varie, 4 marzo 2002
MAGGIOLINI
MAGGIOLINI Alessandro Bareggio (Milano) 15 luglio 1931, Milano 11 novembre 2008. Vescovo. Ordinato sacerdote nel 1955. Docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1983 fu nominato Vescovo di Carpi, nel 1989 vescovo di Como. Fu membro della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Autore di diverse pubblicazioni tra le quali Le preghiere della gente e Declino e speranza del cattolicesimo. «[...] ”Non c’è una concezione democratica dell’islam. Quando sono in minoranza stanno al gioco, ma quando diventano maggioranza impongono una specie di teocrazia. Dieci anni fa, in un discorso alla città, avevo posto il problema, dicendo che bisognava pensare con esattezza l’incontro con l’islam: un incontro tra culture diverse”. Gli diedero dello xenofobo, del vescovo leghista. Ma monsignor Alessandro Maggiolini, che guida la Chiesa di Como dal 1989, era tranquillissimo nel rischiare l’impopolarità, perché vedeva dove si andava a parare. ”Ora, non è che i musulmani siano solo questo, ma certamente la cultura musulmana ha dei germi che spiegano i kamikaze, le rivolte per le vignette. Abbiamo perso dieci anni prima di capire che creare delle moschee significava non solo creare centri di elaborazione culturale, ma anche di elaborazione armata. Non dappertutto, si capisce, però la guerriglia è nata anche lì”. Oggi, non gli interessa rivendicare primogeniture. E in fondo l’islam – per quanto ”problema destinato a crescere” – non è nemmeno la principale delle sue preoccupazioni: ”La situazione italiana è di un’incoscienza tale per cui siamo di fronte a una sorta di suicidio nazionale. Il pericolo più grave è quest’ansia di suicidio. Moritur et ridet, l’Italia è sul baratro e sta divertendosi. Il problema è quello che il Papa continua a dire, e umilmente anch’io lo dico da tempo: è il problema delle certezze metafisiche e morali. Cioè la verità e la moralità. Quando sento che per descrivere un laico si dice: è uno che vuole l’aborto, l’eutanasia… Uno così si presenta come paladino del futuro, ma in realtà è un becchino. Lo vuole distruggere, il futuro. il pensiero debole, il dubbio su tutto, il rifiuto di qualsiasi norma morale che l’uomo contiene in sé e gli indica gli orientamenti di fondo. Io dico che una civiltà così ha soltanto il dovere di morire. Anche il diritto, ma soprattutto il dovere: perché non si capisce cosa stia facendo di utile”. [...]» (Maurizio Crippa, ”Il Foglio” 8/2/2006).