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 2002  marzo 04 Lunedì calendario

LUTTAZZI

LUTTAZZI Daniele (Daniele Fabbri) Sant’Arcangelo di Romagna (Forlì) 26 gennaio 1961. Comico. Figlio di insegnanti. Laureato in medicina. Ha debuttato in Tv con ”Doc” di Renzo Arbore. Tra i suoi programmi Tv Magazine Tre, Mai dire gol, Barracuda, Satyricon. Fu portato in tribunale dalla scrittrice Susanna Tamaro perché aveva parodiato Va dove ti porta il cuore con Va dove ti porta il clito. Moltissime polemiche scatenò nel 2001 il suo programma Satyricon: le mutandine esibite da Anna Falchi, la torta di cioccolato sotto forma di escremento che degustò, le rivelazioni su Silvio Berlusconi presentate attraverso un’intervista al giornalista Marco Travaglio, autore con Elio Veltri del libro L’odore dei soldi. «Per amor di battuta, si giocherebbe tutto. Ha rischiato spesso e ce l’ha fatta, il ragazzo di provincia che spiegava agli italiani rigorosamente con termini scientifici il mistero del sesso; che ha fatto arrabbiare la Tamaro col suo libro Va’ dove ti porta il clito, che non si è fermato neanche davanti al Papa e ha irritato l’Avvenire. Il fenomeno Daniele Luttazzi arriva dal cuore della Romagna, terra di poeti; si chiama Daniele Fabbri, genitori insegnanti elementari, come la sorella, un fratello bancario. Lui ha fatto il volontario all’ospedale di Modena, aspettando un concorso per immunologia. ”Dieci anni di attesa per quattro posti: intanto non avevo i soldi per comprare la pizza alla mia ragazza. Li ho salutati, ma al quinto piano del Policlinico ci sono ancora le mie caricature”. Il nome d’arte è un omaggio a Lelio Luttazzi. Lo scoprì Ugo Porcelli alla rassegna Riso in Italy: debutta a Doc con Renzo Arbore. Approda a RaiTre, il Maurizio Costanzo show lo adotta, poi la Gialappa’s, il teatro, i libri, gli spot della Telecom creati dall’agenzia Testa che ricalca in pieno lo stile Luttazzi. ”Non li ho inventati io, ma dico la mia. Giriamo cinquanta finali diversi, poi scegliamo. Per questo, anche se sono mancato per un anno, la gente ha l’impressione che ci sia sempre stato”. [...] ”Il bello di Mediaset è che il loro Dio è Publitalia: se fai ascolti, è fatta. Per questo hanno protetto Tabloid. Ma qualcosa succedeva anche lì. A Mai dire gol dicevo una battuta: "Hanno condannato Priebke all’ergastolo, si vede che non ha fatto in tempo a iscriversi a Forza Italia". Un deputato telefonò a Berlusconi, che chiamò il responsabile del programma che chiamò la Gialappa’s che me lo disse e si mise a ridere. Ma qualcuno non si era divertito [...] La mia prima censura risale ai tempi degli scout, scrivevo le storie dei ’Lupetti pezzati’, cadevano nell’acqua inquinata di un fiume e succedevano strane cose. L’hanno fatto finire sul più bello [...] Dieci anni fa, in Rai, ero nel cast di Fate il vostro gioco su RaiDue, facevo un monologo sulla pedofilia. ’Mio padre è un pervertito: l’ho sorpreso al telefono che parlava con un amico americano, contrattava l’affitto di una bambina messicana. Chiedeva: posso fare quello che voglio, anche iscriverla al partito socialista?’. L’hanno tagliata e per tredici puntate non ho più detto niente. Per tre anni non sono tornato in tv [...] Non sono ricattabile e questo fa tutta la differenza del mondo. Dopo Barracuda sono stato un anno a casa a scrivere; quando ero pronto, il direttore di Italia Uno Roberto Giovalli mi ha fatto sapere che non c’era posto per un nuovo Barracuda: lo spazio era occupato dalla Champions League [...] Leggo tutti in giornali del mondo. Prendo appunti e scrivo le battute. Faccio una scrematura iniziale, alla fine una ventina vanno bene e le tengo. Poi ne restano otto, nove. C’è metodo nella comicità. Tutto nasce dalla mia reazione alla realtà quotidiana. L’importante non è dare un messaggio, ma far ridere [...] Ho un mio mondo perverso ed esprimo anche quello. La moralità di un comico è fare battute che fanno ridere lui per primo. Io rido alle mie battute, anche se spesso non sono d’accordo con quello che dico. Non bisogna essere ideologici. Nella risata c’è sempre verità [...] Non sono come i comici toscani, non mi sentirete dire parolacce per far ridere. Ho avuto un’educazione cattolica molto rigida, a volte rido, sapendo per primo che forse esagero [...] Punti di riferimento? Woody Allen, ma anche Luis de Funès, Danny Kaye. Per la commedia sofisticata, Lubitsch e Billy Wilder. Tra gli italiani Walter Chiari, il Tognazzi degli anni Settanta. Meraviglioso, tragico e comico insieme, forse poco capito. Per pochi. Come i libri. Dicono: ’La gente non legge’. giusto, i libri non sono per tutti"» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 8/1/2001). «[...] il sesso (e in senso lato, il corpo e le sue funzioni), le polemiche non si contano nemmeno. Gloria De Antoni, che con Oreste De Fornari divise con lui la fortunata edizione di Magazine 3 nel biennio 1993-95 su Raitre ancora diretta da Angelo Guglielmi, ricorda: ”Quando Daniele cominciò la sua rubrica ’Lezioni di sesso’ ricevetti una telefonata da Paola Pitagora, offesa per come veniva trattato il sesso femminile. La stessa Pitagora scrisse anche a Elvira Sellerio, allora nel Consiglio di amministrazione. Ma la protesta non ebbe seguito”. [...] Uno che da sempre è una contraddizione vivente. ”Uno come noi, che abbiamo un bel caos nella testa” ricordano gli amici di un tempo. Eletto nelle liste Dc, consigliere comunale a Sant’Arcangelo per anni, collaboratore satirico del settimanale della curia di Rimini ”Il ponte”, studente in medicina a Modena: chi mai, da un ragazzo così, si sarebbe aspettato lo scandaloso personaggio che spacca l’Italia in due? ”Ha sempre detto di avere un solo maestro, Lenny Bruce, il comico americano più irriverente, cui Dustin Hoffman dedicò un film- omaggio”, ricordano nella redazione di Comix, a Modena, dove Luttazzi ha pubblicato i suoi primi grandi successi. ”Come Bruce, anche lui è un maledetto”. Era arrivato come scrittore di testi per il settimanale ”Comix” (’ma gli piaceva anche disegnare, creare le copertine”), poi raccolse i suoi interventi a ”Magazine 3” e fu subito un fenomeno da alta classifica. ”Quando nel ’94 portammo Sesso con Luttazzi al Salone di Torino, fu un trionfo”. [...] Nella squadra di Mai dire gol su Italia uno, nei panni di Panfilo Maria Filippi, del professor Pontecedro e dell’annunciatrice Luisella. Preventivamente, l’’Avvenire”, aveva avvertito: basta con le scorribande sacrileghe e con il sesso. ”Ma non fu così» dice Carlo Taranto, uno dei tre della Gialappa’s Band. ”Le battute sul viaggio del Papa a Cuba o sulla vera storia di Gesù nei finti tg di Panfilo Maria me le ricordo bene. Del resto, noi volevamo Luttazzi, non una sua versione edulcorata. Quello vero, che a Magazine 3 si faceva tartine di mestruo o di sperma”» (Ranieri Polese, ”Corriere della Sera” 9/2/2001). Vedi anche: Alessandra Coen, ”Sette” n. 19/1999.