Varie, 4 marzo 2002
LUCARELLI Cristiano
LUCARELLI Cristiano Livorno 4 ottobre 1975. Calciatore. Dal 2010/2011 al Napoli. Ha giocato in A anche con Atalanta, Lecce, Torino, Livorno (capocannoniere del campionato di serie A 2004/2005), Parma, in Spagna col Valencia, in Ucraina con lo Shakhtar Donetsk. Sei presenze e 3 gol in nazionale • «[...] sul telefonino ha la suoneria di Bandiera Rossa. [...] non tace le sue simpatie per Rifondazione Comunista [...] è gravemente malato di calcio: tifoso da sempre del Livorno, quando giocava col Torino è stato capace di farsi squalificare durante una partita contro il Lecce pur di andare allo stadio a vedere il fondamentale derby col Pisa la domenica dopo. E [...] durante un Torino-Roma, seguì la decisiva sfida per la promozione in B degli amaranto affidandosi ai segni della moglie che stava in tribuna. Lucarelli è anche il centravanti-scandalo che sotto la maglia della nazionale under 21, il 27 marzo del 97, mise una t-shirt con la faccia di Che Guevara - il simbolo delle Brigate Autonome Livornesi - segnò un gol alla Moldavia e, festeggiando alla maniera di Ravanelli, la mostrò a tutti in diretta tv. “Non era un gesto politico”, spiegò subito dopo. Certo che no: era un gesto da ultrà. All’epoca il presidente della Federcalcio, Luciano Nizzola, accettò per buona la spiegazione e dichiarò che se il simbolo degli ultrà livornesi fosse stato Papa Giovanni, sulla maglietta di Lucarelli ci sarebbe stato Papa Giovanni. Non convinse nessuno, per fortuna. Il centravanti ci scherzò sopra: “Se al posto di Che Guevara ci fosse stata Moana Pozzi sarebbe successa la stessa cosa”. Comunque da quella sera la maglia azzurra praticamente non la vide più. La storia più recente del bomber che ha riportato il Livorno in serie A è nota. All’inizio del campionato, con un po’ di fatica, il presidente Spinelli riuscì a strappare al Torino il campioncino dalle molte promesse non sempre mantenute (anni fa, quando giocava con la nazionale olimpica e con l’under 21 si parlava di lui come di un alternativa a Vieri e Inzaghi). Pur di far concludere l’affare Lucarelli si dimezzò l’ingaggio e in questo modo riuscì dopo dieci anni di onesta carriera a giocare finalmente nel suo stadio. All’Armando Picchi ci aveva messo piede la prima volta a 18 mesi, sulle ginocchia di suo padre, che all’epoca faceva il portuale. Di recente, a mo’ di ringraziamento, ha comprato una Mercedes al genitore, ma ha faticato non poco per convincerlo ad abbandonare la vecchia 126, oltretutto scomoda per un omone di un metro e novanta. Uomini d’altri tempi. Il resto è tutto Nick Hornby, I diari della motocicletta, Paolo Virzì, quello che vi viene in mente. Lucarelli ha imparato a giocare a pallone nelle strade del suo quartiere, Sciangai. Quando pioveva trasferiva le sfide in corridoio con suo fratello Alessandro (oggi alla Fiorentina) ma per salvare vasi e specchi la nonna gli nascondeva i palloni. Durante un trasloco ne vennero giù cinquanta da un soppalco nascosto e lui prese la cosa come il segno che aspettava dal destino. In carriera ha indossato le maglie di Perugia, Cosenza, Padova, Atalanta. Ha passato persino un anno sfortunato a Valencia. Poi è venuto il giallorosso del Lecce. Poi l’amaranto del Torino. Qui ha indossato senza troppa fortuna la maglia numero 9 di Gabetto e Graziani, ha imparato a odiare sinceramente la Juventus, e in campo non la mandava a dire a nessuno specie se era un arbitro o Pippoinzaghi - quella volta che festeggiò come uno scemo il gol del 6-0 in un Torino-Milan. Infine, la favola bella del Livorno. [...] Questo vorrà pure dire qualcosa. Dopo la promozione in serie A ha detto: “ci sono calciatori che si regalano case, Ferrari e viaggi di lusso. Io ho preferito regalarmi il Livorno”. [...] ha saputo indossare di nuovo senza tanti complessi la veste di giocatore-bandiera, dell’enfant du pays. Sarà anche colpa della crisi del calcio, che di soldi da buttare non ne ha quasi più. Ma è roba da Italia dei mille campanili, da paesi baschi se volete, un po’ retorica magari. Comunque di sinistra. Niente politica: sulla maglia Lucarelli ha il numero 99, anno di fondazione delle Brigate Autonome Livornesi. Una volta che era incazzato perché gli avevano fregato un rigore ha detto: “Il calcio è una buffonata. Siamo tutti Pinocchio in mano ai Mangiafuoco”» (Alberto Piccinini, “il manifesto” 2/6/2004).