Varie, 4 marzo 2002
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Luzzati Emanuele
• Genova 3 giugno 1921, Genova 26 gennaio 2007. Scenografo, illustratore ecc. • «Poeta artigiano conosciuto nei teatri di mezzo mondo, gran signore dolce gioioso freschissimo, è un viaggiatore nei mestieri legati alla visualità, non solo scenografo di centinaia di spettacoli e di opere liriche, ma anche cartellonista, ceramista, addirittura decoratore di navi oltre che autore di raffinati cartoni animati (Pulcinella e La gazza ladra gli sono valse due candidature all’Oscar). Tra le tante attività, ha sempre detto di prediligere l’illustrazione, anche dei parchi delle città come il giardino di Santa Margherita Ligure che ha trasformato nel bosco incantato del Flauto magico di Mozart. Ma comunque da "pittore applicato", da giocoliere dell’immagine che ama il ruolo dell’interprete: di un autore, di una storia, di una musica. Per decifrare il suo ricco mondo d’autore che trascina nella condizione poetica dell’infanzia, si sono buttati in campo i nomi di Picasso, di Rousseau, di Chagall e di altri, partendo dall’espressionismo e finendo con la Pop Art. [...] ”Credo che tutte le letture importanti della mia vita risalgano al periodo in cui ero rifugiato in Svizzera, venendo via dall’Italia delle leggi razziali. Ero a Losanna intorno ai vent’anni, seguivo una scuola d’arte applicata e proprio lì, da allievo, feci una mia prima illustrazione del Decamerone... Certo, ultimamente l’ho riletto, ma con uno sguardo diverso, pensando ai disegni da realizzare. Tutta un’altra cosa [...] Il Candido di Voltaire, che ho letto a diciassette anni. Quello è stato un coup de foudre, ho sempre sognato d’illustrarlo, come poi è accaduto dopo cinquant’anni... Sono sempre stato innamorato della leggerezza con cui Candido riesce ad affrontare le più terribili catastrofi. In ogni caso, i libri che più ho amato li ho tutti illustrati, ad eccezione forse di Guerra e pace, un romanzo estraneo al mio mondo e che a dirla tutta credevo anche noioso, e invece poi mi ha totalmente catturato. Però non ho mai, dico mai, pensato di poterlo illustrare. Non si può, comunque io non posso farlo”» (Luciana Sica, ”la Repubblica” 7/3/2001). ««Mia sorella ha 7 anni meno di me, c’è un rapporto di protezione, io le facevo sempre i burattini, i pupazzi, ero il burattinaio; a volte li compravamo, le raccontavo le storie delle opere, dovevo tagliare là dove pareva che i protagonisti non si sposassero, altrimenti piangeva [...] Da studente a Losanna avevo ideato, con i compagni, una pantomima di Salomone e la regina di Saba, Fersen aveva scritto il testo, Guido Lopez lo aveva letto, come attore c’era Aldo Trionfo, lì per lì fu un successo, tra i profughi, poi la rifacemmo in Italia, all’Augustus di Genova, e a Milano. Con Lea Lebowtiz ho cominciato a lavorare davvero per il teatro, senza fare gavetta, Gassmann vide lo spettacolo, voleva mettere in scena un Peer Gynt e mi domandò se volevo fare le scenografie, c’erano Sbragia, Albertazzi, grandi attori, così sono entrato dalla porta grande. La fortuna era il dopoguerra, c’era voglia di vivere e di fare, le porte erano davvero aperte, tutto ricominciava, oggi è diventato tanto difficile per i giovani» (Fiorella Minervino, ”La Stampa” 21/8/2004).