Varie, 4 marzo 2002
LODOLI Marco
LODOLI Marco Roma 22 ottobre 1956. Scrittore. Romanzo d’esordio Diario del millennio che fugge, uscito nel 1986: «Si presentò fra i cosiddetti narratori degli anni Ottanta, che partirono in gruppo foltissimo, come i ciclisti all’inizio della gara, e di cui pochi ritroviamo in volata, con un capitale che lo distingueva: l’ambizione al romanzo esistenziale, con le implicazioni fisiche e metafisiche del caso, nel sospetto che tutto sia illusione. Ma è un’illusione che si può amare, perché correlata alla leggerezza, quella identificata da Milan Kundera, in un romanzo famoso, solo due anni prima, nel 1984. [...]» (Giuseppe Leonelli, “la Repubblica” 23/6/2006) • «Ha un’idea forte della letteratura [...] “Credo nella poesia in quanto strumento per conquistare una comprensione più matura, più profonda e più grande delle cose [...] la letteratura in quanti finzione, sperimentazione, artificio, mi interessa meno. I libri servono per capire meglio chi siamo, dove andiamo, che cosa cela il mistero dell’universo”. E infatti tutti i personaggi di Lodoli sono eroi cercatori, anche se hanno rivestito gli abiti dello straccione o del picaro [...] “Trove che, se non può proteggere dalle sofferenze, come voleva Vittorini, la letteratura dovrebbe almeno provare a far sentire una voce diversa: la voce di chi non sta al gioco” [...]» (Franco Brevini, “Panorama” 8/4/1999) • «Che ci fa nel Pd il figlio anagrafico di un fascista e letterario di Cristina Campo, Céline e Anna Maria Ortese? La domanda se la pone in un doppio paginone il Secolo d’Italia, ormai specializzato nello scovare intellettuali di destra astutamente mimetizzati a sinistra. Il “céliniano democratico” Marco Lodoli, dice il Secolo, nonostante il buon esempio paterno si appresta a diventare un “marziano nel Pd”. L’autore del Diario di un millennio che fugge, non si scompone: “Al Secolo mi tengono d’occhio perché mio padre, che ha 95 anni, è stato un fascistone. Però in parte è vero quel che scrivono. I miei riferimenti letterari non sono a sinistra: Landolfi, Ortese, Dostoevskij. Faccio una letteratura spiritualista. Ma sono anche attento alla periferia, alla scuola, alla società. Facevo parte del cristianesimo socialista. E della sinistra mi piacciono i valori della solidarietà”. Sì e il Pd che c’entra? “Ho 50 anni, sono curioso. Anche se non so bene in che lista sono finito”. [...]» (Alessandro Trocino, “Corriere della Sera” 27/9/2007).