Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 04 Lunedì calendario

MAGLIE Maria Giovanna

MAGLIE Maria Giovanna. Nata a Venezia nel 1953. Giornalista. «La grande ladra del giornalismo italiano. Gaudente e spendacciona. Spudorata falsificatrice di note spese. Ispettori e direttori amministrativi facevano la spola fra Italia e Usa al solo scopo di fare le pulci ai conti faraonici di Maria Giovanna Maglie, corrispondente da New York del Tg2. I giornali scrivevano articoli dai titoli sobri (’A New York va in onda la truffa”), sparavano cifre sui costi della gestione dell’ufficio americano dalla Maglie (70 miliardi). Finché articolo dopo articolo, Pierluigi Celli, allora direttore del personale, la convocò e le sventolò sotto il naso una lettera di licenziamento. [...] Nessuno pianse sulla sua cacciata. Non l’aiutava la fama di craxiana spinta (’ambasciatrice di Craxi a New York”) in un momento in cui Craxi contava meno del due di denari quando briscola è coppe. Approdata al Garofano dopo un passato di falce e martello nella redazione dell’’Unità”: quindi anche traditrice [...] Un giudice disse che non c’era nulla di irregolare nei suoi conti. Ma la cosa non faceva più notizia. Lei chiese di tornare alla Rai. Ma la Rai disse no. Lei querelò i giornalisti che l’avevano trattata da truffatrice. i giornalisti furono assolti. [...] ”[...] madre veneziana, padre pugliese. A dieci anni ero a Roma. Ho studiato al Visconti. Poca passione e molta osservazione durante il ’68. Iscritta al Pci a 20 anni. Nella sezione del mio quartiere, via del Gazometro, una delle zone operaie di Roma [...] Ero molto amica di Pietro Folena e della moglie Giovanna [...] Veltroni mi assume. All’’Unità’ c’erano bravissimi giornalisti, altri che mi piacevano di meno, i giustizialisti dell’epoca, quelli che arrivavano in redazione e mettevano la pistola sulla scrivania, come Sergio Criscuoli. Dopo un po’ cominciai a fare gli esteri, a viaggiare in America Latina. Sono stata là anche 9 mesi di seguito senza tornare. In Argentina finiva la dittatura, in Cile le prime rivolte contro Pinochet. Conobbi Giangiacomo Foò, il corrispondente del ”Corriere della Sera” dall’America del Sud, il mio grande maestro. Fu lui che insegnò come si fa l’inviato [...] Giangiacomo lavorava alla grande, con gli stringer, i portatori di notizie. Spendeva per produrre, In ogni posto aveva i suoi giornalisti locali che pagava tanto al mese, una macchina in affitto, un paio di biglietti già prenotati e pagati. Un giorno, all’aeroporto di Santiago, dopo un periodo piuttosto duro di Cile, salimmo su aereo per Rio, e lui disse: ’Voglio tutto lo champagne che c”è. Ce lo siamo meritato’. E ci ubriacammo [...] A me Foà insegnò che un buon pezzo di esteri deve avere almeno 85 per cento di verità e non più del 15 per cento di fantasia. [...] Pajetta venne fatto fuori e Giorgio Napolitano divenne responsabile degli esteri. Decise che l’Unità’ riapriva l’ufficio di corrispondenza a Cuba. E che a Cuba non ci sarei andata io perché non piacevo ai comunisti cubani. Capii che era arrivato il momento di cambiare. E me ne andai. [...] Portavo in giro il mio curriculum. Tg1, Tg2, Tg3, ’Panorama’, ’Espresso’, ’Repubblica’. Niente. Alberto La Volpe, direttore del Tg2, mi ricevette e chiese: ’In che quota è?’. Io risposi: ’Sono senza quota’. [...] Alla fine ho capito che ci voleva la raccomandazione. Margherita Boniver mi disse: ’Ti diamo una mano noi’. Mi fece incontrare Bettino Craxi che mi conosceva come giornalista. Poco dopo ero al Tg2. [...] Ero circondata da persone che pensavano che ero una stronza che aveva tradito il Pci” [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 45/2000).