4 marzo 2002
Tags : Andie Macdowell
Macdowell Andie
• . Nata a Gaffney (Stati Uniti) il 21 aprile 1958. Modella. Attrice. «Bella, bellissima [...] Affermatasi sul grande schermo grazie a Sesso, bugie e videotape, il film di Steven Soderbergh che fu la rivelazione del Festival di Cannes del 1989, e poi conquistatasi definitivamente le simpatie di pubblico e critica con Quattro matrimoni e un funerale [...] Ultima di quattro sorelle, è nata a Gaffney, cittadina del South Carolina dove ha vissuto fino a 18 anni. I suoi divorziarono quando lei ne aveva solo sei. E la madre, un’insegnante di musica, cercò di superare il fallimento del suo matrimonio gettandosi nell’alcol. Andie diventa una ribelle e da giovane frequenta compagnie poco raccomandabili. ”Ho rischiato di bruciarmi per sempre” [...] Poi la svolta. Decisa. Va a New York, entra nell’agenzia di modelle Elite, arrivano i primi servizi fotografici importanti, la campagna stampa per Calvin Klein, che la sceglie per pubblicizzare i suoi jeans. [...] Nel 1984, a 26 anni, un’altra svolta, quella che Andie aspettava da sempre: il cinema. ”Fare l’attrice è stato il mio sogno fin da ragazzina”. Il film è Greystoke-La leggenda di tarzan, accanto a Christopher Lambert, dove lei interpreta Jane. Da allora non c’è stato più nessun ostacolo [...] ”Nono sono una diva, sono solo un’operaia del cinema”» (Monica Mainardi, ”Chi” 23/5/2001). «Quando il regista Hugh Hudson mi scelse per Greystoke - La leggenda di Tarzan, nessuno era disposto a scommettere un penny su di me. Venivo dal South Carolina, e avevo la faccia delle donne del Sud... Nel cinema americano, tutto in presa diretta, il doppiaggio è rarissimo. Ma alla fine del film decisero che quel mio modo di parlare non era adatto alla sofisticata signorina inglese della storia, e mi doppiarono con Glenn Close. Mi sembrava una sconfitta. Ma Hudson mi incoraggiò a non mollare [...] Per me, che avevo visto i miei genitori separarsi quando avevo sei anni, mio padre risposarsi poco dopo e mia madre sprofondare nell’alcolismo, la realizzazione nel lavoro diventava la cosa più importante. Recitare era stato il mio sogno fin da ragazzina, anche se, per guadagnare in fretta, avevo cominciato a fare la modella. Certo, mi piaceva essere sulle copertine dei più importanti giornali di moda, sfilare per gli stilisti più celebrati, ma sentivo anche il disagio di un lavoro che non mi appagava e di un ambiente che non mi piaceva... Un ambiente che manda messaggi falsi e mortali, che inventa modelli anoressici dallo sguardo perduto e l’aria-tossico chic [...] Non voglio fare la santa o la puritana, ma non mi sentivo bene in quel ruolo. [...] Ho provato anch’io la cocaina, due o tre volte, per adeguarmi alle altre, per non ingrassare, per non sentire troppo la stanchezza, ma non mi dava nessuna soddisfazione [...] Nel cinema è diverso: non devi sempre confrontarti con la tua immagine, e puoi invecchiare tranquillamente, specie se superi l’angoscia delle prime rughe e del seno che scende [...]» (Lucia Castagna, ”Sette” n. 23/1997).