Varie, 4 marzo 2002
MADONNA
(Louise Veronica Ciccone) Bay City (Stati Uniti) 16 agosto 1958. Cantante. Attrice. Cresciuta in un sobborgo di Detroit, sua madre morì quando aveva appena 5 anni, stroncata da un tumore fulminante. «Di lei non conservo grandi ricordi, ma solo una foto vicino al mio letto. So che amava cantare e ballare, ma io non ne ho memoria». Suo padre, Sylvio Tony Ciccone, di origine italiana, si è risposato una seconda volta, ma la sua vera famiglia sono stati i fratelli: oltre lei tre femmine e quattro maschi. [1] Il fratelo Christopher: «Fin da bambina amava travestirsi e presentarsi al pubblico: fosse quello delle zie o dei compagni di scuola». [2] «Pop star più analizzata dai media dopo Bob Dylan», [3] secondo alcuni sondaggi, è con Madre Teresa e la principessa Diana una delle tre figure femminili più famose del 20esimo secolo. [4] Jean Paul Gautier: «E’ una donna speciale, l’unica a poter incarnare il mito di fine secolo. E’ un’icona». [2] «Ha intorno una corte concentrata su di lei 24 ore su 24 ma pochi fedelissimi. Tutti parlano del suo bisogno di tenerezze, della sua necessità di capire che sta facendo la cosa giusta, della sua durezza con chi spende all’esterno il pregio di averla conosciuta o di aver lavorato per lei. Detesta i deboli, ama i determinati. Leggendari il suo humour nerissimo, la sua trasgressività, la sua volubilità. Molte star sparlano di presunta disumanità e di rudezza. Chi la conosce dall’inizio degli Ottanta dice: ”Qualche volta mi è sembrato che battesse un cuore vero dentro quella macchina”». [1] Papà Ciccone. «Forse sono meglio come nonno che come padre. Ma immaginatevi voi che cosa significa trovarsi come figlia Madonna». [4] «Detesto i saluti, non saluto mai. Non è un bel comportamento, ma non posso fare altrimenti. Lavoro anche diciotto ore al giorno e mi sembrano sufficienti per rivendicare un carattere difficile. Mi considero una sorta di corporation vivente. Canto, scrivo, recito, dirigo una casa discografica, mi presto a interviste, ritratti fotografici, rapporti con i media, leggo copioni e ascolto nuove proposte. Non ho tempo libero ma pratico lo yoga. Ho, come si suol dire, senso della disciplina [...] Non cambio mai idea. Miuccia Prada dice che è il mio peggior difetto [...] Sono cambiata da quando è mancata mia madre, l’ho cercata per tutta la vita. La cerco ancora». [1] «’Adoravo Maria Maddalena perché andava con un sacco di uomini e piaceva anche a Gesù...”. ”Amo i crocifissi perché ci sono sopra degli uomini nudi”. Blasfema, sfrenata, turbolenta, incontrollabile ed esibizionista, già negli anni ’60 la piccola Ciccone è un tormento per i genitori. A scuola alza la gonna e mostra le mutande ai compagnucci. Una volta che le mutande non se le mette più, diventa la più corteggiata della scuola. Papà Tony, un rigido cattolico, la manda in colledio dalle suore. Ma è qui invece che la peste matura nella sua fervida immaginazione quell’armamentario di simboli cattolici - crocifissi, rosari, madonnine - di cui farà poi polpette nei suoi video». [4] «New York, fine anni ’70. La Ciccone ventenne arriva a Times Square con 35 dollari in tasca, ma una cosa chiara in testa: diventare famosa. Purtroppo canta da cani e non balla molto meglio. Viene scartata ai provini per Fame, Footloose. Riesce solo a fare la ballerina di fila per una canzone intitolata Born to be alive di Patrick Hernandez. Ma, inguainata in una tuta di leopardo, grandi tette e aria sfrontata, quando balla I Will Survive fa il vuoto intorno a sé. La sua carriera coincide con l’avvento dei video musicali. Lucky Star, una delle sue prime canzoni di successo, rivela la bomba Madonna. Sexy da morire e con un incredibile look. Dall’oggi al domani, le ragazzine di mezzo mondo scoprono ombelichi e reggiseni, tagliano le dita dei guanti e si ricoprono di crocefissi». [4] «Se mi volto indietro vedo una ragazza e una poesia, sempre la stessa: The bell jar (La campana di vetro) della Plath. L’avrò letta centinaia di volte ed era nella mia tasca quando partii per New York. Arrivata pensai: ”Ok, ci sono. E’ qui che vivrò”. Sapevo che avrei sofferto, sapevo che sarebbe stata dura. Ma non sono fatta per tornare indietro. E così è stato. Punto. Andavo sempre a sedermi vicino alla fontana del Lincoln center, guardavo la gente passare e piangevo. Scrivevo sul mio diario: ”Quando conoscerò qualcuno?”. Ero patetica, lo so. Era come essere la protagonista di un brutto film. E continuavo a ripetermi ”morirò se non ce la faccio, non posso fallire”». [1] «Ero molto sola e alla ricerca di qualcosa. Desideravo una madre, ma era morta. Non ero ribelle in maniera distruttiva; mi interessava fare qualcosa di buono. Non mi depilavo sotto le ascelle, non mi truccavo, fumavo poco. Ero un paradosso: un outsider ribelle che voleva rendere felice il proprio padre. Volevo diventare qualcuno [...] Quando ero piccola mio padre mi parlava di sesso solo in maniera indiretta. All’uscita di Sex l’unica cosa che mi ha chiesto è stata: ”Perché hai avuto bisogno di fare questo?”. Non ho saputo rispondere. Ma non ha detto nulla che potesse ferirmi o umiliarmi o farci scontrare. Non è nel suo stile». [1] «All’inizio degli anni Ottanta frequentava club alternativi come Danceteria o Paradise Garage, suoi trampolini di lancio ma anche suoi rifugi. Si accompagnava con Michel Basquiat, il famoso giovane genio dei graffiti poi scomparso, e la loro storia andò avanti per qualche mese. Arrivati al capolinea, lei dovette restituirgli tutti i suoi quadri, eccetto uno. ”E’ l’oggetto più prezioso che possiedo” dice. Fu in quei locali che incontrò Michel Rosenblatt, uno dei dirigenti della Sire Records che gli parlò del capo della compagnia, Seymour Stein, promettendogli un incontro. Che lei non aspettò, presentandosi pochi giorni dopo in ospedale dove Stein era stato ricoverato per problemi cardiaci. ”Entrò nella stanza senza bussare - ricorda Liz Rosemberg - e lui ne rimase folgorato, scritturandola. Chi poteva crederci!”. Tuttavia all’inizio, sia la Sire che la Warner Records (due compagnie collegate) faticavano a decidere di accordare tutto il loro peso all’artista italo-americana. Alcuni sostenevano che avrebbe potuto metterle in imbarazzo. E comunque non la consideravano che una meteora. Un refrain che l’ha spesso accompagnata fin dal primo Mtv awards del 1984. Quando posò nuda per ”Playboy” e ”Penthouse” un coro sdegnato percorse gli States: ”E’ finita”. La sua risposta fu: ”Ma cosa volete, io non me ne vergogno”». [1] «Bellezza banale, voce mediocre» [4], «c’è chi sostiene che la sua arte sia più di fantasia che di contenuti, camaleontiche trasformazioni e non approfondimenti psicologici, un gala di moda, più che un saggio sociologico». [3] «Negli anni ’80 girava voce che Mick Jagger l’avesse definita un bicchierino di talento in un mare di ambizione. Vera o no, la frase riassume bene le critiche mosse alla diva dai suoi detrattori: non ha una gran voce, non è una ballerina particolarmente dotata, non recita in modo impeccabile. Argomenti anche fondati che però non colgono il punto della questione. Nell’era del videoclip, Madonna ha capito la necessità di imporre un’immagine per avere successo. E che cambiarla è il modo migliore per non diventare un noioso monumento. In effetti, Madonna non è un’icona pop, è una serie di icone, un personaggio capace di attirare gli occhi di tutto il pubblico, sia quando si tratta di scandalizzare che quando azzecca una canzone capace di spopolare nelle radio di tutto il mondo. Ha quella che in inglese si chiama ”star quality”: le basta comparire per farsi notare, come accade solo alle vere dive. Nel corso della sua carriera ha mostrato mille facce diverse, bilanciando istinto e calcolo. Ai suoi tonfi cinematografici ha sempre risposto con un disco di successo, un gossip da prima pagina o un imprevedibile cambio di stile. Ha sempre puntato alla vetta e c’è arrivata. E ci vuole qualche barile di talento per non annegare in un simile mare di ambizione». [5] «Quando tutti ti danno contro, cambiando da un giorno all’altro idee e comportamenti, dicendo che la voce non c’è più o che, peggio, non c’è mai stata, che le idee latitano e che per il successo si è disposti ad ogni cosa, anche se fai muro e comprendi il livore da dove proviene, una vocina si insinua nelle pareti del subconscio dicendo: ”e se fosse vero?”, imprimendoti malumore e incertezze». [1] Ha scritto Walter Gatti: «Non è un genio, ma è intelligente. Molto intelligente. Non ha mai scritto una sola canzone che si possa definire importante per la storia del pop, eppure ogni singola cosa che abbia fatto, detto, scritto, cantato e prodotto è entrata di diritto nella storia dello stile e del costume. E’ un errore dunque trattarla con sufficienza. Per quanto riciclata, kitsch ovvero effimero, è da vent’anni un punto di riferimento obblicato della musica pop». [6] Aggiunge Ingrid Sischy: «Non possiede il talento vocale di Celine Dion (la donna artista che stima di più), e lo sa. Le sue canzoni, in passato, suggerivano più i toni di Minnie mouse che della grande interprete. Ma sentire oggi un brano del 1983, e a seguire Frozen, lascia più che stupiti. Sembrano due voci diverse. Non sono molte le persone che, nonostante le pareti tappezzate di dischi d’oro, decidono di prendere lezioni di canto a 35 anni. Ma lei lo ha fatto, ininterrottamente per due anni prima di poter recitare Evita. La sua caparbietà è forte quanto e più del suo talento». [1] «Ha raggiunto un obiettivo che sembrava impossibile - dice un suo amico - introdurre la sua passione e la sua vita, la sua solitudine e la sua malinconia, nella sua voce. Prima non sarebbe stata capace di portare tutto il suo vissuto nella musica». [1] Lei spiega: «Ho un debito con un film. Con una scena in particolare, che è stata capace di smuovere corde che non riuscivo ad amalgamare. E’ Il paziente inglese. Quando Ralph Fiennes attraversa il deserto volando per andare a cercare, senza speranza, la donna che amava. Suona ridicolo, è vero? Ma da allora qualcosa è mutato in me. Guardavo lo schermo e pensavo: ”Oh, essere amata in quel modo, amare qualcuno in quella maniera”. Sì, da quel momento ho sentito di aver rimesso insieme dei pezzi che non avevano ordine. Il resto è venuto da sé». [1] Annalisa Piras su ”L’Espresso”: «’Amo la mia fica. E’ il tempio della mia conoscenza”. E’ una della sue memorabili frasi, tra peana al sesso anale, fantasie erotiche, pratiche sadomaso e pornografia spicciola., oggetto del libro Sex (dove figurano anche Naomi Campbell, Isabella Rossellini e Ingrid Casares), unanimamente riconosciuto come uno degli errori della sua carriera. Insieme al film In Bed with Madonna e l’album Erotica. Il video in cui appare in numeri sadomaso fu bandito da tutte le tv americane. Peccato per il disco, oscurato dal fracasso dello scandalo e considerato uno dei suoi migliori». [4] «Quelle parole, quel libro, quel disco, sono stati il mio più alto atto di ribellione. Contro la mia cultura, contro la morale di mio padre, contro tutto. E l’ho pagato a caro prezzo». [1] Dice di lei Sharon Stone: «Non conosco altre pop star che non abbiano mai fatto uso di droghe, né bevuto alcol né altro. La sua visione del sesso, che tanti denigrano, è sana e vitale. Lo conferma il fatto che che non ne fa alcun mistero». [2] Ancora la Piras: «Avvolta in tulle, vestita da sposa, si rotola sul pavimento miagolando, ricoperta di paccottiglia, tra gondole, leoni e un’ammiccante ritmica. E’ il 1984 e il trionfo del disco segna la sua consacrazione come pop queen. E inaugura le qualità che saranno una costante: l’istinto nell’anticipare le tendenze della musica pop, l’abilità nell’individuare i producer e i musicisti più creativi. ”Parassita del talento altrui”, diranno i critici. Grande manager, eccellente nel marketing di se stessa e naturalmente maestra del ”cool”. Con Like a virgin impara i meccanismi dello scandalo. Che a volte la tradiranno». [4] Brunella Schisa sul ”Venerdì”: «E’ stata la prima star a dichiarare apertamente la sua bisessualità, la prima a prendere un uomo in prestito per diventare madre. Icona degli anni Ottanta post-moderna e post-femminista, ha espresso attraverso i suoi travestimenti e con scelte sentimentali un universo gelido e cinico. Ha cavalcato la sessualità quando la fiamma era accesa, si è spostata sulla spiritualità quando ha capito che cominciava a languire. [...] Ora femme fatale, ora bomba di sesso, ora anoressica e intimista. Manager di se stessa, genio della comunicazione di massa non si è mai lasciata mettere addosso un’etichetta che non fosse sua. Neanche dalle grandi firma che hanno fatto a gara per vestirla: ”Sono la stilista di me stessa”». [3] Complicati i suoi rapporti con gli uomini: «’Profumava come una femmina. La cosa mi eccitò moltissimo”. Così ricorda il primo incontro con Prince. Lui racconta invece di essere riuscito a levarsela di dosso solo dopo una lunga collutazione: ”Ha la forza di dieci donne”. Warren Beatty le regalò un anello di zaffiri e diamanti da 30 mila dollari. John John Kennedy voleva sposarla, ma mamma Jackie era contraria. Sean Penn è stato il grande amore, anche se gliele dava di santa ragione. Con l’attore e modello Tony Ward si divertiva a truccarlo e vestirlo da donna per presentarlo come la sua ”fidanzata”. ”Potrei anche trovare la cura contro il cancro ma per il mondo rimarrò sempre la fidanzata di Madonna, si lamenta invece la bellissima cubano-americana Ingrid Casares, per anni sua amica molto intima. L’istruttore di ginnastica Carlos Leon, poi padre della sua prima figlia Lourdes fu rimorchiato a Central Park. Il campione di pallacanestro Dennis Rodman lo conquistò sommergendolo di fax erotici». [4] «Come reagisce una diva quando si accorge che l’uomo con cui è uscita a cena le sta sbirciando la scollatura? Semplice, gli prende la mano e l’appoggia sull’oggetto delle sue osservazioni. Se non basta, si infila un pezzo di pane fra i due seni, fruga per ripescarlo e se lo mangia. Non è una scena inventata dai Vanzina, è la condotta tenuta da Madonna durante una cena con Michael Jackson nel 1991. Lo scopo era convincere il ritroso Jacko a registrare un singolo in coppia. Per rompere il ghiaccio, la cantante gli ha strappato gli occhiali da sole e li ha lanciati a terra, sfasciandoli. Come è noto, il duetto non è mai andato in porto. D’altra parte, in quel periodo Madonna era nel pieno della sua fase sfrontata e cercava sempre di scandalizzare chi si trovava di fronte. Non c’è dubbio che le sarebbe davvero piaciuto fare l’autostop senza vestiti, come nella celebre foto di Sex» (da ”Maxim del maggio 2002). [7] La Madonna attrice non vale la Madonna cantante. Paola Jacobbi su ”Specchio”: «Il suo ultimo film come protagonista, Swept Away, remake di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmueller, la prima pellicola in cui a dirigerla è il marito Guy Ritchie (buon regista inglese, autore di Snatch), è stata un disastro che più disastro non si può. Swept Away è stato tolto dalle sale cinematografiche americane dopo due settimane di programmazione e un misero incasso di un milione di dollari. E i critici non hanno perso occasione per bastonare l’operazione senza pietà [...] Non è servito nemmeno farsi affiancare da Adriano Giannini, figlio di Giancarlo, attore bello e promettente. D’altronde, aveva già acchiappato come partner per Sai che c’è di nuovo? Un Rupert Everett nel momento della sua massima forma, ed è stata una catastrofe anche quella volta. Per non parlare della collaborazione con l’ex marito Sean Penn, un attore da Oscar che, con lei, ha siglato uno dei punti più bassi della sua carriera: Shanghai Surprise. Insomma, il rapporto tra Madonna e il cinema sembra un contrappasso dantesco: più vende dischi, meno ha successo con i film. Non solo. C’è qualcosa di paradossale nel fatto che un personaggio così celebre e così abile nella gestione della propria immagine fallisca proprio là dove le viene richiesto di ”interpretare” qualcun altro. Proprio lei, regina delle metamorfosi nella vita. Proprio lei, che dei gusti del pubblico se ne intende più degli stilisti, a cui fa una concorrenza spietata nel lanciare mode e modi. Proprio lei, la migliore futurologa del costume che ci sia: postfemminismo, bisessualità, gusto latino o cattivo gusto sadomaso, croci cattoliche usate come bigotteria o decorazioni indiane per la pelle spiritualismo yoga. Non c’è trend che non sia stato rappresentato da lei, dai suoi video, dai suoi innumerevoli look. Eppure, più affina la sua arte come creatrice di notizie che la riguardano, più è fallimentare come attrice». [8] Note: [1] Ingrid Sischy, ”liberal” 27/8/1998; [2] ”liberal” 27/8/1998; [3] Brunella Schisa, ”Il Venerdì”, 22/12/200; [4] Annalisa Piras, ”L’Espresso” 16/5/2001; [5] Paolo Giovanazzi, ”Maxim” maggio 2002; [6] Walter Gatti, ”liberal” 5/3/1998; [7] ”Maxim” maggio 2002; [8] Paola Jacobbi, ”Specchio” 30/11/2002. «Il nome è uno solo, il corpo anche, ma le personalità di Madonna sono molteplici. Cantante, popstar, attrice, produttrice, stella sexy, Madonna ha certamente contribuito a ridefinire il concetto di ”stardom”, di fama e di successo in questi anni, cambiando spesso anima e look, cimentandosi ogni volta in nuove prove, spostando il proprio personaggio in scenari sempre nuovi, mantenendosi costantemente in movimento. [...] un’avventura iniziata all’alba degli anni Ottanta che l’ha portata a vendere, negli ultimi venti anni, più di 250 milioni di dischi, passando dalla dance leggerissima del suo debutto, fino al pop sofisticato di Ray of light. Un percorso accidentato, nel quale non è difficile incontrare episodi di dubbia qualità e momenti musicali intelligentemente pop, spinte avventurose in avanti e passi indietro biecamente commerciali. Peggio, sicuramente, ha fatto come attrice, mettendo a segno pochi punti a favore, quelli di Cercasi Susan disperatamente e di Evita, e molti a suo svantaggio. Da attrice, insomma, non ha conosciuto lo stesso successo della cantante, anche se ogni suo approdo cinematografico è stato presentato come l’inizio di una folgorante carriera, che invece non è mai iniziata. Meglio ha fatto quando ha puntato sui libri, muovendosi da un estremo all’altro, dal sesso spinto di Sex, dove appariva ampiamente svestita in molte foto, al racconto per bambine Le rose inglesi, baciato da un grande successo di vendita in tutto il mondo. Ed ha ragione Nick Duerden sull’Indipendent” quando scrive: ”Non è proprio J.K. Rowling, naturalmente, ma la trasformazione di Madonna in autrice di racconti per bambini è forse la sua più grande reinvenzione fino a oggi”. Negli ultimi tempi, nonostante i baci lesbici con Britney Spears e i videoclip a tinte forti, Madonna ha tenuto ben in vista il suo ruolo di madre di due bambini (Lourdes e Rocco) e moglie del regista Guy Ritchie, l’unico ruolo al quale ha dichiarato di non voler proprio rinunciare: ”Amo tutti e tre perdutamente”, ha dichiarato di recente» (Ernesto Assante, ”la Repubblica” 26/5/2004).