Varie, 4 marzo 2002
LUNARDI
LUNARDI Pietro Parma 19 luglio 1939. Politico. Ministro dei Lavori pubblici nel Berlusconi II e III (2001-2006). Nel 2006 eletto al Senato (Forza Italia), nel 2008 alla Camera (Pdl) • «[...] Fu lanciato da Silvio Berlusconi come tecnico nella puntata di ”Porta a porta” nella quale il premier tracciò sulla lavagna una serie di rette colorate corrispondenti alle autostrade e ferrovie che avrebbe costruito grazie all’ingegnere di Parma. Il ministro tecnico divenne subito celebre per una frase inaccettabile sulla bocca di un ministro: ”bisogna abituarsi a convivere con la mafia”. Anche il conflitto di interessi di Lunardi era impressionante. La società di progettazione di famiglia, Rocksoil, era interessata in molte grandi opere. Lui si impegnò a cederla ma alle parole non seguirono i fatti. Quando arrivò al ministero trovò all’Anas un presidente che non sopportava: Giuseppe D’Angiolino. Era stato nominato per 5 anni dal centrosinistra nel 2000. Per levarselo di torno e piazzare un suo amico a capo di una delle società più ricche della pubblica amministrazione, Lunardi non esitò a concedere a D’Angiolino una buonuscita di 1,5 milioni, più altri 300 mila euro a testa per gli altri consiglieri. La Corte dei Conti lo condannò nel 2006 a restituire i soldi elargiti con tanta generosità. [...] ha pagato solo un quinto» (’il Fatto Quotidiano” 19/2/2010) • «Antropologicamente yankee per il profilo, per i rarefatti congiuntivi e per la lingua più veloce del pensiero, Pietro Lunardi è il contrappasso del governo Berlusconi. Nel senso che incarna la corrispondenza della pena alla colpa. La colpa non v’è chi non la rammenti. La sera del 18 dicembre 2000, mentre gli italiani preparano in letizia l’albero di Natale, il candidato premier Silvio Berlusconi, complice Vespa, si presenta in televisione, munito di lavagna, gessetti e cartine geografiche, per annunciare che ha trovato l’uomo che farà grande l’Italia con le grandi opere, l’uomo che spenderà 180 mila miliardi di lire senza colpo ferire e farà della Penisola il paradiso mondiale delle infrastrutture. Altro che Giappone e California. Strade, autostrade, raccordi, ponti, ferrovie, aeroporti. Ma soprattutto tunnel. lui, l’ingegner Lunardi, progettista esperto, oltre che di tunnel, di ambulacri ministeriali fin dai tempi dei ministri dei Lavori Pubblici democristiani, socialisti e socialdemocratici che viene nominato in diretta Capocantiere del futuro governo di Centrodestra. Al ministero, dove alligna la burocrazia diciamo più smaliziata d’Italia, trasecolano e poi sghignazzano in diretta: ma è lui, proprio ”El Talpa”, l’uomo dei buchi? [...] Se non ci fosse Berlusconi, spetterebbe a lui, all’ingegnere di Parma, l’intreccio più straordinario di parole al vento e conflitti d’interesse. Cominciò prima ancora di essere nominato ministro dichiarando che finalmente bisognava tornare allo spirito dei ”grandi costruttori”. Nicolazzi? Gaspari? I palazzinari? Il Berlusconi di Milano-2? No, i faraoni, Cheope, quelli senza i quali ”non si sarebbero fatte le Piramidi, la Grande Muraglia, i Templi Maya”. A chi gli chiedeva se volesse erigere un nuovo mausoleo nella residenza lombarda di Berlusconi, accanto a quello di Cascella, o nella reggia sarda, dove poi si occuperà del tunnel sottomarino, rispondeva di no, che lui avrebbe fatto tanti trafori, perché ”i trafori non sono una violenza, sono una maniera serena per armonizzare i rapporti tra gli uomini e la natura”. [...] La mafia? Bisogna conviverci. Il Ponte sullo Stretto di Messina? Diamo le azioni agli italiani all’estero. La neve sulle autostrade? Facciamo viaggiare i Tir in nave. La patente a punti? Mille morti in meno al mese. La velocità sulle autostrade? Va aumentata. Le vie d’acqua di Bossi? Certo, facciamo un’autostrada acquatica tra Milano e l’Adriatico, passando per Cremona. E il tunnel sottomarino di 150 chilometri tra Mazara del Vallo e Capo Bon in Tunisia, vagheggiato da Totò Cuffaro? Una libidine, tanto con la mafia bisogna convivere. Le grandi opere incagliate? Tempi certi, anzi certissimi, attivate entro dodici mesi (2001). Infine: l’Alta velocità in Val di Susa [...] Ligio alle regole etiche, appena nominato ministro aveva dettato: ”Venderò la mia società di progettazione, la Rocksoil, perché molti contratti ricadono sotto la mia competenza di ministro. Certamente non cederò ai miei figli che ci lavorano. Comunque, per il futuro, concentrerò il mio lavoro all’estero”. Passati cinque anni, l’unico cambiamento nella proprietà si è registrato all’inizio del 2005, quando la moglie Maria Paola, ha ceduto le sue quote al figlio. [...] Quanto agli appalti all’estero e non in Italia, il ministro ha mantenuto l’impegno. Ha ottenuto una commessa francese. Sapete per che cosa? Non indovinate? Per la progettazione di un tunnel sulla linea ad alta velocità Torino-Lione. Poi ha preso qualche altro appalto anche in Italia, ma sono cosucce. Per esempio, la progettazione esecutiva e costruttiva di una galleria del collegamento ferroviario Milano-Malpensa. Che volete che sia? La linea non è gestita dalle Ferrovie dello Stato, ma dalle Ferrovie Nord, società controllata dalla Regione Lombardia di Formigoni. Il grosso, del resto, era già stato sistemato da Vespa quella vigilia di Natale del 2000, quando ”El Talpa” indicò le opere strategiche per il Paese, tra le quali primeggiavano le sue: il Corridoio Torino-Brennero, il Passante di Mestre, l’autostrada Aosta - Monte Bianco, l’autostrada Val Trompia-Brescia-Lumezzane, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, il terzo traforo del Gran Sasso, forse in onore dell’antico ministro democristiano Remo Gaspari. Ci sono voluti quasi cinque anni per sconfessare ed esonerare l’uomo-bandiera del ”sogno” infrastrutturale berlusconiano che in Val di Susa, tra neve, elmetti e manganelli, ha finito per diventare un incubo. Ma allo yankee della Rocksoil che prima parla e poi pensa in fondo che gliene importa. Aveva già detto: ”La politica è piena di meschinità. Torno ai miei tunnel. Non ho più intenzione di perdere tempo a parlare con i cretini, verdi o rossi”» (Alberto Statera, ”la Repubblica” 9/12/2005). «[...] Essendo il più bravo [...] l’ingegnere ha frequentato Roma e la politica. Da liberale (’la mia famiglia ha sempre votato per Malagodi”, ha giustamente fatto considerare) ha risposto ”signorsì” ad ogni richiesta di aiuto. Così Giovanni Goria, capo del governo durante la felice stagione del costruttore democristiano Edoardo Longarini, lo volle suo consigliere a palazzo Chigi; l’indimenticabile Remo Gaspari suo braccio destro per la questione Valtellina; e fu consulente per i grandi rischi durante il regno di Vito Lattanzio, altro diccì da enciclopedia. L’ha chiamato persino Rutelli, quando c’era da progettare la linea B della metropolitana di Roma, ed a lui è ricorso il comunista Nerio Nesi, che al ministero di Porta Pia è transitato nella scorsa legislatura. Apprezzato, stimato, affogato di lavori, Lunardi anni fa si trovò costretto a organizzarsi. Fondò la Rocksoil (SpA) chiedendosi anche se non fosse utile aprire altre divisioni. Il nome di Lunardi si è poi andato accomunando agli impegni, accessori ma non meno rilevanti, della Stone srl e dello ”studio Lunardi”.[...]» (Antonello Caporale, ”la Repubblica” 5/12/2001).