Varie, 4 marzo 2002
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Lynch David
• Missoula (Stati Uniti) 20 gennaio 1946. Regista. «Regista dell’eccesso, della deformazione dell’incubo onirico velato d’ironia» (Stefano Lusardi, ”Ciak” febbraio 2000). «Nero spesso, torbido, vischioso: fino a frugare nella feccia dell’inconscio. Un doppio che prende il nostro posto. Un cineasta che spinge ogni spettatore a imboccare la propria strada perduta […] Il suo sodalizio artistico con il Premio Oscar Alan Splet iniziò fin dal suo film d’esordio, il leggendario midnight-movie Eraserhead, in cui labirintiche stratificazioni di rumori d’ambiente, musiche fuori campo e impressioni acustiche sembrano prodotte da una mente invisibile. […] Dal ghetto del cinema intellettuale alla popular culture di massa: nel 1990 scosse le platee televisive di tutto il mondo con la sua serie televisiva Twin Peaks, una telepsychonovela […] Fino al 1999 erano due i numi tutelari della sua cosmogonia: il rumore e l’ombra. Poi con il sorprendente Una storia vera ha mostrato l’altra faccia del suo cinema, una faccia assolata e silenziosa» (M.G., Un secolo di grande cinema-100 registi). «Ogni film è una storia a sé, è il frutto di un innamoramento. Ti innamori di alcune idee e cerchi di rimanere loro fedele per tutta la durata della lavorazione: potremmo dire che ogni film è uguale nelle dinamiche (perché non è altro che una storia d’amore), ma sempre diverso nel suo svilupparsi e nei suoi contenuti (ogni storia d’amore è diversa da quelle che l’hanno preceduta)» (’Max” agosto 2001). «Non amo particolamente la televisione, però mi piacciono le storie che continuano, nelle quali puoi perderti in un mondo» ”Ciak”, febbraio 2000). Grande fan e amico di Fellini «che ha conosciuto a metà degli anni Ottanta e ha continuato a frequentare fino a pochi giorni dalla sua morte, trova una continua fonte di ispirazione nelle sue opere, in particolare 8 e 1/2 e La strada. ”Sono film straordinari, che ancora adesso turbano e commuovono [...] Sono stato tra gli ultimi a incontrarlo prima che entrasse in coma [...] Rimasi molto colpito quando scoprii che eravamo nati lo stesso giorno, il 20 gennaio. Se si crede all’astrologia, si trova certamente qualche connessione, a cominciare dall’amore per l’astrazione [...] Credo che viviamo costantemente nel sogno e nell’illusione [...] Io sono convinto che esista qualcosa, anzi molto, che noi non conosciamo e di cui vediamo solo le parvenze. Credo che questo elemento sia presente nelle mie storie. Non ho alcuna problema a definire ciò spiritualità o religione [...] Tecnicamente tutti i miei film sono stati indipendenti, e anche nei casi in cui sono state coinvolte le major per la distribuzione, ho avuto la fortuna di avere dei produttori che hanno difeso la mia libertà espressiva. Non ringrazierò mai abbastanza Mel Brooks, per quello che ha fatto per me come produttore in Elephant Man. Non avevo il final cut, cioè l’ultima parola, e lui ha lottato come un leone per difendere quello che volevo ed avevo in mente. una persona di intelligenza e competenza sorprendenti. Non ho avuto invece la stessa fortuna con Dune. l’unico film che per molti versi non avrei mai dovuto fare, e il fatto che non avessi il final cut mi ha letteralmente distrutto. Ma ho anche imparato molto [...] Sono molto affezionato a Dino De Laurentiis. una persona estremamente leale, innamorato del cinema e con un’energia incredibile. Ha anche un filo di pazzia positiva, che a me piace molto. In Velluto blu ci accordammo sul dimezzamento del mio salario e del budget in cambio del final cut. Posso dire che ha rispettato gli impegni”» (Antonio Monda, ”Il Venerdì” 16/11/2001).