4 marzo 2002
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Ludlum Robert
• . Nato a New York (Stati Uniti) il 25 maggio 1927, morto a Naples (Florida) il 13 marzo 2001. Scrittore. «’Non c’è niente di magico nella mia scrittura. A me piace raccontare storie”, diceva quando contava i 230 milioni di copie di libri venduti nel mondo. Simpatico e insopportabile, parlandone da vivo e da morto. Simpatico perché, tolto qualche guizzo fuori luogo (’non piaccio ai critici come Dickens”), sapeva bene che cos’è letteratura d’intrattenimento: ”Immaginare, sognare, fino al punto che vedi la realtà spalmarsi sulle tue fantasie”. Gli va dato atto che la realtà e la sua fantasia si sono incontrate, che ha fatto centro sempre. [...] Reduce dal Pacifico nella guerra contro i giapponesi - si improvvisò voce radiofonica e televisiva, si imprestò alle pubblicità, si insinuò nella politica come attivista. Si buttò nel teatro, attore e regista e poi chissà. Si laureò in Scienze politiche: E poi vedremo. E poi vedremo, appunto. Nel 1971 spuntò quel libro, L’eredità Scarlatti, storia di un esponente di un alto comando tedesco che si rivela disponibile a rivelare ai servizi segreti degli Stati Uniti informazioni tali da far finire, consumarsi da sé la terza guerra mondiale. un successo in tutto il mondo. La spy story di Ludlum non ha battute d’arresto. Arrivano Il circolo Matarese , I guardiani dell’Apocalisse, Il dossier Matlock , Il mosaico di Parsifal , Aquitania , L’agenda Icaro e, con un successo straordinario, Il ritorno dello sciacallo. Anche il cinema attingeva da Ludlum, ma con un’attenzione colta, non casuale, non a effetto. Tant’è che fu Sam Peckimpah, nel 1983, a prendere Striscia di cuoio e a farne un film in cui Cia e Kgb si aggrovigliano a storie personali, non si capisce più se è la struttura a divorare gli uomini o se sono gli uomini a usare la struttura per devastare le vite dei rivali. [...] E non gli si può negare di aver sempre guardato avanti. Ludlum, Le Carré, Clancy. I nomi sempre uniti, termometri di successo. Con loro, per un altro versante, Stephen King. Ludlum non si misura con le cifre, con i dati, se ha una staffilata da lanciare la riserva ai critici: ”Per ogni sei che ti amano ce n’è almeno una dozzina che di disprezza”. Non ci insiste più di tanto, ma gli pesa questa forbice fra giudizio di merito e vendite, come se le vendite non risarcissero del tutto l’impegno, la fatica, la costruzione narrativa figlie degli anni di teatro. E di un calcolo che non è di per sé vergogna» (Marco Neirotti, ”La Stampa” 14/3/2001).