altra parte del Tamigi. Classe 1945, ha studiato alla violenta Tulse Hill School a Brixton, nella periferia popolata da immigrati dei Caraibi. diventato un tecnico in un laboratorio di ricerca sul cancro prima di diplomarsi come insegnante. Ma in realtà è sempre stato un politico fino alla punta delle dita, imparando i trucchi del mestiere in culle del politicamente corretto, prima nel Consiglio locale dell’operaia Lambeth e poi in quello della Camden radical chic. Lì aveva cominciato a finanziare club ed eventi culturali per minoranze etniche, movimenti politici radicali e gruppi di gay e lesbiche. stato per cancellare questa immagine di ”lunatico di sinistra” dipinta dai tabloid che Blair ha lottato per creare il New Labour come potenziale partito di governo. Per Tony Blair Ken il Rosso rappresenta tutto quello che lui aveva cercato di sradicare dal suo nuovo partito. Quando il Labour vinse la maggioranza a Londra nel 1981 la slealtà machiavellica con cui Livingstone immediatamente soppiantò il nuovo leader lo rese impopolare presso la sinistra. E questo ha pesato più dell’antipatia di Blair nel negargli quel posto nel Gabinetto che pensava di aver meritato. L’hobby di Livingstone è collezionare tritoni e molti intravvedono un’affinità con i suoi animali preferiti dietro al suo indubbio fascino, l’intelligenza politica, l’arte oratoria e il talento di amministratore. Anche Blair però non è estraneo alle arti oscure della politica e ci sono echi del New Labour blairiano nelle mosse di ”Red Ken” che come sindaco di Londra ha rischiato con ”la tassa-antingorgo” pure vincendo un secondo mandato a schiacciante maggioranza [...]. Anche lui usa consulenti di immagine, corteggia il business e tuona sulla tolleranza zero alla criminalità. Quando lui dice che ”Abbiamo perduto una generazione perché nessuno credeva che la sinistra fosse in grado di governare, eravamo diventati arroganti e vacui e abbiamo sempre preferito aumentare le tasse per la gente piuttosto che fare scelte difficili”, potrebbero essere parole di Blair. Per il Cockney Ken Londra è la sua città, che per il 2016 dovrebbe avere 600 mila nuovi posti di lavoro con una popolazione composta per il 30 per cento da minoranze etniche. Entrambi questi obiettivi sono minacciati dagli obiettivi politicamente scorretti e anti-multiculturali di al Qaeda e dai suoi metodi bellicosi. Contro il parere di Gordon Brown Blair ha appoggiato la candidatura di Livingstone al secondo mandato, riconoscendogli grande capacità di operatore e comunicatore politico. Livingstone ha dimostrato che l’istinto politico di Blair non sbagliava. Ken il Rosso è stato votato e gode della fiducia dei londinesi ed esprime meglio di loro stessi quello che vogliono gli uomini e le donne per le strade. Come Giuliani fece a New York. Nel 1938 l’80 per cento della popolazione era contraria alla guerra contro Hitler. Ci è voluta la minaccia dell’invasione e dei bombardamenti per cambiare questa opinione e ci è voluto un altro leader laburista del Consiglio di Londra, Herbert Morrison, scelto da Churchill come ministro dell’Interno, a organizzare le difese della città con la piena fiducia dei ”suoi” londinesi. Ken Livingstone conosce la tradizione e, come Morrison e come Giuliani, si è dimostrato all’altezza delle circostanze» (Richard Newbury, ”La Stampa” 9/7/2005). «Ken Livingstone è la dimostrazione più lampante che il ruolo fa l’uomo. Nell’ora della tragedia il Regno Unito ha trovato tre voci unanimi, forti, che hanno fatto del suo mix culturale e etnico una nazione. La regina, ovviamente, che ha negato ai terroristi ogni illusione che possa ”cambiare la vita” dei suoi sudditi. Il premier Tony Blair, certo, che ha navigato con perizia tra i doveri del G8, planetari, e l’amor di patria. Ma la sorpresa è stato il sindaco, Ken Livingstone, che còlto dalle bombe mentre si trovava all’altro capo del mondo, a Singapore dove Londra aveva conquistato le Olimpiadi del 2012, ha trovato le parole giuste, prima della regina, prima di Blair. ”Questo non è un attacco ai potenti, a primi ministri e presidenti” , ha detto, con occhi umidi e labbra tremanti di rabbia: ”Questo è un attentato a normali cittadini di Londra, lavoratori, bianchi e neri, cristiani e musulmani, indù ed ebrei, giovani e vecchi” . E le tv hanno replicato più volte, come un giuramento, questa frase. Chissà, forse recitava, come sa fare un buon politico. O forse era davvero livido: da quattro anni, dall’11 settembre, aveva creato e perfezionato l’emergenza nel caso di un attentato, probabilmente alla metropolitana, forse nell’ora di punta del venerdì sera, che i servizi segreti definivano ”inevitabile. Ora i terroristi lo sfidavano quando lui non c’era. Ma il meccanismo messo a punto ha funzionato a dovere: non c’è chi non elogi, oltre allo stoicismo dei londinesi, la macchina dei soccorsi, efficienti e caritatevoli. Un riconoscimento per l’uomo che Margaret Thatcher trovava così insopportabile da abolire l’organismo stesso che Livingstone presiedeva, il Greater London Council, e che Tony Blair definì pubblicamente ”un disastro” per scongiurarne l’elezione a sindaco. Che Livingstone sia uno strano impasto di ribellismo e pragmatismo, d’altronde, s’era capito. A 60 anni, con quella voce nasale e il sorriso sfottente, ha mantenuto la lingua tagliente che gli ha guadagnato il titolo di ”Ken il Rosso”, se non ha scrupoli nel bacchettare i potenti della terra, a cominciare da George Bush, che quando viene a Londra gli viene tenuto a prudente distanza. Ma, eletto dai londinesi con un dispetto a Blair, che avrebbe voluto vedere Londra governata da un businessman all’americana, s’è dimostrato abile e accorto, ha instaurato buoni rapporti con la City, ha gestito bene la metropolitana e ha adottato scelte audaci e inattese. Il capolavoro è stata la ”congestion charge”, le 5 sterline che si pagano per portare l’auto nel centro di Londra. Quando la propose, nel 2001, il sindaco di San Francisco gli disse che l’avrebbe copiata, se Livingstone l’avesse fatta e fosse stato rieletto. Lui non solo è stato rieletto, ma è stato richiamato da Blair nel Labour Party: non si può rinunciare al patrimonio di voti che ”Ken il Rosso” porta con sé. Così non stupisce che Livingstone venga paragonato a Rudolph Giuliani, il sindaco di New York ”eroe” per il suo comportamento dopo la catastrofe delle Twin Towers. Naturalmente i due non potrebbero essere più diversi, visto che Livingstone è l’esempio classico del politico di mestiere. In più ha un’oratoria che mescola il popolare con l’elevato, promette che da lunedì prenderà la metropolitana per andare al lavoro, ”come sempre”, ma ammette che qualcosa è cambiato: ”Dovremo continuare a essere vigili, probabilmente per il resto delle nostre vite”. Inoltre [...] ha trovato la formula di un patriottismo che fa di Londra, con la sua cacofonia di trecento lingue, la vera ”città del mondo” . Dice, rivolgendosi ai terroristi: ”Nei prossimi giorni, guardate ai nostri porti, aeroporti, stazioni, e vedrete gente che viene dalla Gran Bretagna e dal mondo per diventare cittadini di Londra e sviluppare il loro potenziale”. Lui, londinese, capisce che Londra, per i terroristi, ”è un abominio, perché gente di tutte le fedi può vivere assieme, sposarsi, lavorare gomito a gomito: rappresenta il futuro dell’umanità, mentre loro vogliono imprigionarci nel passato”. [...]» (Alessio Altichieri, ”Corriere della Sera” 10/7/2005). «[...] alto, magro, con occhi azzurri un po’ all’ingiù che gli danno un’aria sempre malinconica, si considera un ”vero socialista”, strenuo difensore del Welfare State, ma ha tanti estimatori nella City e non disdegna la nuova ideologia al ”Dio mercato e profitto”. Un osso duro, comunque. Negli anni Ottanta, aveva fatto installare di fronte agli uffici di Margaret Thatcher un pannello elettronico che aggiornava il numero dei disoccupati. Qualcuno lo ha già paragonato a Rudolph Giuliani: due sindaci segnati dalla follia del terrorismo islamico. Ma se dopo gli attentati Giuliani ha parlato ai newyorchesi da generale in guerra, Ken si è messo nei panni di un padre di famiglia che comprende le umane debolezze. ”La città resisterà. il futuro del nostro mondo: tolleranza e cambiamento”. [...]» (Anais Ginori, ”la Repubblica” 12/7/2005). «Io sono sempre stato laburista. Mi ritenevo tale anche durante il periodo in cui mi hanno estromesso dal partito» (Paolo Filo Della Torre, ”la Repubblica” 12/6/2004).